Dalla pandemia alla guerra: non tutto è perduto.

Se l’umanità tornasse di moda Nino e Valerya potrebbero insegnarci molto. Sono una coppia che conosce bene il sacrificio ma che ha imparato a donarsi senza chiedere nulla in cambio. E mentre sull’Ucraina piovono le bombe di un pazzo Valerya, con grande coraggio e dignità, continua a lavorare con il compagno Nino in panificio occupandosi di chi soffre nel disagio. C’è esempio migliore?

Aci Castello – Esattamente due anni fa, era la prima decade del mese di marzo 2020, eravamo drammaticamente alle prese con le tragiche vicende legate alla pandemia. Allora ci convincemmo di poterne uscire migliori, più umani, tolleranti, insomma da ‘’Buoni Cristiani’’. Oggi possiamo affermare, senza tema di smentita, che c’eravamo illusi, anche se in buona fede. Non ci siamo privati di nulla: dall’aggressività alla cattiveria gratuita, al pubblico ludibrio, all’intolleranza, mancanza di senso civico, empatia, infine alla mancanza di umanità.

Il panificio di Aci Castello dove lavorano Nino e Valerya.

Abbiamo visto figli contro i padri, fratelli contro fratelli, amici defilati, fino ai vicini ‘’spioni’’ e l’elenco sarebbe molto più lungo. Fino a che un giorno, casualmente, veniamo a conoscenza di fatti così, venuti alla ribalta per un ‘’passalink’’ su una schermata social. E allora ci tocca fermarsi a riflettere, chiedersi se non sia il caso di ‘’correggere il tiro’’, le conclusioni di ieri.

Dunque per caso, oggi mi ritrovo a raccontare di questa concreta, improvvisa ‘’Umanità sommersa’’, che, come potente deflagrazione nel buio, ovvero nel silenzio della ‘’Indifferenza dis-umana’’, mi colpisce oltremodo. Ed eccolo l’artefice del mio ritrovato ‘’Pensiero umano’’ sul posto di lavoro. Mi saluta con tono gentile, incuriosito, sono una faccia nuova. Antonino, per gli amici Nino Lanzafame’catanese di Librino’’ ci tiene a precisare.

Sorriso fiero e sguardo accattivante, copricapo rosso, da dieci anni è titolare di un panificio ubicato in una stradina di Aci Castello, Porta del mar Jonio, millenario agglomerato anticamente villaggio di pescatori, sorge su agglomerati di roccia nera, originati da vetusta eruzione submarina, e da successive formazioni magmatiche scaturite dalle eruzioni dell’Etna.

Valerya e Nino Lanzafame, esempio di valori ideali per tutti noi

Oltrepassata la stradina si apre il mare più blu della costa, oggi estremamente calmo per un marzo canonicamente ventoso. Motivo per il quale si rimane ipnotizzati dal suono-fruscio appena percettibile delle onde; da acque piatte e da  un cielo  con le sue nuvole bianchissime, da sembrare dipinte.

E non puoi, a quella vista incantevole, non pensare alla fortuna di vivere in un posto così, e non potere far a meno di pensare: ‘’…Sarà che l’uomo, vivendo in questo agglomerato di bellezza, riesce a mantenere ancora integra la sua quota di umanità, nonostante due anni disastrati, la perdita di lavoro, degli affetti, e l’ansia. E come se non bastasse, per ultimo i venti di guerra provenienti dall’est’…’.

Così pare, anzi cosi è. Però succede di scoprire quanto può essere di insegnamento una lodevole, piccola ma grande iniziativa sociale, degna di essere segnalata e divulgata. Chiedo subito al signor Nino, la motivazione di un avviso affisso alla vetrata della panetteria, rivolto alla clientela, dove si comunica che da gennaio sarà donato pane e beni di prima necessità ai sospesi dal lavoro per mancanza di Green pass.

Una delle bellissime chiese di Kotelva, in Ucraina, città d’origine di Valerya

“…Sono contro ogni obbligo, ognuno deve essere libero di vaccinarsi o no – esordisce Nino – non sono contro il vaccino, ma non vedo il motivo per il quale le persone devono essere sospese dal lavoro, se sono sane, non è giusto. Perciò sono disposto a dare quello di cui hanno bisogno di prima necessità, senza problemi.’

