La rivelazione choc di Tajani sui miliziani Hezbollah scoperti con finti passaporti apre lo scenario agghiacciante di una macchina mostruosa.
Roma – L’allarme sui certificati falsi lanciato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani con la rivelazione choc di miliziani Hezbollah entrati in azione con passaporti italiani falsi fa emergere una realtà sconcertante. Soprattutto nei tempi del dark web e degli scandali che si susseguono in Italia sul business dei dati personali tra dossieraggio, hacker e spionaggio sui conti correnti di politici e istituzioni. E adesso la notizia degli Hezbollah con il passaporto italiano che solleva ancora più dubbi sulle falle della sicurezza nazionale oltre a gettare un’ombra inquietante sul conflitto israelo-palestinese.
Quello che allarma di più è che non si tratterebbe di casi isolati e che dietro questo traffico illecito di cittadinanze e documenti si muove la minaccia di attentati terroristici anche in Europa. Così i miliziani si infiltrano inosservati in Israele o in altri paesi, eludendo i controlli di sicurezza e preparando attentati. E, ancora peggio, grazie a identità fittizie, Hezbollah può creare reti di supporto logistico per trasportare armi, denaro e combattenti. Tajani ha confermato l’esistenza di un’indagine su almeno cinque cittadini libanesi legati al gruppo terroristico che avrebbero ottenuto illegalmente la cittadinanza italiana. Grazie a certificati di nascita falsificati, sarebbero riusciti ad ottenere passaporti italiani, sfruttandoli poi per muoversi liberamente in Europa e raggiungere la zona di conflitto.
Al centro di questo sconcertante disegno che si sta delineando, il consolato italiano a Caracas, che il deputato di FdI eletto nella circoscrizione, Andrea Di Giuseppe, non nasconde essere coinvolto in questi “affari” poco chiari. Perché sono state ben ottomila le richieste di passaporto italiano transitate tramite quel consolato. Ne è la prova la visita fatta dagli ispettori al Console per vederci chiaro. Chi ottiene il passaporto falso presenta dei certificati di nascita falsificati, spesso tramite identità rubate, e quasi sempre si tratta di personaggi che poi risultano nelle liste dei personaggi sanzionati o sotto controllo da parte degli USA. Una situazione allarmante: Di Giuseppe avrebbe ricevuto minacce dirette.
All’Adnkronos Di Giuseppe ha commentato il caso: “In Italia, i controlli si stanno intensificando anche a livello comunale – avverte – soprattutto in quei comuni da cui provenivano certificati falsi che attestavano presunte origini italiane, come nel caso di un comune dell’Elba. È stata creata una sorta di fabbrica di documenti falsi, con individui corrotti che accettano denaro in cambio di questi servizi per il rilascio di passaporti”. Nel frattempo il Ministero cancellerà le cittadinanze false, ma il danno è fatto e Tajani vuole cambiare la normativa di concessione delle cittadinanze proprio per evitare che si ripetano eventi del genere. Ma il traffico di passaporti, documenti e cittadinanze che è sempre esistito – ne sono testimonianza inchieste passate e recenti – ora assume contorni sempre più allarmanti e mostruosi, nascosti nel dark web e mescolati al terrorismo e alle guerre.
Fece notizia alcuni anni fa la notizia che nel sud del Brasile, con tanto di perquisizioni ed un sequestro a Curitiba, fu scoperto un giro di certificati falsi per ottenere la cittadinanza italiana, per un volume di affari tra i 5mila ed i 50mila Reais, ovvero tra i mille ed i 10mila euro. Nell’operazione furono rinvenuti almeno quattrocento certificati con la firma contraffatta di un traduttore giurato di Curitiba. Ma da ogni dove, insomma, e per diverse ragioni, il business dei documenti falsi e del traffico dati è davvero fiorente. Tanto che i primi cittadini italiani e gli amministratori che si occupano dei documenti non sono in allarme da oggi per questa situazione.
