Tentato femminicidio a Palermo, polemiche per la sentenza che “giustifica” l’aggressore

La Rete Zeromolestie Sinalp critica duramente le motivazioni del giudice: “La violenza non può essere considerata uno sfogo umano”.

Palermo – Arriva a distanza di oltre tre anni la sentenza sul brutale pestaggio di Lucia Regna, vittima di un tentato femminicidio avvenuto il 28 luglio 2022, quando l’uomo che era suo marito la ridusse in fin di vita dopo sette minuti di violenza.

Le motivazioni della sentenza, però, hanno suscitato sdegno e incredulità. Il giudice ha descritto l’aggressione come uno “sfogo disperato” di un uomo “ferito dal tradimento” e “provato dalla disgregazione familiare”.

Secondo Natascia Pisana, Responsabile della Rete Zeromolestie Sinalp, è inaccettabile considerare un tentato femminicidio come uno “sfogo umano”. “Per sette lunghi minuti Lucia Regna è stata colpita fino a restare agonizzante – denuncia Pisana – e oggi ci viene detto che il colpevole andava compreso perché lacerato da una separazione. Questo non è diritto, è un insulto alla dignità delle vittime e alla coscienza collettiva”.

Il Presidente della rete, Andrea Monteleone, aggiunge: “Attribuire alla vittima la colpa di aver ‘sfaldato un matrimonio ventennale’ è un ribaltamento inaccettabile della realtà. Nessuna condizione può mai giustificare o attenuare la violenza, così si rischia di legittimare il possesso, il dominio e l’aggressione come risposta alla libertà di una donna”.

Nonostante strumenti legislativi come il Codice Rosso (L. 69/2019) e il ddl sul femminicidio approvato nel marzo 2025, la rete sottolinea come i processi troppo lenti e le motivazioni che minimizzano la gravità degli atti violenti alimentino sfiducia nei cittadini e diano un messaggio devastante alle donne: la violenza potrebbe in qualche modo essere compresa o attenuata.

La Rete Zeromolestie Sinalp ribadisce la necessità di processi rapidi, pene certe e un’educazione di genere diffusa che coinvolga scuole, istituzioni e società civile. Ogni sentenza che riduce la gravità della violenza, avvertono, colpisce non solo la vittima, ma tutte le donne.

“È tempo che la giustizia italiana si schieri senza ambiguità – conclude la Direzione della rete – la violenza non deve mai essere giustificata”.

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