Era finito alla sbarra per violenza sessuale e maltrattamenti, accuse infamanti e false nate come ritorsione al sequestro di un cellulare.
Bologna – Fine del calvario per Giovanni Di Presa, 64enne insegnante di sostegno della scuola media Paolo Soprani di Castelfidardo, accusato sei anni fa di violenza sessuale aggravata e maltrattamenti su minori: due ragazze avevano denunciato carezze inappropriate, mentre una terza, disabile, aveva riferito di schiaffi e tirate di capelli. Dopo due sentenze di assoluzione precedentemente emesse “perché il fatto non sussiste”, Di Presa è stato di recente scagionato dalle accuse relative all’anno scolastico 2017-2018. Il fatto, quindi, non sussiste.
Secondo quanto ricostruito dai giudici, Di Presa, fisioterapista con abilitazione all’insegnamento che ricopriva il ruolo di docente di sostegno di una alunna disabile, sarebbe stato denunciato dalle ragazze per ritorsione in seguito al ritiro di un cellulare, il cui utilizzo per altro a scuola era proibito. La perfida vendetta di due ragazzine allora tredicenni ha inquinato la vita del professore, che ha dovuto attendere sei lunghi anni prima di vedere emergere la completa verità giudiziaria che lo scagionava. Durante questo periodo, Di Presa ha ottenuto l’assoluzione anche dalle accuse di maltrattamenti in Corte di Appello, confermando così l’assoluzione già ottenuta in primo grado per la violenza sessuale.
“Ho passato un periodo bruttissimo, rincorso da accuse infamanti che mi hanno isolato dal resto della società – ha spiegato l’insegnante -. Non sarà facile tornare ad essere quello che ero. Darò incarico ai miei legali di verificare la possibilità di essere risarcito del danno subito”. E ancora: “È stato un inferno, ho pensato anche a gesti estremi”. Ma Di Presa si è detto anche pronto a voltare pagina: “Sono religioso e credo nel perdono. Non è stato mai il mio scopo punirli, la mia finalità nel processo era ottenere giustizia perché i fatti veri io li ho vissuti e non interpretati per far arrivare soldi in tasca a qualcuno. Queste persone avevano chiesto 50mila euro di risarcimento a testa. Spero che oggi, che sono ormai maggiorenni, abbiano capito che certe cose che si dicono poi possono portare a gravi conseguenze. Sono un padre di famiglia, ho una figlia, una moglie che per fortuna hanno sempre creduto nella mia innocenza ma è stato tutto molto pesante, per loro e per me”.