Due mozioni calendarizzate da oggi sui danni dei composti chimici, mentre scoppia il caso ad Arezzo su tre vigili del fuoco morti.
Roma – Le sostanze perfluoroalchiliche Pfas sono composti chimici utilizzati in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi. Dagli anni ’50 vengono impiegati per la produzione di numerosi prodotti commerciali: impermeabilizzanti per tessuti; tappeti; pelli; insetticidi; schiume antincendio; vernici; rivestimento dei contenitori per il cibo; cera per pavimenti e detersivi. In Aula alla Camera arrivano due mozioni, a firma Alleanza Verdi Sinistra, Movimento 5 Stelle, per mettere al bando i Pfas. Una battaglia per la sicurezza del cibo, dell’acqua e dei terreni. La votazione delle mozioni, che indirizzerebbero il governo sulle iniziative da adottare, è calendarizzata da oggi 13 marzo.
Mozioni che si intrecciano con un caso scoppiato ad Arezzo, dove tre vigili del fuoco nel giro di pochi mesi, sono morti dopo essere stati colpiti da glioblastoma, un tumore raro al cervello. La possibile connessione è alle sostanze perfluoroalchiliche Pfas. Il caso sta mobilitando le istituzioni con le indagini in corso e campionamenti sulle acque e sull’aria nelle caserme. Come riferisce Arezzo Notizie, sono i primi passi verso la ricerca delle cause: “L’amministrazione centrale – conferma il comandante dei Vigili del fuoco aretini Fabrizio Baglioni – si è mobilitata subito e presto prenderà il via il programma di ricerca, condiviso con l’Università di Bologna per condurre accertamenti. L’obiettivo è quello di capire quale sia la causa di queste tragedie”. Le famiglie delle vittime chiedono chiarezza e trasparenza sulle possibili cause della malattia.
“La contaminazione da Pfas ha raggiunto un livello pauroso soprattutto nella mia regione, il Veneto, avvelenando un’area di 180 chilometri quadrati circa abitata da 350mila persone, la seconda falda freatica più grande d’Europa, un vero ecocidio. Basta, dobbiamo metter al bando queste sostanze”, tuona la capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella. Sono sette le richieste di Avs: una legge per la diminuzione dell’immissione nell’ambiente delle Pfas, la loro graduale sostituzione, fino a giungere alla loro completa eliminazione nei processi produttivi e nei prodotti industriali; la sostituzione dei Pfas attraverso sostanze certificate sicure per la salute umana e per l’ambiente; linee guida tecniche sui metodi analitici per il monitoraggio; nuovi limiti vincolanti per l’acqua potabile per il gruppo dei composti Pfas più pericolosi“.
E ancora, tra le richieste, delle iniziative in sede di Unione europea per l’abbandono dell’utilizzo dei Pfas sostenendo la revisione della normativa Reach; bonifica delle aree contaminate in Italia adottando e applicando il principio ‘chi inquina paga’; screening e monitoraggi per tutti i tipi di Pfas per definire un quadro certo della presenza di questi inquinanti. La gravità delle conseguenze che i Pfas hanno sulla salute dell’ambiente e dei cittadini è “sufficiente per bandirli definitivamente senza ‘se’ e senza ‘ma’”, aggiunge la deputata M5S Patty L’Abbate, vicepresidente della commissione Ambiente. Il governo, insiste, “non può continuare a ignorare questa emergenza: l’Italia non abbia esitazioni e metta subito a terra provvedimenti che ne vietino la produzione e l’utilizzo”.
Dall’emergenza Pfas deriva una crisi ambientale e sanitaria che “non va sottovalutata”, aggiunge Maria Stefania Marino, del Pd: “Non possiamo più permetterci di tergiversare”, insite, ricordando che queste sostanze “non si degradano, accumulandosi anche negli organismi viventi, le ritroviamo persino nel nostro sangue, con conseguenze potenzialmente devastanti”. Secondo studi scientifici, infatti, l’esposizione ai Pfas è associata infatti a problemi di salute gravi, come danni al sistema immunitario, problemi nello sviluppo dei bambini, malattie cardiovascolari, tumori, danni al fegato e alla tiroide. E Greenpeace Italia, con l’indagine Acque Senza Veleni, ha rivelato che la contaminazione da Pfas nelle acque potabili italiane è diffusa e coinvolge tutte le Regioni.
“Fratelli d’Italia rivendica di voler tutelare il diritto all’ambiente e il diritto alla salute sanciti dalla Costituzione, salvaguardando nel contempo il diritto alle imprese a produrre e il diritto dei consumatori a poter acquistare prodotti di largo consumo a prezzo più equo“, fa presente il deputato di FdI Aldo Mattia. Greenpeace si appella al Parlamento per chiedere che le forse politiche si schierino per il divieto all’uso e alla produzione di queste sostanze e che introducano limiti più bassi per la loro presenza nelle acque potabili. “Nonostante le prove scientifiche sui gravi danni alla salute causati da alcuni Pfas riconosciuti come cancerogeni, e la contaminazione diffusa delle acque potabili italiane, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha finora ignorato questa emergenza, fallendo nel proteggere adeguatamente la salute pubblica e l’ambiente”, denuncia Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento dell’associazione.
Legambiente Veneto sottolinea che “oggi queste sostanze sono conosciute per la contaminazione ambientale che hanno prodotto negli anni proprio a causa della loro stabilità termica e chimica, che le rendono resistenti ai processi di degradazione esistenti in natura: fotolisi, idrolisi, degradazione biotica aerobica e anaerobica. Oltre alla tendenza ad accumularsi nell’ambiente, i PFAS persistono anche negli organismi viventi, compreso l’uomo, dove risultano essere tossici ad alte concentrazioni. Data la loro capacità di accumularsi negli organismi, la concentrazione di PFAS è bioamplificata man mano che si sale lungo la catena alimentare. Infatti, considerando che l’esposizione dell’uomo ai PFAS avviene principalmente per via alimentare, per inalazione e ingestione di polveri, una volta che queste sostanze entrano nell’ambiente per contaminazione dell’acqua entrano nella catena alimentare attraverso il suolo, la vegetazione e le coltivazioni, gli animali e quindi gli alimenti”.