Il 63enne è accusato di aver appiccato le fiamme in un’area privata dopo un alterco con un vicino.
Grottaferrata – Un incendio doloso ha portato all’applicazione di una misura restrittiva nei confronti di un ex professionista della boxe, Romolo Casamonica, residente nella zona collinare a sud della Capitale. L’uomo, appartenente al noto clan familiare romano, è stato posto ai domiciliari su decisione dell’autorità giudiziaria di Velletri, che ha accolto le istanze del pubblico ministero.
La vicenda risale agli inizi di agosto, quando secondo l’accusa l’imputato avrebbe deliberatamente innescato un rogo nell’area esterna dell’abitazione di un confinante di origine est-europea. Le fiamme si sarebbero rapidamente propagate coinvolgendo materiali di scarto pericolosi ammassati irregolarmente nella proprietà limitrofa.
Gli investigatori dell’Arma dei Carabinieri del presidio territoriale, operando sotto la supervisione della magistratura inquirente, hanno condotto approfonditi sopralluoghi tecnici che hanno evidenziato la presenza di dispositivi incendiari utilizzati per provocare il divampare del fuoco. Le perizie hanno confermato la natura dolosa dell’evento, escludendo cause accidentali o naturali.
Le verifiche hanno inoltre portato alla luce una serie di dissapori e confronti verbali accesi tra i due confinanti nelle settimane precedenti al fatto criminoso, elementi che secondo gli inquirenti avrebbero costituito il movente dell’azione vendicativa. La situazione di tensione tra le parti aveva già generato malumori nel vicinato prima di degenerare nell’episodio incendiario.
Inizialmente, al momento dell’intervento delle forze dell’ordine a seguito della chiamata di emergenza, il sospettato era stato identificato e segnalato all’autorità giudiziaria senza l’applicazione di misure immediate. Successivamente, con l’evolversi delle indagini e l’acquisizione di prove più solide, il quadro accusatorio si è consolidato portando all’emissione dell’ordinanza restrittiva.
Parallelamente all’arresto, il magistrato ha disposto il sequestro preventivo dell’unità abitativa occupata dalla famiglia, situata all’interno di un complesso residenziale di proprietà dell’amministrazione capitolina.
La consorte e la figlia dell’arrestato sono state formalmente accusate di occupazione abusiva di immobili pubblici. Per la moglie è stata inoltre prevista una misura alternativa che prevede l’affidamento ai servizi sociali territoriali con l’obbligo di rispettare il coprifuoco notturno presso il domicilio assegnato.