Riparte il processo d’appello sulla strage della Lanterna Azzurra. Nove imputati a giudizio per il crollo che nel 2018 causò sei vittime. L’esperto: “Balaustre come un ammasso di ferraglia”.
Ancona – È ripartito davanti alla Corte d’appello di Ancona il processo sul secondo filone dell’inchiesta relativa alla tragedia della discoteca Lanterna Azzurra, dove nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018 persero la vita cinque adolescenti e una donna. Al centro dell’udienza le questioni legate alla sicurezza e alle autorizzazioni rilasciate per l’apertura del locale.
L’ingegnere civile Marcello Mangione, consulente della Procura ed esperto di sicurezza, ha fornito una testimonianza durissima sulle condizioni della struttura. Secondo il colonnello dei carabinieri, l’uscita di emergenza numero 3, dove si verificò il crollo fatale, “era idonea a far scendere animali e paglia”. Le balaustre crollate sotto la pressione della folla in fuga dopo lo spruzzo di spray urticante sono state definite “un ammasso di ferraglia con i corrimani fatti con tubolari per il metano”.
Il perito ha inoltre sottolineato che il locale “non aveva l’agibilità” e che la commissione preposta avrebbe dovuto “verificare tutto a 360 gradi”. Nel corso della deposizione si è parlato anche di sanatorie “mai rilasciate” e di “domande di condono improvvisate”.
Sul banco degli imputati siedono nove persone: ex componenti della commissione di pubblico spettacolo che autorizzò l’apertura, l’ex sindaco di Corinaldo, un vigile del fuoco, funzionari amministrativi dell’ex area vasta 2 di Senigallia, tecnici dei gestori e proprietari, e un socio della Magic Srl che gestiva il locale. In primo grado erano stati assolti dalle accuse più gravi di omicidio colposo plurimo e disastro colposo, con condanne solo per falso a pene comprese tra un anno e un anno e due mesi, tutte sospese.
La prossima udienza è fissata per il 13 novembre, quando saranno ascoltati i medici legali Francesco Paolo Busardò e Manuel Papi, che eseguirono gli esami autoptici sulle vittime.