Narcotraffico in Sardegna: otto anni e mezzo all’ex sindaco Satta

Il tribunale di Tempio ha condannato l’ex consigliere regionale per associazione a delinquere legata al traffico di stupefacenti.

Tempio Pausania – Una sentenza che segna la fine di un lungo percorso giudiziario, quella pronunciata dal tribunale di Tempio Pausania nei confronti di Giovanni Satta, 58 anni, figura di spicco della politica locale sarda. L’ex sindaco di Buddusò ed ex consigliere regionale è stato condannato a otto anni e sei mesi di reclusione per un presunto coinvolgimento in un’organizzazione criminale dedita al traffico di stupefacenti.

Le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Cagliari hanno ricostruito l’esistenza di una complessa rete di narcotraffico che vedeva collaborare elementi sardi e albanesi. Secondo l’accusa, sostenuta in aula dalla pm Rossana Allieri, Satta avrebbe ricoperto un ruolo significativo all’interno di questa organizzazione criminale, che gestiva l’importazione di sostanze stupefacenti dai Paesi Bassi e dall’Albania.

La droga – principalmente eroina e cocaina – era destinata prevalentemente ai mercati dell’Olbiese e, durante la stagione turistica, alle zone più esclusive della Costa Smeralda, dove la domanda e i profitti risultavano particolarmente elevati.

L’arresto di Giovanni Satta, avvenuto nell’aprile del 2016 ad opera dei carabinieri di Olbia, aveva destato grande clamore nell’opinione pubblica sarda. La figura dell’ex sindaco di Buddusò, rispettato esponente della comunità locale e della politica regionale, si trovò improvvisamente al centro di un’inchiesta per crimini legati al narcotraffico.

Il rinvio a giudizio arrivò nel 2017, dando il via a un procedimento che si è concluso solo ora con questa condanna in primo grado. Durante tutto questo periodo, Satta ha sempre respinto le accuse, sostenendo la propria estraneità ai fatti contestati.

“In questi anni, udienza dopo udienza, abbiamo prodotto fatti, circostanze, testimonianze a mia discolpa. Abbiamo dimostrato la mia estraneità a tutti i fatti contestati, ma non è servito a niente. È come una persecuzione, per 16 anni non ho fatto altro che difendermi nei tribunali da accuse di ogni genere, trattato come il peggiore dei criminali e messo alla berlina sui social e sui giornali. Mi chiedo quando finirà questo calvario e quando sarò finalmente lasciato in pace. Ho pensato persino di rinunciare a difendermi e di farmi arrestare una volta per tutte e scontare la pena per quello di cui sono accusato. La voglia di dire basta è tanta, ma non lo faccio soltanto perché ho una famiglia, un figlio, tanta gente che ancora mi vuole bene”

È l’amaro commento di Satta a La Nuova Sardegna.

L’avvocato Angelo Merlini, che ha assistito Satta durante tutto il processo, aveva costruito la propria strategia difensiva sulla totale negazione del coinvolgimento del suo assistito nelle attività criminose. Nell’arringa finale, il legale aveva contestato punto per punto la ricostruzione accusatoria, sostenendo l’innocenza dell’ex consigliere regionale. Insieme alla collega Donatella Corronciu, Merlini ha definito la sentenza “inaspettata”, annunciando il ricorso in appello. La difesa punta evidentemente a ribaltare il verdetto di primo grado, confidando nella possibilità di dimostrare l’estraneità di Satta ai fatti criminali che gli vengono contestati.

Nel medesimo procedimento è stato condannato anche Simone Canu di Olbia, che ha ricevuto una pena di sette anni e sei mesi sempre per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga.

Il processo a carico dell’ex sindaco rappresenta solo una parte di un’indagine più vasta che aveva già portato alla condanna dei vertici delle organizzazioni albanesi coinvolte nel traffico. Il periodo contestato, dal 2013 al 2014, coincide con anni di particolare intensificazione dei traffici di droga nel Mediterraneo, quando le rotte balcaniche si stavano consolidando come vie preferenziali per l’importazione di stupefacenti verso l’Europa occidentale.