L’uomo si sarebbe messo in tasca circa 180mila euro tramite un call center. Chiedeva i rimborsi all’Agenzia delle Entrate a nome di ignari cittadini.
Milano – Nell’ambito dell’operazione denominata “Dark Spid” i militari del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza hanno dato esecuzione ad un provvedimento cautelare personale emesso dal GIP presso il Tribunale meneghino nei confronti di un soggetto indagato per i reati di sostituzione di persona, accesso abusivo a sistema informatico e indebita percezione di erogazioni pubbliche.
Il provvedimento si pone a valle di articolate indagini, eseguite sotto la direzione della Procura della Repubblica, che hanno permesso di disvelare un sistema fraudolento finalizzato all’ottenimento di illeciti rimborsi, emessi da parte dell’Agenzia delle Entrate, scaturenti dalla presentazione di dichiarazioni Modello 730, contenenti informazioni false nonché intestate a soggetti ignari.
Le indagini svolte hanno permesso di ipotizzare che l’indagato, attraverso un call center, avrebbe operato quale procacciatore di contratti in relazione a forniture di energia elettrica e gas riuscendo a sottrarre, all’insaputa dei titolari delle forniture, le informazioni personali dei clienti contattati.
I dati così acquisiti venivano successivamente utilizzati per effettuare, mediante credenziali SPID di soggetti terzi, l’accesso abusivo al sistema informatico dell’Agenzia delle Entrate, finalizzato alla presentazione di Modelli 730 contenenti dati falsi. Tale condotta generava un credito indebitamente richiesto a rimborso che, una volta erogato, veniva direttamente accreditato su conti correnti bancari, accesi on-line dall’indagato e intestati agli stessi soggetti ignari.

Le complesse attività svolte permettevano di identificare centinaia di Modelli 730, intestati a persone fisiche ignare, riportanti dati falsi, capaci di generare indebiti rimborsi da parte dell’Agenzia delle Entrate per circa 180.000 euro, nonché di sottoporre a sequestro n. 59 conti correnti sui quali erano confluiti gli indebiti rimborsi.
Le attività eseguite consentivano altresì di richiedere all’Agenzia delle Entrate, parte offesa nel procedimento, la cessazione d’ufficio della partita IVA della società operante quale call center e utilizzata dall’indagato, destinatario del provvedimento cautelare personale, per porre in essere le citate condotte illecite.