Uccise la nonna a colpi di forbici: assolto per infermità mentale

Simone Monteverdi, 22 anni, dovrà scontare dieci anni in una struttura psichiatrica. I giudici hanno riconosciuto il vizio totale di mente al momento dei fatti.

Genova – La Corte d’Assise del capoluogo ligure ha assolto Simone Monteverdi, il giovane di ventidue anni che nel settembre 2024 uccise la nonna Andreina Canepa nella loro abitazione di Chiavari, in provincia di Genova. I giudici hanno riconosciuto il vizio totale di mente, stabilendo però che il ragazzo dovrà essere sottoposto a una misura di sicurezza della durata di dieci anni in una struttura psichiatrica.

Il procedimento giudiziario era proseguito nonostante il giovane fosse già stato dichiarato completamente incapace di intendere e volere al momento dei fatti. La decisione di rinviarlo comunque a giudizio aveva permesso di definire formalmente la sua posizione e di stabilire il percorso terapeutico obbligatorio.

La tragedia si consumò in una mattinata di settembre, nell’appartamento che Simone condivideva con l’anziana parente. Il ragazzo e la nonna vivevano insieme, una convivenza che nascondeva evidentemente un disagio psichico profondo del giovane, sfociato poi nell’esplosione di violenza.

Quella mattina Monteverdi prese inizialmente un coltello dalla cucina e aggredì la donna colpendola ripetutamente. Successivamente afferrò un paio di forbici con cui inferse all’anziana altre ventinove ferite, concentrate principalmente sul collo e sul volto. La ferocia dell’attacco testimoniava uno stato mentale gravemente alterato, con una perdita totale del controllo degli impulsi.

Dopo aver compiuto il delitto, il giovane ebbe un comportamento che evidenziò ulteriormente la sua condizione psichiatrica. Chiamò personalmente i carabinieri comunicando loro che la nonna era deceduta. Prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, lanciò dalla finestra il coltello e le forbici utilizzati nell’aggressione, in un gesto che mostrava una parziale consapevolezza di quanto accaduto.

La difesa del ragazzo aveva da subito evidenziato la presenza di una grave patologia psichiatrica. La legale aveva spiegato che il suo assistito soffriva di un’infermità mentale che al momento dell’omicidio aveva completamente annullato la sua capacità di intendere e volere, rendendo impossibile attribuirgli la responsabilità penale del gesto.

Le perizie psichiatriche disposte durante le indagini e il processo hanno confermato questa ricostruzione, attestando che Monteverdi agì in uno stato di totale compromissione delle facoltà mentali. Gli esperti hanno evidenziato come il giovane necessitasse di un percorso terapeutico strutturato e prolungato.

Dopo il deposito della relazione medico-legale che attestava l’infermità mentale, il Pm aveva richiesto l’applicazione di una misura di sicurezza. Monteverdi è stato quindi trasferito presso la Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) di Genova Prà, dove riceverà le cure psichiatriche necessarie.

A differenza di una condanna penale tradizionale, la misura di sicurezza ha finalità principalmente curative e riabilitative, con l’obiettivo di trattare la patologia che ha causato il comportamento criminale e valutare nel tempo l’evoluzione delle condizioni psichiche del paziente.