Morte di Alex Marangon, il procuratore: “E’ stato picchiato duramente”

I primi risultati dell’autopsia imprimono una svolta all’inchiesta sulla fine del barman ripescato nel Piave: si indaga per omicidio volontario.

Alex Marangon non si è suicidato, è stato ammazzato: è la conclusione a cui sono giunti i medici che hanno eseguito l’autopsia sul corpo del 25enne barman di Marcon (Venezia), trovato morto nel Piave dopo aver partecipato a un rituale amazzonico in un’abbazia. Sul cadavere del giovane sono state individuate numerose ferite in testa, verosimilmente provocate da un oggetto contundente. 

“Alex Marangon è stato picchiato duramente” ha spiegato il procuratore capo di Treviso Marco Martan. E ora si indaga per omicidio volontario. L’esame è stato eseguito dal medico legale Alberto Furlanetto, nominato dalla Procura di Treviso, e da Antonello Cirnelli, perito della famiglia della vittima. All’autopsia erano presenti anche i carabinieri.

Il 25enne barista, di Marcon, era scomparso nella notte tra sabato e domenica scorsi mentre stava partecipando ad una festa privata all’abbazia di Santa Bona, a Vidor. Il giovane si era allontanato da un gruppetto di una ventina di persona intorno alle 3 del mattino e di lui si erano subito perse le tracce. Le ricerche, avviate dalla mattinata di domenica, avevano visto la mobilitazione di almeno una quarantina di uomini di vigili del fuoco, protezione civile, carabinieri e soccorso alpino.

Il barista aveva lasciato in auto il portafogli e le chiavi mentre il suo smartphone era stato rinvenuto nella camera da letto in cui avrebbe dovuto trascorrere la notte. Il suo corpo era stato ritrovato dai vigili del fuoco nel primo pomeriggio del 2 luglio su un isolotto del fiume Piave, nella zona di Ciano del Montello a Crocetta, quattro chilometri a valle dal punto in cui si erano perse le sue tracce. Inizialmente si era pensato ad una morte accidentale, oppure al suicidio, adesso le risultanze dell’autopsia aprono tutt’altro scenario, quello dell’omicidio.

Sulla morte del 25enne si erano già allungate le ombre del sospetto per le eventuali sostanze allucinogene che avrebbe potuto assumere durante il rito sciamanico al quale aveva partecipato, come un decotto psichedelico a base di ayahuasca e fatto con diverse piante amazzoniche, un allucinogeno che se preso in dosi minime provoca solo un’alterazione dello stato psichico di una persona, ma che in dosi più alte può essere fatale, tant’è che chi lo assume dovrebbe essere affiancato da qualcuno che lo assista.

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