Vaccini obbligatori, cinture di sicurezza obbligatorie, casco obbligatorio e svapo libero. Il commento di Paolo Battaglia La Terra Borgese.
Quando si tratta di salvaguardare la vita e la salute dei cittadini, il legislatore è molto attento e preciso, con leggi specifiche. Della serie: devi comprarti il vaccino (lo compro io con le tue tasse); la tua automobile deve essere equipaggiata di cinture di sicurezza (le paghi tu con l’acquisto dell’auto); devi obbligatoriamente indossare un apposito casco protettivo quando sei su due ruote con motore a scoppio (se non ti compri il casco ti multo).
Traduzione: se non sei vaccinato: non puoi fare questo, quello e quell’altro; se alla tua macchina mancano le cinture: non puoi usarla; se vai in moto devi avere (indossare) il previsto casco omologato: se no ti multo, ti decurto 5 punti dalla patente, ti fermo il veicolo amministrativamente e posso anche sospenderti la patente (quanto zelo).
È per il bene e il benessere del cittadino, sia inteso. Ma anche per il bene delle tasche del bene-detto cittadino, ovvio: per risparmiare sui costi della sanità che diversamente graverebbero ulteriormente sulle sue tasse (tributi).
Ma perché allora non ribenedire il benedetto? Perché se si tratta di sigarette elettroniche viene meno tutto l’impianto preventivo e protettivo del legislatore?
Eppure la SIF, Società Italiana di Farmacologia è stata molto chiara a spiegare che l’aerosol inalato con le sigarette elettroniche contiene diverse sostanze tossiche che, se aspirate regolarmente, possono causare infiammazione delle vie respiratorie, danni cardiovascolari e alterazioni del sistema immunitario; e che alcune di esse possono anche interferire con il sistema ormonale.
C’è di più: LO SVAPO È DANNOSO ANCHE PER CHI STA VICINO – chiarisce la SIF -. E anche se gli aerosol producono meno odore, rilasciano nell’ambiente sostanze che possono essere tossiche anche per chi le respira indirettamente, inclusi bambini, persone fragili e animali. Ma non finisce qui: allo stesso modo, i prodotti di scarto, che possono contenere batterie, metalli pesanti, plastiche, residui di nicotina e altri agenti tossici, rappresentano un rischio sia per la salute pubblica che per l’ambiente.
L’ho già detto e lo ripeto volentieri: ma perché allora non ribenedire il benedetto? Perché se si tratta di sigarette elettroniche viene meno tutto l’impianto preventivo e protettivo del legislatore? Pensiamo ai supermercati e ai loro dipendenti soprattutto. Nei locali pubblici come supermercati, bar, ristoranti, negozi, l’uso della sigaretta elettronica non è vietato per legge. Tuttavia, i gestori di questi esercizi hanno il diritto di stabilire proprie regole interne riguardo all’uso delle e-cig all’interno dei loro locali.
E tuttavia, dove non arriva la legge dello Stato arriva (o dovrebbe arrivare) la legge morale, per chi una morale, una sensibilità, ce l’ha. Quella morale è legge che obbliga – ad esempio – al saluto quando si entra in un negozio, anche se ciò non è un obbligo di legge.
Divieti specifici per le sigarette elettroniche
Il Decreto Legge 12 settembre 2013, n. 104, all’articolo 4, comma 2, stabilisce il divieto di utilizzo delle sigarette elettroniche in:
Istituti scolastici e formativi: È vietato svapare all’interno di scuole di ogni ordine e grado, università e centri di formazione professionale, comprese le aree all’aperto di pertinenza degli istituti.
Centri per l’impiego e formazione di personale: L’uso delle e-cig è proibito all’interno di questi centri. Queste restrizioni sono state introdotte per tutelare la salute dei minori e garantire ambienti salubri in ambiti educativi e formativi.
Davvero strane queste leggi d’Italia
Col Decreto-Legge 12 settembre 2013, n. 104, all’articolo 4, comma 2, si stabilisce il divieto di utilizzo delle sigarette elettroniche nei luoghi appena detti per tutelare la salute dei minori e garantire ambienti salubri.
Ma non sembra che ai minori sia vietato l’accesso ai supermercati, così come non sembra salubre lasciare rilasciare nell’ambiente di un supermercato sostanze che possono essere tossiche anche per chi le respira indirettamente: clienti donne in gravidanza, neonati, asmatici, allergici, anziani e soprattutto dipendenti.
Sorprende che grandi catene di supermercati non esercitino il diritto di stabilire proprie regole interne riguardo all’uso delle e-cig all’interno dei loro locali, almeno per salvaguardare la salute dei loro dipendenti, che diversamente dai clienti non possono abbandonare il supermercato.
La cosa più assurda sarebbe (se non “è”), vedere svapare un vigilante o un commesso dentro il supermercato. Se i supermercati vietassero questa ignobile pratica, garantirebbero un ambiente di lavoro confortevole per tutti i dipendenti ed eviterebbero potenziali conflitti.
Anche queste sono strane regole, regole strane di alcuni supermercati che mentre vantano benessere animale, poca cura e attenzione rivolgono ai propri dipendenti umani, ma io – precisa Paolo Battaglia La Terra Borgese – non faccio differenze.