Il legale di Bossetti continua a contestare le prove del DNA mentre emergono speculazioni su Moussa Sangare.
Chignolo d’Isola – Una vicenda giudiziaria che sembrava definitivamente chiusa potrebbe conoscere nuovi sviluppi inaspettati. Secondo quanto pubblicato dal settimanale Giallo, emergono ipotesi su un possibile nesso tra l’assassinio della tredicenne Yara Gambirasio, avvenuto nel 2011, e il recente omicidio di Sharon Verzeni, per il quale Moussa Sangare ha ammesso le proprie responsabilità, salvo poi ritrattarle.
Il legale di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni, si trova al centro dell’attenzione mediatica per una presunta richiesta di accertamenti su Sangare in relazione al delitto della studentessa 13enne. L’elemento che ha innescato queste speculazioni riguarda le immagini di videosorveglianza che hanno immortalato il trentunenne a Chignolo d’Isola, località tristemente nota per essere il luogo del ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio.

Nonostante l’eco mediatica, l’avvocato ha chiarito la propria posizione: “Gli accertamenti sono sempre utili, ma la mia battaglia si concentra unicamente sul profilo genetico denominato Ignoto 1”, ha dichiarato Salvagni, smentendo richieste specifiche su Sangare. Sul fronte opposto, l’esperta Roberta Bruzzone non ha dubbi: “Chi ha tolto la vita alla piccola Yara sta già espiando la condanna. Queste ipotesi sono frutto di immaginazione”, ha tuonato la criminologa.
Il cuore della questione legale rimane incentrato sulle prove genetiche che hanno inchiodato Bossetti. La difesa contesta aspramente le modalità investigative e la gestione dei materiali biologici raccolti: tra i punti più controversi figurano due profili genetici rimasti senza identità e nove capelli recuperati sulla vittima che non presenterebbero compatibilità con il muratore di Mapello.
Particolare rilevanza assume la vicenda dei campioni distrutti: cinquantaquattro provette, conservate inizialmente in condizioni di congelamento estremo, furono trasferite dalla magistratura inquirente a temperatura ordinaria, causandone il degrado irreversibile. “Non vogliamo altro che arrivare alla verità dei fatti”, insiste il difensore.
Un capitolo specifico della battaglia giudiziaria riguarda il Dna mitocondriale, geneticamente distinto da quello nucleare di Bossetti, rinvenuto sui capi di abbigliamento intimo della vittima. Questo elemento, secondo la difesa, non sarebbe stato adeguatamente valutato. Peter Gill, genetista forense interpellato nella produzione Netflix dedicata alla vicenda, ha sollevato perplessità tecniche: oltre al materiale genetico di Bossetti, dovrebbe esistere il mitocondriale di un soggetto ulteriore. “Affermare categoricamente la presenza esclusiva del materiale genetico di Bossetti non trova riscontro nella metodologia scientifica”, argomenta Salvagni, che richiama l’attenzione sulle peculiarità genetiche della popolazione bergamasca, dove similitudini tra Dna potrebbero generare confusione.
L’obiettivo attuale della difesa prevede nuove analisi sui vestiti della giovane Gambirasio, con l’intento di individuare ulteriori tracce biologiche, e avanza la proposta di un raffronto tra i reperti di quel caso e quelli dell’omicidio Verzeni, crimine per cui Sangare ha reso una piena confessione, salvo poi ritrattare, affermando di essere stato indotto a dichiararsi colpevole del delitto.