Lo annuncia il Guardasigilli, convinto che avranno una funzione deterrente: affissi nei Pronto soccorso e in altri locali sanitari.
Roma – Chi aggredisce i medici e il personale sanitario deve sapere cosa rischia. Ecco perché il ministro della Giustizia Carlo Nordio annuncia: “provvederemo e daremo istruzioni affinché nei Pronto soccorso e in altri locali sanitari vengano affissi dei cartelli che informano sulla obbligatorietà dell’arresto per chi commette atti violenti“. Cartelli che potranno fungere da deterrente per gli aggressori. “Questi fenomeni traggono origine da un difetto di cultura e da una mancanza di sensibilità, – dice il Guardasigilli – ed è quindi illusorio pensare che le norme penali, da sole, li possano eliminare. Però li possono ridurre. Siamo profondamente convinti che questo sia uno dei casi in cui la deterrenza funzionerà”.
Nordio spera e crede che questa “sia una norma condivisa da tutta la popolazione, perché è un reato particolarmente odioso aggredire chi sta aiutando la gente” ha proseguito il ministro, aggiungendo
che “senza voler togliere nulla a tutti gli altri pubblici ufficiali delle forze dell’ordine, una cosa è aggredire un poliziotto, magari armato, altra è scagliarsi contro un camice bianco, magari una dottoressa che sta sacrificando la notte e il sonno per curare delle persone, magari le stesse che poi l’aggrediscono. Quindi sì – ha concluso – siamo convinti che avrà un forte effetto deterrente”.
Per chi aggredisce il personale sanitario “è previsto l’aumento delle pene fino a 5 anni”; inoltre, “l’arresto obbligatorio nella flagranza del reato, con la possibilità di differimento non oltre le 48 ore”. Il decreto legge approvato in Cdm il 27 settembre scorso, modifica gli articoli del codice di procedura penale 380 (arresto obbligatorio in flagranza) e 382 bis (arresto in flagranza differita): si estende l’arresto obbligatorio in flagranza anche agli atti di violenza che causano lesioni personali ai professionisti sanitari o che producono danni ai beni mobili e immobili destinati all’assistenza sanitaria, con la conseguente compromissione del servizio pubblico erogato dalle strutture.
Inoltre si applica l’arresto obbligatorio in flagranza, anche “differito”, ossia nelle quarantotto ore successive alla condotta delittuosa inequivocabilmente provata da documentazione video fotografica. La norma modifica anche l’articolo 365 del codice penale prevedendo una pena aggravata per chi danneggia beni mobili o immobili all’interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie o socio-sanitarie residenziali o semiresidenziali, pubbliche o private, compresi beni di medici e personale sanitario: reclusione da uno a cinque anni e multa fino a 10.000 euro e la pena è aumentata se il fatto è commesso da più persone riunite.
Nel 2023 – secondo i dati dell’Anaao-Assomed – le aggressioni sono state infatti ben 16mila, di cui un terzo fisiche e nel 70% dei casi verso donne. Secondo il sindacato degli infermieri, Nursing Up, “calci e i pugni sembrano essere addirittura finiti in fondo alla vergognosa classifica delle tipologie di violenza. Ai primi posti ci sono addirittura i tentativi di strangolamento, le tirate di capelli, i calci altezza volto stile arti marziali, mentre abbondano, all’insegna del terrore puro, le minacce di morte verbali e addirittura la comparsa di una pistola, per fortuna giocattolo, come avvenuto il 23 agosto scorso al Serd di Anzio, senza dimenticare la mazza da baseball che ha seminato il terrore il 16 agosto al pronto soccorso del San Leonardo di Castellammare“.