Opposizioni all’attacco: “Raddoppiati i costi per i vertici mentre si nega il salario minimo”. L’ente: “Equiparazione agli altri organi costituzionali”.
Roma – Sessantamila euro in più all’anno per il presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del Lavoro. Renato Brunetta vede lievitare la propria retribuzione da 250mila a 310mila euro, scatenando un’ondata di critiche da parte delle forze di opposizione che denunciano privilegi e doppi standard nella gestione delle risorse pubbliche.
L’incremento salariale non riguarda solo il numero uno dell’organismo: anche i vertici dell’ente beneficiano di incrementi economici sostanziosi, con un impatto complessivo sui conti che raggiunge 1,5 milioni di euro per i dirigenti apicali e ulteriori 200mila euro destinati al personale dello staff. Secondo le ricostruzioni, la spesa totale per le retribuzioni dei vertici sarebbe praticamente duplicata.
Il leader di Italia Viva non usa mezzi termini: “Il governo non reperisce fondi per sostenere i redditi dei lavoratori della classe media, ma ne trova in abbondanza per alimentare il sistema delle poltrone gestito da Brunetta”, tuona Matteo Renzi, puntando il dito contro quello che definisce un paradosso politico.
Ancora più duro il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Nicola Fratoianni: “È una situazione incredibile. Brunetta incrementa la propria retribuzione di 60mila euro e trascina con sé tutto l’apparato dirigenziale, duplicando i costi. Proprio lui che si è battuto strenuamente contro l’introduzione di un compenso orario minimo garantito di 9 euro lordi. L’assenza di pudore è totale”, accusa il parlamentare.
La questione affonda le radici nella primavera del 2024, quando nel decreto legato al Piano nazionale di ripresa e resilienza, all’esame di Montecitorio, spuntò una norma specifica. Il provvedimento consentiva al vertice dell’ente e ai suoi componenti di percepire nuove retribuzioni, aggirando di fatto la disposizione del 2012 che impedisce agli ex dipendenti pubblici in quiescenza di ricevere compensi dall’amministrazione statale. Brunetta, pensionato dal 2022, può così cumulare trattamento previdenziale e stipendio istituzionale.
Dal CNEL respingono le accuse, sostenendo che si tratterebbe semplicemente di “un allineamento agli standard retributivi previsti per altre istituzioni costituzionali”. Una giustificazione che non convince le opposizioni, convinte di trovarsi davanti all’ennesima dimostrazione di come la classe dirigente si tuteli a discapito dei comuni cittadini.
“Con la maggioranza di centrodestra al governo, chi detiene il potere si garantisce protezioni e vantaggi, mentre le famiglie italiane devono affrontare sacrifici economici crescenti”, denuncia la parlamentare pentastellata Daniela Morfino, parlando esplicitamente di un ritorno ai privilegi della vecchia “casta” politica.