Dopo l’operazione Atena e le accuse di voto di scambio, il Governo dichiara Paternò ente infiltrato dalla criminalità organizzata.
Paternò (Ct) – Il Comune è stato ufficialmente sciolto per infiltrazioni mafiose. La decisione è stata presa dal Consiglio dei Ministri, ponendo fine a mesi di incertezza sulla gestione dell’amministrazione cittadina.
Tutto ha avuto inizio lo scorso 31 gennaio, quando a Paternò è stata inviata una commissione prefettizia con l’incarico di analizzare la documentazione comunale e valutare la presenza di possibili fenomeni di mafia all’interno dell’ente. La nomina della commissione era stata determinata dall’operazione Atena, condotta nell’aprile 2024 dai carabinieri del nucleo operativo locale, volta a smantellare le aste giudiziarie controllate dal clan mafioso della zona.
Le indagini hanno coinvolto figure di spicco dell’amministrazione. Il sindaco Nino Naso, insieme all’allora assessore Turi Comis, all’assessore della prima giunta Naso, Pietro Cirino, e a due membri della criminalità organizzata, Enzo Morabito e Natale Benvenga, è accusato di voto di scambio politico mafioso.
In primo grado, con rito abbreviato, Morabito e Benvenga sono già stati condannati per questo reato. Per Naso e Comis, invece, il processo con giudizio immediato prenderà il via a marzo, mentre Pietro Cirino ha optato per il rito ordinario.
Il provvedimento del Governo, su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e dopo la valutazione della relazione dei commissari e del prefetto di Catania Pietro Signoriello, segna un precedente storico per Paternò.
Mai prima d’ora, infatti, il Comune aveva subito un simile intervento. Nel 1993, lo scioglimento fu evitato grazie alle dimissioni di massa dei consiglieri, scelta che salvò la città dall’onta di una decisione così grave.
Questa volta, invece, i consiglieri attuali hanno deciso di mantenere il proprio mandato, nonostante la crescente pressione e le voci insistenti che preannunciavano lo scioglimento. La città paga un prezzo elevato per l’inerzia politica e per la conferma di infiltrazioni mafiose nel cuore dell’amministrazione comunale.