Secondo i legali della famiglia Campanella, la madre del killer avrebbe agevolato la fuga del figlio dopo il delitto.
Messina – Gli avvocati che rappresentano i familiari di Sara Campanella, uccisa per mano di Stefano Argentino, hanno presentato alla Procura messinese una querela contro la madre del 27enne di Noto, che il 6 agosto scorso ha posto fine ai suoi giorni nel carcere messinese di Gazzi. L’atto d’accusa formula le ipotesi di reato di favoreggiamento e complicità morale.
Alla documentazione legale sono state unite le comunicazioni digitali scambiate via WhatsApp tra madre e figlio. La tesi dell’accusa sostiene che la Santoro abbia agevolato la latitanza dell’uomo dopo l’assassinio, fornendogli supporto per sottrarsi alla cattura.
“Abbiamo mantenuto il silenzio finora, necessario per elaborare un lutto così devastante, ma ora è il momento di battersi per la giustizia di Sara”, sono le parole di Maria Concetta Zaccaria, madre della vittima, come riporta La Repubblica, al culmine della conclusione del processo al Tribunale di Messina. “Sara ha diritto alla verità: se esistono responsabilità aggiuntive, devono venire alla luce. Il suo spirito continuerà a guidarci perché incarnava l’amore puro e tale rimarrà per sempre”.
Nel corso della medesima udienza, il Tribunale messinese ha stabilito l’archiviazione del procedimento relativo al suicidio di Stefano Argentino per cessazione della materia del contendere.
I parenti del 27enne avevano tentato di recapitare una lettera di scuse alla famiglia della vittima. “Una comunicazione che i genitori di Sara hanno categoricamente rifiutato di leggere, arrivata dopo che la madre dell’omicida aveva pubblicamente descritto il figlio come un giovane per bene”, ha riferito l’avvocato Concetta La Torre, legale di parte civile. “Adesso toccherà all’autorità giudiziaria valutare l’esistenza di ulteriori responsabilità. Il nostro obiettivo è diffondere un messaggio cruciale: il consenso negato va sempre rispettato. Ho già seguito casi analoghi come quelli di Lorena Quaranta e Alessandra Musarra, entrambe vittime di violenza di genere. La storia di Sara la stiamo portando anche tra i banchi di scuola”.