Il governo ungherese rilancia la tensione con l’Europarlamento: il destino dell’eurodeputata passa per un voto cruciale. Il 23 settembre si deciderà sull’immunità dell’eurodeputata.
Un messaggio criptico, composto da due semplici numeri: “47.8690 N 18.8699 E”. Dietro queste coordinate geografiche si cela un gesto carico di significato politico. Il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs, ha scelto di commentare così la vicenda giudiziaria di Ilaria Salis, eurodeputata italiana eletta nel 2024 con Alleanza Verdi-Sinistra. Il riferimento è al carcere di Marianosztra, nel nord dell’Ungheria, dove Salis è stata detenuta per mesi prima di ottenere l’immunità parlamentare.
Il messaggio, pubblicato sui social, è stato interpretato come una minaccia velata: se il Parlamento europeo dovesse revocare l’immunità, Salis potrebbe tornare dietro le sbarre. Il 23 settembre, la Commissione Affari giuridici dell’Europarlamento esaminerà la richiesta formale di Budapest. Il voto decisivo è atteso per il 7 ottobre, quando l’intera Assemblea plenaria sarà chiamata a pronunciarsi.
Salis ha definito questo passaggio “una fase cruciale” della sua vicenda politica, denunciando le pressioni dell’estrema destra e l’uso strumentale della giustizia da parte del governo Orbán. “Rischio di tornare in quel maledetto pozzo ungherese”, ha scritto, riferendosi alle condizioni della sua precedente detenzione.
La tensione tra Salis e il governo ungherese non è nuova. Già in primavera, la deputata aveva criticato il divieto del Pride di Budapest e l’uso del riconoscimento facciale contro i manifestanti. Kovacs aveva risposto con toni duri, accusando Salis di essere “anarchica/comunista” e difendendo le politiche restrittive del governo.
Brando Benifei, europarlamentare del Partito Democratico, ha preso posizione: “In Ungheria non ci sarà mai un giusto processo per Salis. Ogni parlamentare che ha a cuore lo Stato di diritto deve votare per difendere la sua immunità”.