Due organizzazioni criminali operavano in provincia di Chieti offrendo false residenze a sudamericani per 5mila euro a pratica.
Chieti – La cittadinanza italiana ridotta a una merce da comprare e vendere, con tariffe che oscillavano tra i 2.500 e i 5.000 euro a seconda della complessità della pratica. È quanto emerge da un’inchiesta della Procura di Lanciano che ha smantellato un sofisticato sistema di traffico di documenti che ha coinvolto amministratori locali, funzionari pubblici e cittadini stranieri desiderosi di ottenere il passaporto italiano a qualunque costo.
Due piccoli comuni abruzzesi della provincia di Chieti sono finiti al centro di questa operazione illecita: le indagini hanno rivelato l’esistenza di vere e proprie “fabbriche di cittadinanze” che sfruttavano le lacune del sistema burocratico per creare percorsi privilegiati verso l’agognato documento italiano.
Il meccanismo criminoso si basava su una distorsione del diritto italiano che riconosce la cittadinanza per discendenza, senza limiti generazionali. Molti sudamericani, soprattutto argentini e brasiliani, cercano legittimamente di ricostruire i legami genealogici con antenati italiani emigrati nei decenni scorsi. Ma quando questi collegamenti non esistono o sono difficili da dimostrare, entrano in campo organizzazioni come quelle scoperte dall’inchiesta.
Il primo gruppo criminale, specializzato in pratiche per cittadini argentini, aveva strutturato un vero e proprio servizio “chiavi in mano”: dalla creazione di false residenze all’ottenimento dei certificati necessari, tutto veniva gestito dall’organizzazione in cambio di lauti compensi. I clienti sudamericani venivano “parcheggiati” negli indirizzi fittizi di immobili disabitati, utilizzati all’insaputa dei proprietari, oppure presso le abitazioni degli stessi organizzatori.
Nella vicenda sarebbe emerso il presunto (saranno le indagini ad accertarlo) coinvolgimento di figure istituzionali che avrebbero dovuto garantire la legalità delle procedure. Due sindaci e un funzionario dell’anagrafe sono finiti nel mirino degli investigatori per aver facilitato il rilascio di documenti irregolari in cambio di compensi di vario tipo.
Le forme di corruzione accertate dai carabinieri vanno dalle più classiche somme di denaro a modalità più originali: prestazioni sessuali, sconti su attività commerciali, pagamento di affitti, e persino la promessa di voti elettorali durante le consultazioni amministrative. Un sistema di scambio di favori che ha trasformato gli uffici pubblici in sportelli al servizio del crimine organizzato.
Un amministratore locale avrebbe ottenuto supporto elettorale dai finti residenti in cambio della sua collaborazione, riuscendo così a farsi rieleggere grazie ai voti di persone che nel suo comune non avevano mai realmente abitato.
L’inchiesta ha rivelato l’esistenza di due distinte organizzazioni criminali che operavano con modalità simili ma su target diversi. La prima, attiva dal 2022, si concentrava sui cittadini argentini e poteva contare su una coppia di connazionali che fungeva da ponte tra i clienti sudamericani e i pubblici ufficiali compiacenti.
La seconda rete, emersa nel 2023, si era specializzata esclusivamente sui brasiliani e vedeva alla guida un ex funzionario dell’anagrafe che aveva messo la sua esperienza professionale al servizio dell’attività illegale. Anche in questo caso, la base operativa era costituita da un immobile utilizzato come finta residenza per decine di pratici fraudolente.
Per alimentare questo business milionario, le organizzazioni avevano messo in piedi una vera e propria catena di montaggio per la produzione di documenti falsi. Centinaia di certificati irregolari, false comunicazioni di ospitalità e dichiarazioni sostitutive inventate di sana pianta venivano sfornate dagli uffici comunali coinvolti nel sistema.
Il tutto sfruttando la fiducia che normalmente caratterizza i rapporti tra piccole amministrazioni locali e cittadini, trasformando questa relazione in un canale privilegiato per attività criminose.
Otto persone sono finite nel registro degli indagati per questa complessa operazione che ha messo in luce le fragilità del sistema di controllo sulla cittadinanza italiana. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Lanciano, rappresenta solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che potrebbe essere molto più esteso di quanto finora emerso.