Dopo oltre un anno di indagini sul caso Diarra, gli inquirenti ritengono che il poliziotto abbia reagito legittimamente a un’aggressione con arma da taglio.
Verona – La vicenda che scosse Verona nell’autunno dello scorso anno trova una conclusione, quantomeno giudiziaria. Gli inquirenti scaligeri hanno deciso di non procedere penalmente contro l’assistente capo coordinatore della polizia di Stato coinvolto nella morte di Moussa Diarra, il giovane maliano che perse la vita il 20 ottobre davanti allo snodo ferroviario cittadino.
La richiesta di archiviazione rappresenta l’epilogo di un’inchiesta durata oltre dodici mesi, durante i quali la Procura ha ricostruito minuziosamente la dinamica dell’accaduto. Secondo la versione emersa dalle investigazioni, l’agente della Polfer si sarebbe trovato in una situazione di pericolo imminente: Diarra lo avrebbe infatti affrontato impugnando un coltello, costringendolo a reagire per proteggere la propria incolumità.
La mattinata del 20 ottobre era iniziata come tante altre nella zona antistante Porta Nuova, area da sempre caratterizzata da situazioni complesse legate a marginalità sociale e degrado. L’intervento delle forze dell’ordine si era concluso nel modo più drammatico possibile, con colpi d’arma da fuoco esplosi dall’operatore di polizia e il corpo senza vita del giovane africano a terra.
Per mesi la città veneta si è interrogata su quanto accaduto. Da un lato chi riteneva l’uso della pistola inevitabile di fronte a un’aggressione armata, dall’altro chi sosteneva che esistessero alternative meno letali per neutralizzare la minaccia. Le manifestazioni e i presidi organizzati dalla comunità migrante e dalle associazioni solidali avevano chiesto verità e giustizia, contestando la versione ufficiale dei fatti.
Gli elementi raccolti dagli investigatori hanno invece convinto i magistrati che la condotta del poliziotto rientri nei parametri previsti dalla legge per configurare la legittima difesa.
La parola passa ora al Giudice per le indagini preliminari, che dovrà valutare se accogliere la richiesta della Procura oppure disporre ulteriori approfondimenti.