Lucravano sui richiedenti asilo: 5 in manette

Lo scandalo ha coinvolto la società cooperativa sociale Desy, di Castel San Giorgio. In galera è finito il responsabile mentre ai domiciliari altri 4 stretti collaboratori.

Salerno – Nella prima mattinata, in Mercato San Severino (SA), Roccapiemonte (SA) e Castel San Giorgio (SA), i militari del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Firenze, con l’ausilio del personale del Comando Provinciale dei carabinieri, hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali a carico di cinque indagati, nonché una misura reale con sequestro preventivo di beni nei confronti di una società operante nel settore dell’accoglienza dei migranti sul territorio Italiano, avente sede legale in Castel San Giorgio (SA).

I soggetti destinatari sono gravemente indiziati – a seconda delle loro diverse posizioni e partecipazioni soggettive, a seguire meglio specificate – in concorso tra loro, dei delitti di concussione nei confronti di soggetti richiedenti asilo sul territorio, frode nelle pubbliche forniture, nonché plurimi episodi di truffa aggravata in danno dello Stato e numerose false attestazioni in atti pubblici.

In particolare, sono state disposte ed eseguite, in data odierna: una misura cautelare in carcere nei confronti di S.D., 47enne di Castel San Giorgio, amministratore di fatto della Società Cooperativa Sociale Desy, avente sede in Castel San Giorgio (SA); ai domiciliari sono finiti M.C., 45enne di Castel San Giorgio, amministratore della Società Cooperativa Sociale Desy; A.A, 47enne di Roccapiemonte, professionista collaboratrice della citata società DESY; N.G., 37enne di Mercato San Severino, professionista collaboratrice della citata società DESY; G.C., 58enne di Castel San Giorgio, collaboratore della citata società Desy.

Un sequestro preventivo è stato operato in via diretta del profitto dei reati contestati a carico della Società Cooperativa Sociale Desy (ai sensi del D. Lgs. 231/01, che disciplina la responsabilità penale degli Enti), avente sede in Castel San Giorgio (SA), per una somma complessiva di euro 720.579,87.

Le indagini hanno avuto origine nel dicembre 2023, allorquando, d’intesa con i militari del Comando Provinciale di Pistoia, il Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Firenze effettuava un accesso ispettivo presso il Centro di Accoglienza Straordinario per richiedenti asilo (in seguito, per brevità, indicato come “CAS”) denominato ex “Hotel Giardini“, sito in San Marcello Piteglio (PT), ove erano state segnalate presunte irregolarità igienico-sanitarie.

I NAS nella sede della cooperativa sotto inchiesta

In tale contesto gli operanti rilevavano effettivamente gravissime carenze dal punto di vista igienico-sanitario, dovute ad una totale incuria degli ambienti ove erano ospitati i richiedenti asilo, riscontrando la presenza di sporcizia diffusa, liquami, muffe ed incrostazioni pregresse, nonché pessime condizioni abitative e di sicurezza, in grado di rappresentare pericolo per la salute e la sicurezza degli ospiti, oltre che per la salute pubblica. In data 19.12.23 la Prefettura di Pistoia disponeva, previa autorizzazione del Ministero dell’Interno, lo sgombero del centro (in quel periodo gestito da un’altra società, diversa rispetto a quella raggiunta dall’odierno provvedimento), con conseguente ricollocazione degli ospiti nelle altre province del territorio regionale.

All’esito dell’ispezione ed alla luce delle gravissime irregolarità riscontrate, gli operanti, coordinati dalla Procura della Repubblica di Pistoia, provvedevano ad eseguire una serie di verifiche dal punto di vista amministrativo-gestionale. Veniva pertanto avviata un’attività strutturata, nel corso della quale sono state preliminarmente verbalizzate le dichiarazioni degli ospiti della struttura di San Marcello Piteglio, che tracciavano un quadro allarmante delle condizioni di vita all’interno del CAS. Nelle dichiarazioni fornite, in particolar modo circa la gestione da parte della “Desy” (pertanto dall’01.08.21 al 31.07.23), si faceva riferimento ad una (quasi) totale assenza di fornitura di beni e servizi, con una sorta di “abbandono” dei richiedenti asilo, ospitati in una struttura sprovvista di riscaldamento e acqua calda, oltre che, in talune circostanze, anche di energia elettrica.