Ma ancora di più ha svelato l’indagine dei servizi su un giro di passaporti comunitari falsi, utili ai terroristi islamici per entrare in Europa. L’intelligence ha seguito dal 2023 le tracce di questi documenti contraffatti che portano in Turchia e che vengono prodotti per poi essere venduti a quanti usano la rotta balcanica per attraversare la frontiera italiana: semplici immigrati clandestini ma anche combattenti musulmani che vanno a infoltire le cellule del terrore nel Vecchio Continente. da terra, da Est che arriva quindi il pericolo. Lo hanno sottolineato gli stessi 007 nei report trasmessi al governo, dove spiegano che Turchia e Serbia sono le nazioni di transito, dove soggiornano (anche) i radicalizzati prima di giungere a destinazione. Analizzando i flussi, si scopre che persino i migranti marocchini, invece di attraversare il Mediterraneo, prendono l’aereo per far tappa nei Paesi dove acquistano i passaporti falsi e poi arrivano in Europa.
Il Corriere ha svelato che la porta d’accesso è la Slovenia. Documenti alla mano, il ministro dell’Interno ha posto all’attenzione di Giorgia Meloni la grave criticità della situazione e la necessità di chiudere quella frontiera. Per questo Giorgia Meloni si è assunta la responsabilità di annunciare la sospensione degli accordi di Schengen con Lubiana. E poi la minaccia della rete oscura che si muove tra i click invisibili.
Si stima che il 95% dell’attività svolta nel dark web sia di natura illegale. Un ecosistema criminale in forte crescita. Dalla droga al carding, dal malware al furto di identità e credenziali si assiste a una continua evoluzione dell’economia digitale illecita. Un quadro inquietante quello dipinto degli esperti; il dark e deep web, una rete che raccoglie il 96% di Internet, nascosta agli utenti comuni, ma ampiamente utilizzata da criminali informatici per condurre attività illecite. Tra il 2017 e il 2020, le operazioni su queste piattaforme sono cresciute del 300%, e si prevede che entro il 2028 il mercato globale raggiungerà 1,3 miliardi di dollari con un tasso di crescita annuo del 22,3%. La crescita in realtà, come dimostrano i dati, è iniziata da almeno 15 anni per un’esigenza fondamentale delle mafie, della criminalità organizzata e del terrorismo, ossia quella di risparmiare sui costi di posizionamento e di allargare la presenza sui territori”, ha fatto notare parlando con Adnkronos Ranieri Razzante, esperto di cybersicurezza e criminalità organizzata.
Nelle insidie del dark web si muove appunto anche il traffico di passaporti e cittadinanze, il commercio di dati rubati e di carte di credito compromesse, noto come carding, pilastro dell’economia criminale online. Il report mostra che circa il 62,8% delle carte rubate viene acquisito attraverso hacking, con una predominanza di carte statunitensi. Quanto al carding, è una delle attività criminali più diffuse e lucrative nel dark web e consiste nell’acquisizione, vendita e utilizzo fraudolento di dati di carte di credito rubate. Il processo inizia con l’acquisizione dei dati delle carte di credito. Questi vengono rubati attraverso vari metodi, tra cui il phishing, il malware, l’hacking di database aziendali e una volta ottenuti, i dati rubati vengono venduti su marketplace del dark web, dove i venditori offrono pacchetti di carte a prezzi variabili in base alla qualità e alla quantità delle informazioni.
“Gli acquirenti, che possono essere sia individui che organizzazioni criminali, utilizzano questi dati per effettuare acquisti online fraudolenti o clonare carte fisiche – si spiega nel report di Tinexta Cyber– I venditori spesso vantano recensioni e valutazioni positive per attirare nuovi acquirenti e costruire una reputazione solida”. I mercati illeciti sul dark web facilitano anche la compravendita di dati personali e credenziali di accesso sottratti a milioni di utenti in tutto il mondo. Informazioni sensibili come numeri di carte di credito, password, documenti di identità e dati sanitari vengono messe in vendita, alimentando un fiorente ecosistema criminale.
Questo commercio clandestino non solo mette a rischio la privacy e la sicurezza delle persone coinvolte, ma fornisce anche gli strumenti necessari per ulteriori attacchi informatici, frodi finanziarie e furti di identità su larga scala. Dall’analisi si possono trovare forum per la ricerca di dati personali e di identità, database di grandi dimensioni, dati governativi e diplomatici.