La polemica della ministra della Parità Ana Redondo, rispetto all’introduzione in Italia della gestazione per altri come reato universale.
Madrid – Altra “incursione” spagnola sulle decisioni del governo italiano. “Sull’utero in affitto ritengo sia necessaria una regolamentazione a livello internazionale, o almeno europea”, e “credo che dovremmo ripensare quello che è l’interesse superiore del minore”. Lo ha detto la ministra della Parità spagnola, la socialista Ana Redondo, rispetto all’introduzione in Italia della maternità surrogata come reato universale, rispondendo a LaPresse a margine di un evento al Círculo de Bellas Artes a Madrid. “Quello che credo non abbia senso è che un unico Paese parli di reato universale”, ha affermato la ministra, ricordando che anche in Spagna la maternità surrogata è proibita.
“Se vogliamo essere veramente efficaci, abbiamo bisogno di una regolamentazione internazionale, ed europea. Perciò porteremo in Europa questo tema, perché ci sia una regolamentazione generale, che proibisca l’utero in affitto e tutto quello che suppone”, ha sottolineato Redondo. “Credo poi che dobbiamo ripensare a quello che è l’interesse superiore del minore, che è una questione che non è sufficientemente definita”, ha aggiunto la ministra, facendo riferimento alla recente sentenza della Corte Suprema spagnola che ha stabilito che un minore, nato attraverso la pratica della maternità surrogata, potesse essere iscritto come nato in Spagna. E ha fatto tra l’altro molto discutere il caso dell’attrice spagnola Ana Obregón, affidatasi alla gestazione per altri in Florida per diventare madre a 68 anni, che ha scatenato un grande dibattito in Spagna.
“Bisogna rispettare le sentenze della Corte”, ha sostenuto Redondo, che valuta però che sia stata una decisione “erronea”, questo “non risponde all’interesse superiore del minore, che è nel conoscere” la sua origine e nel fatto che “non si producano più questi attentati contro le donne, la loro libertà e il loro corpo”. Solo una settimana fa ancora uno scontro aperto tra Madrid e Roma, stavolta sul tema dei migranti. Il premier Pedro Sanchez, parlando al Congresso ha attaccato “il governo italiano”, perché con le misure contenute nell’ultimo ddl sicurezza “vuole togliere a un immigrato il diritto di comprare una sim per un cellulare” impedendo così “a un migrante vulnerabile anche la possibilità di parlare con la famiglia e farle sapere della propria situazione!”.
“Volete togliere a un’immigrata colombiana o ecuadoregna, a cui è stata negata la richiesta d’asilo, il diritto a comprare una sim per un cellulare? Perché questo è ciò che sta proponendo il governo italiano con quella politica migratoria che voi tanto ammirate”, aveva attaccato Sanchez. Secca la replica del vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani che non solo ha respinto ogni critica, ma ha accusato la politica di Madrid di essere sostanzialmente inefficace contro il traffico di essere umani: “In Italia l’immigrazione illegale è diminuita del 64% mentre in Spagna è aumentata del 64%”, ha detto il vicepremier da San Paolo, nel corso della sua visita in Brasile. Quindi ha anche difeso nel merito la misura al centro della polemica: “L’Italia è libera di presentare le sue proposte e i dati indicano che le politiche italiane di contrasto all’immigrazione illegale sono vincenti, mentre quelle spagnole mi pare che non lo siano”, ha concluso.
Ma il caso del divieto italiano alla maternità surrogata praticata dalle coppie tricolore all’estero finisce sulle pagine di una delle riviste di riferimento della comunità scientifica internazionale, il ‘Bmj’ (British Medical
Journal), che dedica un focus alla legge approvata nei giorni scorsi – legge che rende questa pratica punibile anche quando eseguita fuori dai confini nazionali, con la reclusione da 3 mesi a 2 anni e una sanzione pecuniaria fino a 1 milione di euro – e raccoglie le voci di medici, bioeticisti ed esperti di diritto sul provvedimento, offrendo una rassegna di osservazioni. Su tutte, le perplessità riguardo all’impalcatura giuridica del veto posto dal nostro Paese alla maternità surrogata.
Una legge “inapplicabile”, secondo Filomena Gallo, avvocato dell’Associazione Luca Coscioni che si è battuta per anni per i diritti delle coppie in cerca di un figlio. Gallo stima che la maternità surrogata sia fattibile in 66 Paesi in tutto il mondo e quindi il provvedimento è inapplicabile “in quanto ignora il principio della doppia incriminazione, che è alla base del diritto penale”. Ciò significa, si spiega nell’analisi, che per punire un crimine commesso in un altro Paese, l’atto deve essere considerato un crimine anche lì. Gallo, riporta Bmj, si chiede come i tribunali perseguiranno le coppie che tornano dall’estero con un legittimo certificato di nascita rilasciato da un’autorità straniera. Mentre la bioeticista Micaela Ghisleni, esponente delle Famiglie arcobaleno, parla di “sterilizzazione statale delle coppie omosessuali, che non saranno in grado di costruire una famiglia”.
Nel focus, intitolato ‘L’Italia vieta ai cittadini di cercare la maternità surrogata all’estero’, a prendere posizione però sono anche i medici, chiamati in causa dalle parole del ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella, secondo cui i medici saranno tenuti a denunciare i casi sospetti. Oltre al presidente della Federazione degli Ordini medici, Filippo Anelli, che ha confermato a Bmj la sua replica – cioè che i camici bianchi hanno il dovere legale di curare prima di tutto la paziente e ciò include il mantenimento della riservatezza – nella stessa direzione vanno anche le dichiarazioni Luca Gianaroli, specialista in medicina riproduttiva, International Federation of Fertility Societies: “Il ministro non ha la minima idea del principio di non divulgazione di informazioni riservate sulla paziente”.