La Val Polcevera travolta in mezz’ora dalle piogge torrenziali. Allerta massima per il territorio già saturo d’acqua.
Genova – La Val Polcevera sommersa in meno di 30 minuti. Il rio Fegino, a Borzoli, non ha retto alla violenza delle precipitazioni ed è esondato trasformando strade in torrenti e trascinando via tutto ciò che incontrava. Genova si ritrova ancora una volta in ginocchio davanti alla furia dell’acqua, con un territorio già provato che ora deve affrontare nuove ondate di maltempo mentre l’allerta rimane al livello massimo su tutto il centro-Levante ligure.
L’assessore alla Protezione civile Giacomo Raul Giampedrone ha ricostruito la dinamica di un’emergenza che avrebbe potuto trasformarsi in tragedia. “Da venerdì abbiamo avuto un temporale autorigenerante posizionato a quattro chilometri al largo di Genova, che a intermittenza sconfinava sulla costa. Se si fosse scaricato direttamente sulla città, avremmo vissuto un altro 2011”. Il riferimento corre subito alla catastrofe del rio Fereggiano, quando l’alluvione spezzò sei vite e segnò per sempre la memoria collettiva genovese.
Questa volta il capoluogo ligure è stato graziato solo dalla geografia del fenomeno meteorologico. Il nucleo più intenso del temporale si è mantenuto sul mare, scaricando la sua potenza distruttiva a ridosso della costa invece che nell’entroterra urbano. Ma le lingue di pioggia che hanno raggiunto la terraferma sono bastate a mandare in tilt il sistema idraulico della Val Polcevera, dove il rio Fegino ha oltrepassato gli argini sommergendo Borzoli in una manciata di minuti.
Ora il problema è che le nuove precipitazioni previste per oggi si abbatteranno su un territorio già saturo, incapace di assorbire altra acqua. I terreni sono imbevuti, i corsi d’acqua gonfi, il sistema fognario al limite. Ogni goccia in più rischia di innescare nuove esondazioni, nuovi allagamenti, nuovi smottamenti. L’allerta massima su Genova e sul centro-Levante non è un eccesso di prudenza ma la fotografia di una situazione al limite della tenuta.
“I danni sono ingenti e stanno crescendo, ma non sappiamo ancora quantificarli”, ammette l’assessore alla Protezione civile. Una contabilità impossibile mentre l’emergenza è ancora in corso, con squadre dei vigili del fuoco impegnate su decine di fronti, famiglie evacuate, attività sommerse, infrastrutture compromesse. Il conto finale arriverà quando l’acqua si ritirerà, ma già si intuisce che sarà pesante.
Genova conosce bene il prezzo del dissesto idrogeologico, della cementificazione senza controllo, dei fiumi intubati e dimenticati finché non reclamano spazio con la violenza. Ogni volta che piove forte, la città trattiene il fiato e spera che il temporale si sfoghi altrove. Questa volta è andata bene, se così si può dire guardando la Val Polcevera allagata. Ma la prossima? E quella dopo ancora? Il cambiamento climatico sta moltiplicando la frequenza e l’intensità di questi eventi e un territorio fragile come quello ligure non può permettersi di affidare la propria salvezza al caso. Il temporale che resta al largo invece di entrare in città è fortuna, non strategia. E la fortuna, prima o poi, finisce.