Sale operatorie chiuse, pazienti che boccheggiano e personale allo stremo. Alle Molinette 30 gradi nei corridoi, aria condizionata guasta in tre reparti
Torino – Il termostato nel reparto di Neurologia delle Molinette segna implacabile 32 gradi. Nell’aria satura di umidità, una donna agita nervosamente un ventaglio improvvisato: “Impossibile dover sopportare un caldo simile in un luogo di cura”. È l’istantanea di un’estate che sta mettendo in ginocchio il sistema ospedaliero torinese, trasformando i luoghi di cura in fornaci dove pazienti e personale lottano quotidianamente contro temperature asfissianti.
L’impianto di aria condizionata del reparto neurologico non funziona da giorni. Per ripararlo sarà necessario chiudere temporaneamente l’intera unità e trasferire i pazienti altrove, un’operazione complessa che scatterà nelle prossime settimane. Nel frattempo, il caldo non dà tregua: “Guarire in queste condizioni è difficile, la notte si fatica a dormire e durante il giorno è un incubo”, racconta un paziente stringendo una bottiglia d’acqua fresca come un salvagente.

La ricerca disperata di refrigerio porta degenti e accompagnatori nel piccolo cortile interno baciato dall’ombra o nella chiesetta ricavata al piano terra. Ma ventilatori e condizionatori portatili – i famosi “pinguini” – non bastano ad attenuare la calura: in tutto il presidio delle Molinette di Torino le temperature raramente scendono sotto i 30 gradi e in alcuni corridoi si superano abbondantemente i 35.
Nella zona prenotazioni, gli utenti in coda sventolano fogli, fazzoletti, ventagli improvvisati. Tutti tengono in mano una bottiglia d’acqua. Anche il personale sanitario appare provato: lo si legge dai volti accaldati di medici e infermieri che percorrono i lunghissimi corridoi centrali con gesti lenti e stanchi.
Le finestre dei corridoi restano spalancate nella speranza di facilitare il ricambio d’aria ma spesso l’effetto è opposto: a entrare è soltanto l’afa esterna e qualche raro refolo di vento. “È difficile anche a livello di concentrazione – racconta un’infermiera – perché comunque è sfiancante vivere in una situazione del genere”.
La situazione critica non riguarda solo le Molinette. Nei giorni scorsi una sala operatoria del Sant’Anna è stata dichiarata inutilizzabile per le temperature troppo elevate, stessa sorte toccata a quella dell’Ospedale San Lazzaro. I disagi si moltiplicano in tutti gli ospedali cittadini: al Maria Vittoria, al San Giovanni Bosco, all’Amedeo di Savoia – le strutture più datate dell’Asl Città di Torino – solo alcuni reparti sono climatizzati. Negli altri ci si arrangia con condizionatori a muro e ventilatori.
“Blackout elettrici a ripetizione e temperature insostenibili”, denuncia il sindacato Cimo-Fesmed. Le segnalazioni si susseguono da tutti i presidi: interruzioni di corrente al Sant’Anna, al Regina Margherita e al Cto, mentre il caldo soffocante rende critiche le condizioni nei reparti e nei corridoi.
Nel reparto di Cardiologia dell’ospedale Maggiore di Chieri si verifica il paradosso per cui lo specialista consiglia ai cardiopatici di evitare luoghi caldi, per poi farli attendere in sale roventi come forni. “Mi sono sentita abbandonata – racconta una paziente – è assurdo che in un luogo di cura si raggiungano 35 gradi”.
Ad Alessandria, nell’ospedale dove i termometri superano abbondantemente i 35 gradi, Mario denuncia: “Mi hanno operato alla prostata e dopo l’intervento mi hanno portato in una camera con un caldo asfissiante. L’aria condizionata era rotta e l’acqua era contingentata”.
La morsa del caldo mette a dura prova un sistema sanitario già fragile, dove l’aria condizionata funziona “a macchia di leopardo”. Solo nei reparti ristrutturati di recente si può godere di nuovi impianti di refrigerazione. In tutti gli altri regna l’invasione dei “pinguini”, una questione che si ripropone identica – e non certo inaspettata – di anno in anno.
“Mentre tutti sognano droni a idrogeno e sale operatorie da 200 metri quadrati, nell’ospedale reale si boccheggia”, provoca Vladimir Erardi, segretario aziendale della Cimo, rivolgendosi direttamente al commissario Thomas Schael: “L’abbiamo invitata a uscire dagli ambienti climatizzati della direzione generale, ma preferisce lasciarci annaspare nel caldo soffocante”.
Qualche eccezione resiste: “Tutti i nostri reparti hanno l’aria condizionata, non si registrano situazioni critiche”, comunicano dal Mauriziano. Reparti climatizzati anche al Martini e all’Oftalmico.
“Stiamo negli ultimi anni ristrutturando e climatizzando tutti i reparti di degenza – spiega Gitana Scozzari, dirigente medico della direzione sanitaria delle Molinette – ne rimangono ancora alcuni residuali in attesa di climatizzazione”. Promesse che però non placano la rabbia di chi, ogni giorno, deve lavorare e curarsi in condizioni al limite del sopportabile.
In assenza di investimenti strutturali, tutto si riduce a interventi tampone: ventilatori portatili, tende abbassate, bottiglie distribuite nelle corsie. Il caldo, negli ospedali torinesi, non è più solo un fastidio estivo: è diventato un problema strutturale che mette a rischio la qualità delle cure e la dignità di pazienti e operatori.