Omicidio Cinzia Pinna, si cercano i complici di Ragnedda

Accertamenti medici sul corpo della 33enne scomparsa l’11 settembre e trovata senza vita in un casolare di proprietà del presunto killer.

Palau – Sono in corso gli esami autoptici sul corpo di Cinzia Pinna, la giovane di 33 anni originaria di Castelsardo, il cui omicidio è stato confessato da Emanuele Ragnedda. L’imprenditore vitivinicolo di 41 anni, originario di Arzachena, si trova attualmente detenuto nel carcere di Tempio Pausania.

Il cadavere della donna, della quale si erano perse le tracce dall’11 settembre, è stato localizzato nella proprietà dell’imprenditore situata tra Palau e Arzachena. Il corpo, che indossava unicamente una maglietta, giaceva nei pressi di un albero, esposto per giorni all’addiaccio e agli attacchi della fauna selvatica locale.

Le operazioni di recupero sono state coordinate dal comandante territoriale di Olbia dei carabinieri insieme ai suoi uomini. Lo stato di decomposizione avanzato ha reso impossibile il riconoscimento visivo da parte dei congiunti della vittima. Tra gli accertamenti previsti figura anche l’esecuzione di una Tac, necessaria per ricostruire con precisione le cause e le modalità del decesso.

Gli inquirenti stanno cercando di fare chiarezza sugli eventi verificatisi tra la notte dell’11 e il 12 settembre. Un interrogativo centrale riguarda l’eventuale colluttazione prima dell’utilizzo dell’arma da fuoco che ha provocato la morte della donna.

Durante gli interrogatori, svoltisi alla presenza del suo difensore Luca Montella, del procuratore Gregorio Capasso e della sostituta procuratrice Noemi Mancini, l’imprenditore ha dichiarato di aver agito per legittima difesa. Secondo la sua ricostruzione, sarebbe stato aggredito dalla Pinna all’interno di un casolare situato nella tenuta Conca Entosa, circostanza che lo avrebbe spinto a fare uso dell’arma.

Un aspetto cruciale ancora da definire riguarda il numero preciso dei colpi esplosi. Questa informazione dovrebbe emergere dagli esami autoptici, ai quali parteciperà anche Ernesto D’Aloja, consulente tecnico nominato dalla difesa dell’indagato.

Le indagini hanno inoltre rivelato un elemento significativo: nei giorni successivi all’omicidio, almeno due persone sarebbero state presenti sulla scena del crimine. Secondo gli investigatori, questi individui potrebbero aver fornito assistenza al quarantunenne nel tentativo di eliminare le tracce ematiche dall’abitazione e occultare gli oggetti personali della vittima.

Particolare attenzione viene riservata alla ricerca del telefono cellulare di Cinzia Pinna, che continua a risultare disperso. Il dispositivo potrebbe contenere informazioni determinanti per ricostruire gli ultimi momenti di vita della donna e le circostanze che hanno preceduto la tragedia.