Omicidio Mattarella: confermati i domiciliari a Piritore

Il Riesame convalida la misura per l’ex funzionario indagato per aver sottratto il guanto dei killer durante la fuga dopo l’agguato.

Palermo – Il tribunale del Riesame archivia ogni ipotesi di incertezza o decadimento cognitivo e individua una condotta consapevole. Nelle motivazioni con cui viene confermata la misura degli arresti domiciliari, i giudici tracciano un profilo netto di Filippo Piritore, ex funzionario della squadra mobile e oggi prefetto in pensione, indagato per depistaggio nelle nuove indagini sull’omicidio di Piersanti Mattarella, assassinato il 6 gennaio 1980.

Secondo il collegio, guidato da Antonella Pappalardo, le versioni fornite dall’indagato davanti al Gip non superano il vaglio di coerenza. Le giustificazioni legate a presunte patologie e a una perdita di lucidità vengono ritenute inconsistenti. Dall’analisi degli atti emerge invece una capacità piena di orientarsi tra ricordi e omissioni, con affermazioni presentate come certe e non come semplici lacune di memoria, elemento che per i giudici smentisce la linea difensiva.

Il fulcro dell’inchiesta ruota attorno a un reperto decisivo: un guanto lasciato dai sicari nell’auto usata per la fuga dopo l’agguato e poi scomparso. Un dettaglio che assume un peso centrale nel quadro accusatorio. Il Riesame rileva la presenza di gravi indizi di colpevolezza, rafforzati anche dal contenuto delle intercettazioni disposte dalla Direzione investigativa antimafia su impulso della Procura guidata da Maurizio de Lucia. La condotta contestata viene descritta come caratterizzata da una marcata disinvoltura, indice della gravità del comportamento attribuito all’ex funzionario.

Nel corso degli interrogatori, Piritore aveva ricostruito la sorte del guanto sostenendo di averlo fatto pervenire all’allora pubblico ministero Piero Grasso attraverso un agente della polizia scientifica. Una ricostruzione che, secondo i giudici, avrebbe contribuito a indirizzare le indagini su una pista non corrispondente alla realtà, incidendo su una vicenda che resta tra le più oscure e dolorose della storia repubblicana.

A sostenere la decisione sui domiciliari è infine la valutazione del rischio di reiterazione. Il tribunale evidenzia come, nonostante il pensionamento, l’indagato possa ancora contare su relazioni e contatti maturati nel corso della carriera. La misura cautelare viene così confermata come l’unica ritenuta efficace per interrompere definitivamente ogni possibile interferenza, mentre l’inchiesta prosegue nel tentativo di fare piena luce su un delitto che, a distanza di decenni, continua a interrogare lo Stato.