Aborto: con dl Pnrr associazioni ‘pro life’ nei consultori, insorgono le opposizioni

Mentre l’Europarlamento vota per inserire il diritto a interrompere la gravidanza nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione.

Roma – Le Regioni, nell’organizzare i servizi dei consultori, potranno “avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. È quanto prevede un emendamento approvato in commissione Bilancio della Camera al Dl Pnrr, su cui il governo ha posto la fiducia in aula a Montecitorio. A presentarlo è stato il deputato di FdI Lorenzo Malagola che, interpellato in merito, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. L’iniziativa ha però scatenato le proteste delle opposizioni, che accusano il governo e la maggioranza di un attacco al diritto all’aborto con l’inserimento delle associazioni ‘pro-life’ nei consultori.

“È molto grave l’ennesimo tentativo della maggioranza di delegittimare il diritto all’aborto e ostacolarne la tutela. Nel decreto sul Pnrr il centrodestra ha inserito infatti un emendamento che mette nero su bianco la possibilità per le regioni di coinvolgere associazioni pro-life nei consultori. Quello di cui hanno bisogno le nostre strutture, però, non è il volontariato. Quello di cui necessitano i consultori italiani sono finanziamenti e personale qualificato e strutturato, in modo da garantire alle donne il loro diritto all’interruzione di gravidanza senza attese interminabili o addirittura la necessità di viaggiare fuori dalla propria provincia o anche dalla propria regione”, attacca Andrea Quartini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Affari sociali alla Camera.

“La destra al governo è contro le donne e lo dimostra introducendo con un blitz una norma al dl Pnrr che mina la libera scelta delle donne in tema di procreazione e aborto. Il governo dispone che le Regioni possano coinvolgerle all’interno dei consultori le associazioni antiabortiste. Invece di garantire alle donne servizi, lavoro e stabilità economica il governo sceglie di attaccare la libertà di scelta e di indebolire, con l’introduzione di figure appartenenti ad associazioni senza competenze e professionalità specifiche, presidi fondamentali per la salute sessuale e riproduttiva come sono i consultori”, aggiunge la deputata del Pd Cecilia D’Elia.

Mentre il segretario di +Europa Riccardo Magi chiosa: “Con l’apertura alle associazioni pro life nei consultori, per mettere un ulteriore ostacolo all’esercizio del diritto di aborto, il governo fa un uso politico dei fondi del Pnrr oltre che calpestare i diritti delle donne. Mentre il Parlamento europeo chiede che l’interruzione di gravidanza entri nella carta dei diritti fondamentali dell’Ue, il governo Meloni si mette alla guida dei Paesi Ue che vogliono cancellare questo diritto”. 

La legge 194 già prevede che i consultori possono avvalersi della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono aiutare la maternità difficile dopo la nascita. I primi a infuriarsi, invece, sono stati i rappresentanti del M5s nelle commissioni Affari sociali di Camera e Senato: “Viviamo in un Paese in cui il diritto all’aborto, all’interruzione di gravidanza è già sotto attacco, in cui le donne devono viaggiare fuori provincia o addirittura fuori regione per riuscire ad abortire – sostengono -. E mentre altri Paesi inseriscono la tutela del diritto all’aborto in Costituzione, l’Italia sceglie di fare un ulteriore passo indietro. Noi continueremo a opporci a questa politica oscurantista del governo Meloni”.

Riccardo Magi

Secondo Francesco Boccia, capogruppo Pd in Senato, la questione è un’altra. Critica infatti “il modo, quasi di soppiatto in un decreto sul Pnrr, con cui la destra prova ad assestare un altro colpo alla libertà delle donne. Invece di garantire loro servizi e stabilità, scegli d’indebolire luoghi fondamentali con figure appartenenti ad associazioni senza specifiche competenze”. In passato, già il Piemonte a guida centrodestra ha deciso di dare spazio anche ad associazioni “pro-vita” nei consultori. Mentre nel Lazio, Regione guidata da Francesco Rocca (vicino a Fdi), maggioranza e opposizioni si sono scontrate invece sull’esclusione dei consultori dalla gestione dei “bonus mamme”.

