Francesco, 14 anni, è morto per una neoplasia ossea. I genitori erano stati convinti a seguire le teorie di Ryke Geerd Hamer, medico tedesco già radiato dall’ordine.
Vicenza – Due genitori di Costabissara sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio con dolo eventuale per la morte del figlio Francesco, deceduto a soli 14 anni nel gennaio 2024. Il processo prenderà il via il 21 ottobre davanti alla Corte d’Assise di Vicenza.
La vicenda ha inizio nel 2023, quando – presso l’ospedale Rizzoli di Bologna – viene diagnosticata a Francesco una neoplasia ossea. I medici dell’istituto oncologico indicano chiaramente il percorso terapeutico: biopsia immediata seguita dalle cure appropriate per contrastare il tumore. Tuttavia, i genitori decidono di non seguire i protocolli medici standard, convinti che la malattia del figlio sia legata a problematiche psicologiche e a una presunta scarsa autostima.
Questa convinzione nasce dai consigli di un medico padovano che aderisce alle controverse teorie di Ryke Geerd Hamer, secondo cui le patologie tumorali deriverebbero da traumi emotivi non risolti. Il professionista sconsiglia vivamente la biopsia, definendola un intervento troppo invasivo, capace di alterare l’equilibrio cellulare e di “ferire l’anima” del paziente. Secondo questa interpretazione pseudo-scientifica, il malessere di Francesco sarebbe scaturito dalle difficoltà incontrate nell’ambiente sportivo e nei rapporti con i coetanei.
Seguendo questi consigli, la famiglia abbandona completamente le terapie oncologiche convenzionali. Francesco viene sottoposto esclusivamente a trattamenti alternativi: sedute di massoterapia, applicazioni di impacchi di argilla e somministrazione di antinfiammatori da banco come l’ibuprofene. Vengono invece completamente evitati i farmaci specifici che sarebbero stati necessari, inclusi anticoagulanti e antibiotici mirati.
Le condizioni del ragazzo peggiorano progressivamente. Quando la situazione diventa critica e i genitori, ormai disperati, portano Francesco all’ospedale di Perugia, forniscono inizialmente una versione alterata dei fatti, attribuendo i sintomi gravi a una caduta dallo skateboard. I medici umbri tentano un intervento tardivo con cure palliative ma per il giovane non c’è più nulla da fare. Il 14 gennaio 2024 Francesco si spegne, vittima di una malattia che, secondo gli oncologi, avrebbe potuto essere curata efficacemente se trattata tempestivamente.
Le teorie seguite dai genitori fanno riferimento al cosiddetto metodo delle “Cinque Leggi Biologiche” elaborato da Ryke Geerd Hamer, medico tedesco radiato dall’albo professionale e più volte incarcerato per le sue pratiche. Hamer sviluppò le sue controverse teorie dopo aver scoperto un tumore testicolare a seguito della morte tragica del figlio Dirk, avvenuta nel 1978 in circostanze drammatiche sull’isola di Cavallo. Le sue idee, prive di qualsiasi fondamento scientifico, collegano l’insorgenza delle patologie oncologiche a conflitti biologici scatenati da eventi traumatici, rifiutando completamente l’approccio medico tradizionale.
Questa dottrina ha trovato particolare diffusione in alcune aree del Veneto, dove conta numerosi seguaci disposti a rifiutare le terapie convenzionali in favore di approcci alternativi non validati. Il caso di Francesco non è isolato: nel 2019 un episodio simile aveva coinvolto Eleonora Bottaro, diciassettenne morta per leucemia dopo che la famiglia aveva scelto il metodo Hamer invece della chemioterapia. In quel caso, i genitori furono condannati a due anni di reclusione per omicidio colposo omissivo dalla Corte di Cassazione.
Esistono tuttavia differenze sostanziali tra i due casi. Eleonora aveva quasi raggiunto la maggiore età e aveva espresso personalmente la volontà di seguire le teorie di Hamer, pur sotto l’influenza dei genitori. Francesco, invece, aveva solo 14 anni e non poteva prendere decisioni autonome riguardo alle proprie cure mediche.
La Procura di Vicenza contesta ai coniugi di aver accettato consapevolmente il rischio di morte del figlio, privandolo delle cure adeguate nonostante la diagnosi chiara e inequivocabile. L’accusa di omicidio con dolo eventuale presuppone infatti che gli imputati abbiano previsto la possibilità dell’evento letale, accettandone il rischio pur di perseguire le proprie convinzioni.