Meloni ad Atreju: “Schlein non si confronta, come può governare?”

La premier attacca il centrosinistra e rivendica i successi del governo. Difesa del riarmo europeo e della linea sull’immigrazione.

Roma – Giorgia Meloni ha concluso la manifestazione di Atreju rivolgendosi ai militanti con un intervento lungo quasi sessanta minuti, dominato da una strategia comunicativa precisa: contrapporre sistematicamente le posizioni dell’esecutivo a quelle del centrosinistra. La parola “sinistra” è stata il termine più ricorrente del suo discorso, utilizzato sia per criticare le opposizioni sia per attribuire loro la responsabilità dei problemi accumulati dal paese negli anni passati.

L’argomento centrale è stata l’assenza della leader dem, che Meloni ha utilizzato per mettere in discussione la capacità del Pd di guidare il Paese. La presidente del Consiglio ha ironizzato sul cosiddetto Campo largo, sostenendo che i leader dell’opposizione si sono ritrovati tutti alla sua kermesse tranne proprio chi dovrebbe unirli. Ha ringraziato esplicitamente Conte, Calenda, Marattin, Renzi e Bonelli per aver accettato l’invito, trasformando le loro presenze in un’arma retorica contro Schlein.

Secondo Meloni, il rifiuto del confronto non nascerebbe dal timore di misurarsi con lei, ma dalle divisioni interne alla coalizione progressista. Secondo la premier, le polemiche del centrosinistra finiscono paradossalmente per rafforzare le iniziative del suo schieramento.

Sul piano della politica estera, la leader di Fratelli d’Italia ha sviluppato il tema dell’autonomia strategica europea, collegandolo alle recenti dichiarazioni di Trump. Ha sostenuto che per ottant’anni l’Europa ha delegato la propria sicurezza agli Stati Uniti illudendosi che fosse gratuita, pagando invece il prezzo di un condizionamento. Meloni ha difeso l’idea di una maggiore responsabilità europea nella Nato, contrapponendo questa visione a quella di una sinistra che, a suo dire, preferisce la subalternità verso potenze straniere.

Ha rivendicato il sostegno all’Ucraina affermando che la pace richiede deterrenza, non ingenuità. Ha poi elencato i successi diplomatici italiani nel Mediterraneo, nel Golfo e in Africa attraverso il piano Mattei.

La gestione dei flussi migratori è stata presentata come un risultato significativo dell’esecutivo. Meloni ha difeso il modello dei centri in Albania, attaccando quelle che ha definito “sentenze ideologiche” di magistrati “politicizzati”. Ha annunciato che le strutture funzioneranno, anche se con ritardi causati dall’intervento giudiziario.

Sul fronte interno, ha accusato la sinistra di aver mantenuto bassi i salari per decenni e ha rivendicato la svolta in atto. Ha confermato l’intenzione di procedere con premierato e riforma della giustizia, invitando gli elettori a votare al referendum indipendentemente dal giudizio su di lei.