L’ex relatore ONU Richard Falk sollecita l’Assemblea Generale a bypassare il Consiglio di Sicurezza. “Il silenzio equivale a complicità”.
Il Tribunale per Gaza ha lanciato un appello drammatico alla comunità internazionale, chiedendo un immediato intervento armato per fermare quella che definisce “la fase più letale del genocidio” condotto da Israele nella Striscia. L’organismo, composto da quasi 100 accademici e difensori dei diritti umani, ha sollecitato i governi mondiali ad aggirare il blocco del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per autorizzare una missione di protezione.
L’appello di Richard Falk da Istanbul
Durante una conferenza stampa tenuta lunedì 18 agosto a Istanbul, il presidente del tribunale Richard Falk – professore emerito di diritto internazionale all’Università di Princeton ed ex relatore speciale ONU sui diritti umani nei Territori palestinesi – ha lanciato un ultimatum alla comunità internazionale: “Se non intraprendiamo ora un’azione seria e drastica, qualsiasi cosa fatta in maniera più moderata arriverà troppo tardi per salvare le persone sopravvissute che sono già state traumatizzate da oltre 22 mesi di genocidio”.

Il giurista americano ha invitato i governi a utilizzare la risoluzione “Uniti per la Pace” del 1950 e il principio della “Responsabilità di Proteggere” adottato nel 2005 per bypassare il veto degli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza e appellarsi direttamente all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
“Genocidio in tempo reale più visibile dell’Olocausto”
Secondo Falk, il mondo sta assistendo alla “trasparenza di un genocidio compiuto in tempo reale”, ancora più visibile dell’Olocausto. Il giurista ha accusato le democrazie occidentali di “comportamento complice”, pur rilevando un crescente cambiamento nell’opinione pubblica globale.

“Cerchiamo di rivolgerci alla coscienza di tutti i popoli e incoraggiare quel tipo di attivismo capace di produrre cambiamenti nei governi – in particolare un embargo sulle armi e varie forme di sanzioni, inclusa la solidarietà con la lotta palestinese che si rivelò così efficace nella campagna contro l’apartheid”, ha dichiarato Falk.
L’allarme per l’offensiva su Gaza centrale
La dichiarazione di emergenza del tribunale, intitolata “È ora di AGIRE”, ha evidenziato la decisione del 7 agosto del Gabinetto per la sicurezza nazionale israeliano di avanzare verso Gaza centrale, dove si trovano rifugiati quasi un milione di palestinesi sfollati. Una decisione che, secondo Falk, è stata contestata dallo stesso alto comando militare israeliano.
Il tribunale ha fatto eco all’appello dell’inviato palestinese all’ONU Riyad Mansour per l’invio di forze di protezione, avvertendo: “Noi, come Tribunale di Gaza, ci uniamo a coloro che considerano il silenzio di fronte al genocidio come complicità”.
La battaglia per la verità
Falk ha inoltre condannato i tentativi di silenziare giornalisti e difensori dei diritti umani, denunciando le sanzioni contro i relatori ONU e “l’assassinio del 10 agosto di Anas al-Sharif e dei suoi colleghi di Al Jazeera in un altro violento e deliberato tentativo di zittire chi dice la verità”.
“Parte del compito del tribunale di Gaza è rafforzare il ruolo della verità”, ha affermato. “Ed è di importanza strategica non solo per Gaza ma per il benessere del mondo”.
Cos’è il Tribunale per Gaza
Il Tribunale per Gaza è stato istituito a Londra nel novembre 2024 da quasi 100 accademici, difensori dei diritti umani e leader della società civile, citando il “totale fallimento” della comunità internazionale nell’applicazione del diritto internazionale a Gaza.
L’organismo ha già tenuto sessioni a Londra nel febbraio 2025 e una a Sarajevo nel maggio successivo, che ha prodotto la Dichiarazione di Sarajevo accusando Israele di genocidio e apartheid. Un’udienza finale è prevista per ottobre a Istanbul, dove la “Giuria di Coscienza” del tribunale emetterà un verdetto morale basato su testimonianze e prove.
La situazione sul campo
Dal 7 ottobre 2023, la guerra israeliana su Gaza ha causato oltre 62.000 morti palestinesi secondo i dati palestinesi. L’enclave affronta una grave crisi umanitaria, mentre a livello internazionale proseguono i procedimenti legali: la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della difesa Yoav Gallant, mentre Israele è sotto processo per genocidio alla Corte Internazionale di Giustizia.

Il tribunale porterà la questione alla prossima Assemblea Generale dell’ONU, prevista per il prossimo mese a New York, nella speranza che la pressione popolare possa trasformare l’inazione politica in azione concreta per proteggere la popolazione palestinese.