Dall’analisi della documentazione progressivamente acquisita, ed in particolare dalla consultazione dell’originaria convenzione stipulata tra la Prefettura di Pistoia e la DESY, emergeva che la ditta aggiudicataria del servizio avrebbe dovuto svolgere tutta una serie di attività in materia di: assistenza generica alla persona (fornitura di cibi, alimenti, bevande, abbigliamento), assistenza sanitaria, servizio di mediazione linguistico-culturale con la copertura delle principali lingue parlate dagli ospiti stranieri, un servizio di informativa legale per seguire i richiedenti asilo nelle pratiche burocratiche relative alla loro permanenza sul territorio nazionale, l’alfabetizzazione ed il sostegno psicologico, nonché la fornitura del cd “pocketmoney”, ossia una somma in denaro pari a € 2,5 al giorno, da corrispondere a ciascun ospite in base al numero di giorni di presenza al CAS. Nel periodo in esame la totalità degli ospiti dichiarava di non aver (quasi) mai ricevuto il pocket money e, all’esito del controllo documentale, risultava che in (quasi) un triennio di gestione, il pocket money era stato erogato solo per alcune mensilità e soltanto a favore di alcuni soggetti.

In realtà, in merito all’erogazione dei servizi, la quasi totalità degli ospiti riferiva di aver ricevuto solo sporadiche lezioni di lingua italiana, ma di non aver ottenuto alcun materiale per l’apprendimento della lingua, tant’è che alcuni, per sopperire, si recavano in autonomia presso la biblioteca comunale di San Marcello Piteglio (PT); di non aver ottenuto le informazioni legali sulla normativa concernente l’immigrazione e la protezione internazionale.

Gli ospiti avrebbero dovuto inoltre ricevere un servizio di assistenza sociale finalizzato alla valutazione delle situazioni personali che evidentemente, anche alla luce del generalizzato malessere evidenziato da tutti gli ospiti della struttura, non è mai stato realmente garantito. Analoga circostanza è risultata per il servizio di assistenza psicologica: nelle previste relazioni mensili della Desy, la psicologa del centro citava più colloqui singoli e di gruppo con i richiedenti asilo, circostanze in realtà non verificatesi, come rilevabile anche dalle dichiarazioni rese dai richiedenti asilo, i quali per l’appunto negavano di aver mai ricevuto questo tipo di supporto.

Un grosso affare quello che orbita sui richiedenti asilo e non solo

Era prevista in convenzione la fornitura di un servizio di assistenza sanitaria (complementare rispetto alle prestazioni garantite dal Servizio Sanitario Nazionale) ed anche rispetto a tale servizio i gestori risultavano totalmente inadempienti, gli ospiti infatti riferivano di non aver ricevuto alcuna visita medica all’ingresso in struttura, né i farmaci di cui avevano necessità, essendogli stati prescrittigli presso i presidi di pronto soccorso, ove, per urgenze, si erano dovuti recare anche autonomamente. Risultano documentati più casi di ospiti con seri problemi epidermici che, con alta probabilità, erano riconducibili alle pessime condizioni igienico sanitarie della struttura.

