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A Roma con un bebè: una questione di sopravvivenza in un percorso a ostacoli

Nella mappa dei luoghi più adatti ai bambini tracciata nella città eterna il piatto piange: i posti si contano sulle dita di una mano.

Roma – La Capitale discrimina i bebè! Una notizia che non crea stupore, ma parrebbe corrispondere al vero. La città eterna pone una serie di ostacoli ai neonati e ai loro genitori. Almeno stando a quando è emerso dalla conferenza ”Sopravvivere a Roma con un bebè”, tenutasi lo scorso 11 marzo presso il Campidoglio, che ha sviscerato tutte le problematiche della maternità con le sue criticità e possibili soluzioni.

L’incontro è stato organizzato dalle associazioni Kangatraining Roma (la ginnastica che viene svolta dalla madre col proprio bimbo nel marsupio ergonomico o nella fascia); Zoè casa della maternità, che si occupa di corsi pre/post parto e di parto in casa assistito; Mammadoula, che lavora per la collaborazione tra la mamma e la doula, una figura assistenziale non medica e non sanitaria che si occupa del supporto alla donna durante tutto il percorso perinatale, dalla gravidanza al post-partum; Fasceggiate, che non è un richiamo ai fasci del ventennio mussoliniano, ma si tratta di passeggiate organizzate per i musei capitolini coi bimbi in fascia.

La doula è una figura di sostegno che si occupa del benessere psicofisico della donna e della famiglia dalla gravidanza fino al primo anno di vita del bambino.

Uno dei temi “caldi” è stato quello relativo alle risorse e attività di supporto che la città di Roma mette in atto per i neogenitori. Lo scopo dell’incontro è stato la ricerca di una sintesi tra le esigenze dei genitori e quelle delle Istituzioni. E’ emerso che nel corso dell’ultimo quindicennio la figura della doula, richiesta dalle stesse neomamme, ha assunto un ruolo importante per il supporto che riesce ad offrire. Inoltre, è stata presentata una mappa dei luoghi più adatti ai bambini di Roma, col risultato che si contano sulle dita di una mano.

L’aspetto più dolente, infatti, è rappresentato dal fatto che vivere e spostarsi all’interno della capitale con un bambino è come scalare l’Everest. Sia che si tratti di bus o metro, il risultato non cambia: difficoltà nel salire con passeggini e carrozzine. A volte è la mancanza di spazio, altre la calca, altre ancora, di ascensori e simili, la musica è sempre stonata, sgraditissima da mamma e pargolo. Le cose non migliorano nemmeno se si frequentano esercizi commerciali o luoghi pubblichi. C’è una forte carenza di fasciatoi per i bimbi, di zone predisposte per l’allattamento o aree “break” dove i più piccini possono sostare per la merenda e i giochi. L’ostracismo viene consumato anche verso i più grandi. Sono pochi, infatti, i giardini pubblici e i parchi non trascurati e sicuri. Una sorta di infanzia negata, proprio in una fase della crescita in cui stare all’aria aperta e socializzare con altri bambini è importante per il loro sviluppo cognitivo.

A Roma è difficile salire su bus e marciapiedi con passeggini e carrozzine.

A confermare la drammaticità di quanto emerso dalla conferenza, è stato l’ultimo report a cura della Commissione Europea “Quality of Life”, presentato a dicembre. Ebbene, Roma detiene… il primato (si fa per dire) di essere, tra le capitali oggetto dello studio, una delle meno adatte dove crescere un bimbo. Le istituzioni cittadine, hanno annunciato delle importanti novità (che gravosa impresa hanno compiuto): i musei (era ora) saranno dotati di fasciatoi! Inoltre, il fecondo pensatoio politico capitolino ha partorito l’idea di donare una “Mic card” ai neo genitori che la richiedono, che permette di entrare gratuitamente per un anno nel Sistema Musei di Roma Capitale e offre la riduzione alle mostre ospitate negli spazi espositivi che prevedono bigliettazione separata. Meglio tardi che mai, come si suol dire. Ma si tratta, comunque di piccole toppe momentanee che non risolvono il problema della città: la penuria di spazi con cui i bambini potrebbero riprendersi la città, per vivere un’infanzia decente, come civiltà e coscienza sociale impongono. No, Roma non è una città a misura di neonati!

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