  • Spirito umanitario davvero lodevole. Come hanno risposto le persone, a tutto questo?

‘’…C’è chi capisce, e apprezza. C’è chi non capisce e pensa che non dovrei – aggiunge Nino – che le persone non vaccinate non dovrebbero nemmeno entrare… c’è una divisione come per il vaccino, tra le persone, e non è giusto, io penso…’’

  • Ma la clientela, in parte, ha risposto fattivamente in termini economici?

‘’…Sì, qualcuno si è messo a disposizione, vogliono lasciare soldi – continua Nino Lanzafame – ma non li ho voluti prendere. L’iniziativa è mia. Al momento chi è stato sospeso dal lavoro è venuto a ringraziarmi per il gesto, ma non ha approfittato. Dicono che se avranno bisogno chiederanno. Hanno insistito comunque a voler pagare sempre il pane, però alla fine prendo dieci uova e gliele regalo, o qualcos’altro. Diciamo, capisco la situazione di dignità. Mi metto sempre a disposizione delle persone che hanno bisogno, e dove ci sono soprusi…’’

Il centro di Kotelva, in Ucraina
  • Certamente è una questione di umanità, di giustizia sociale, complimenti signor Nino. Come sono stati, dal punto di vista lavorativo, questi due anni di pandemia, quali problematiche ha dovuto affrontare, insieme alla sua compagna ucraina Valerya?

‘’…Nel periodo di pandemia tenevano l’esercizio sempre aperto – racconta il titolare – eravamo obbligati per etica a panificare, a non chiudere mai durante la settimana, perciò è stata dura, mai un giorno di riposo. Comunque dopo aver fatto un’altra mia personale battaglia, protestando e dando sempre gratis il pane la domenica, tutto questo per ottenere un minimo diritto, ci sono riuscito, grazie a Dio adesso facciamo un turno di chiusura a settimana, e siamo ancora qua, in salute…’’

Mi rendo conto di avere a che fare con un mancato sindacalista dei panificatori, perciò mi complimento ancora, e lui si schernisce. Invita la compagna ucraina, sorriso accennato appena, lineamenti delicati, schiva, a posare con lui per il giornale. Approfitto per chiedere alla giovane donna della famiglia di origine, dove si trovano, se ha contatti, com’è la situazione al momento. Risponde in un italiano un po’ stentato, e per qualche secondo le si illuminano gli occhi:

Aiuti umanitari in Ucraina, nella foto una tenda con i volontari della Caritas

“…La mia famiglia sta a Kotelva, una piccola città dell’Ucraina nell’Oblast di Poltava – dice la donna – per ora ci sono i contatti. Ma non ci sono problemi, possono ancora prelevare soldi che mando da qui. Sì, c’è bombardamento dei russi, però stanno preparando  barricate, e dove si trova la mia famiglia è coperto da esercito ucraino…’’

  • Dunque arrivano gli aiuti umanitari?

‘’…Sì, però la maggior parte arrivano in ritardo – comclude Valerya – perché sotto i bombardamenti…’’.

Esaurito il tempo, auguro ogni bene. Chiedo pane, biscotti e grissini. Alla cassa Nino mi ferma con un gesto:

’…Lasci stare, la prossima volta mi paga…’’. Lo minaccio di non ‘’passare’’ l’intervista al giornale. Si convince così, ha capito che tra catanesi non si può fare a braccio di ferro sulla testardaggine quindi accetta, controvoglia. Allo stesso tempo però imbusta velocemente sei uova: ’’…Queste però gliele regalo, sono fresche, delle mie galline di campagna, genuine sono!..’’.

Italia-Ucraina filo diretto con migliaia di tonnellate di generi di prima necessità

Non posso che accettare, e mentalmente ringraziare Nino e Valerya, per avermi dato ancora una dimostrazione di come si può dare una lezione di umanità con poco a chi non sa provarla più. Nonostante i tempi forse non tutto è perduto.

                 

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