A fronte di tale quadro, la DESY attestava alla Prefettura di Pistoia, con conseguente richiesta di pagamento del servizio, molteplici prestazioni che non venivano mai eseguite; i professionisti indicati per tali attività certificavano, in varie occasioni, la loro presenza presso il CAS di San Marcello Piteglio (PT), sebbene l’analisi del traffico telefonico delle utenze da loro utilizzata li collocasse in altra regione, pertanto in contesti assolutamente incompatibili con la presenza presso il CAS, o addirittura risultavano impegnati in concomitanti servizi presso altri CAS gestiti dalla società sul territorio nazionale, il tutto a riscontro di quanto genuinamente dichiarato dai richiedenti asilo. La pg operante procedeva pertanto ad un’attenta verifica delle presenze degli operatori DESY all’interno del CAS, riscontrando in particolare plurimi episodi di truffa aggravata in danno dello Stato e connessi falsi ideologici.

Le gravi carenze di gestione del CAS portavano i richiedenti asilo ad avanzare ripetute proteste, a fronte di tali evenienze la risposta dei gestori era oppositiva, tanto che gli ospiti venivano lasciati finanche privi di generi alimentari essenziali, ricevendo supporto da alcuni cittadini che gli avevano (gratuitamente) procurato cibo e fornito beni di prima necessità. A tali proteste sono seguiti alcuni episodi di concussione posti in essere da dipendenti e collaboratori della DESY i, quali, a fronte delle plurime rimostranze dei richiedenti asilo (che rivendicavano -almeno- la fornitura di un servizio minimo, ed in primis del vitto), li minacciavano ripetutamente, costringendoli ad apporre le firme sui 4 fogli presenza in maniera che attestassero la regolare fornitura del servizio, riferendo che in caso contrario sarebbero stati espulsi dal centro e comunque non gli avrebbero fornito nemmeno le (scarse) derrate alimentari, evenienza puntualmente verificatasi, atteso che alcuni soggetti riferivano di essere rimasti fino a dieci giorni senza cibo per non aver apposto la firma sui menzionati registri.

In tale quadro, stante la gravità delle dichiarazioni rese, venivano effettuati degli ulteriori approfondimenti sugli assetti delle società, rilevando in particolare che la DESY risultava gestire (o aver gestito) degli altri CAS sul territorio nazionale, in particolare (anche) nelle province di Salerno, Avellino, Pavia e Arezzo. Sulla base di ulteriori e gravi elementi acquisiti, veniva avviata una manovra investigativa supportata da intercettazioni telefoniche, analisi tabulati di traffico ed acquisizione di una copiosa documentazione relativa alla gestione dei Centri di Accoglienza presso le citate Prefetture.

Lo sviluppo delle indagini consentiva di comprendere che la DESY, il cui rappresentante legale risultava essere C.M., era di fatto gestita – in toto- dal marito di quest’ultima, S.D. A quest’ultimo infatti era demandata: la gestione dei vari operatori e dei professionisti collegati alla Desy; l’adozione delle decisioni operative da assumere per l’andamento dei vari CAS; la determinazione delle spese da affrontare nelle strutture (dalla logistica ai generi alimentari) nonché l’individuazione di nuove strutture da destinare a centri d’accoglienza su tutto il territorio nazionale. Nell’ambito del procedimento penale sono stati indagati e raggiunti dalla misura cautelare, anche dei collaboratori della società: A.A. e N.G., praticamente delle factotum della DESY, sebbene fossero inquadrate, nell’assetto organizzativo di vari CAS, la prima (principalmente) come assistente sociale e la seconda (principalmente) come psicologa.

Durante l’attività investigativa emergeva che anche negli altri CAS (oltre quello di San Marcello Piteglio) gestiti dalla DESY (alcuni anche per Minori Stranieri Non Accompagnati -MSNA) ed attivi nelle province di: Pavia: due CAS in Montù Beccaria, due CAS Santa in Maria della Versa; un CAS in Pavia; Salerno: due CAS in Castel San Giorgio, un CAS in Orria; un CAS in Ascea; un CAS in Casalbuono, un CAS in Felitto. Avellino: tre CAS (uno dei quali per MSNA) in Savignano Irpino, un CAS in Grottolella; un CAS in Montoro.