E proprio in questi giorni Parlamento europeo ha votato a favore dell’inserimento dell’interruzione di gravidanza nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. La proposta è stata approvata con 336 voti favorevoli e 163 contrari, sostenuta soprattutto da deputati di sinistra e centristi. Il voto è simbolico: la risoluzione non è vincolante e richiederebbe l’appoggio di tutti i 27 Stati membri per essere inclusa nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione. L’aborto rimane fortemente limitato in alcuni Paesi, che probabilmente porrebbero il veto agli sforzi per dichiararlo un diritto.

La mossa simbolica di includere l’accesso all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione segue l’iniziativa della Francia che – primo Paese dell’Ue – ne ha inserito il diritto in Costituzione. Ma il diritto all’“aborto sicuro e legale” non ha quasi nessuna possibilità di essere incluso nella Carta giuridicamente vincolante del blocco: a dire no sono i Paesi tradizionalmente contrari, come la Polonia e Malta. Il dibattito nell’Unione europea si inserisce nel contesto del giro di vite operato negli Stati Uniti, dopo che nel 2022 la Corte Suprema Usa ha annullato il diritto di interrompere la gravidanza a livello nazionale.

La ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella

Il ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella, parlando della Francia che ha introdotto l’interruzione di gravidanza nella Costituzione e ricordando una sua affermazione nella quale aveva detto che l’aborto è un diritto “purtroppo” ribadisce: “Questo lo dicevamo anche negli anni Settanta. Il mondo femminista – ha fatto notare – è sempre stato molto chiaro su questo: nessuna donna è felice di abortire. È una libertà, noi parlavamo non di aborto come diritto ma di maternità come libera scelta. E abbiamo una legge equilibrata che è da molti anni una legge attuata che ha dato buoni risultati e – per quanto sia stato divisa – rispetta il senso dell’aborto come ultima scelta, come ultima possibilità di uscire da una maternità non desiderata”.

Poi sul tema delle difficoltà per le donne di accedere all’aborto: “Le madri e i padri costituenti hanno cercato con la Costituzione di creare un testo fondamentale condiviso. Inserire una questione così delicata e divisiva non è nello spirito dei costituenti. La Francia ha altri matrici culturali, e per quanto riguarda la legge sull’aborto leggo la relazione al Parlamento che viene fatta tutti gli anni: il carico di lavoro per i medici non obiettori è di un aborto a settimana. Evidentemente siccome adesso gli aborti sono pochi perché sono poche le gravidanze, sono sufficienti i medici che ci sono”.

“In Sanità ci sono cause e contenziosi su tutto – ha concluso – ma sull’interruzione di gravidanza non ci sono, quindi evidentemente non ci sono donne che non sono riuscite ad accedere all’interruzione di gravidanza. Tutto il resto attiene all’organizzazione sanitaria, non in tutti gli ospedali si fa tutto, è molto più difficile trovare un ospedale dove partorire piuttosto che un ospedale dove abortire”.

Una norma, quella sull’inserimento di attivisti contro l’aborto nei consultori, che ha creato scintille tra Spagna e Italia. La decisione infatti è stata duramente contestata dalla ministra spagnola dell’Uguaglianza Ana Redondo. “Permettere la pressione organizzata contro le donne che desiderano interrompere la gravidanza è minare un diritto riconosciuto dalla legge. È la strategia dell’ultradestra: intimidire per revocare dei diritti, per frenare l’uguaglianza fra donne e uomini”, ha scritto su X l’esponente del governo guidato da Pedro Sanchez.

Parole che hanno provocato la risposta secca della premier Giorgia Meloni: “Varie volte ho ascoltato ministri stranieri che parlano di questioni interne italiane senza conoscerne i fatti. Normalmente quando si è ignoranti su un tema si deve avere almeno la buona creanza di non dare lezioni”. Concetto ribadito poi da Roccella che suggerisce “ai rappresentanti di altri Paesi di basare le proprie opinioni sulla lettura dei testi e non sulla propaganda della sinistra italiana, che si dichiara paladina della legge 194 ma non ne conosce il contenuto o fa finta di non conoscerlo”.

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