Gemona, la calce viva in cui il corpo è stato immerso per 5 giorni non ha compromesso l’esame medico-legale. Un utensile compatibile è stato sequestrato nella villetta dove è stato compiuto l’omicidio. Ma i periti della difesa di madre e compagna contestano: “Mancano i segni sul collo”.
Udine – L’autopsia eseguita questa mattina sul corpo di Alessandro Venier ha confermato che la morte è avvenuta per strangolamento. A rivelarlo all’Ansa sono fonti investigative, secondo cui l’esame ha anche accertato un “depezzamento” post mortem: gli arti inferiori sono stati separati dall’addome, quest’ultimo dal torace e il torace dal capo.
Secondo i primi rilievi, lo smembramento sarebbe stato eseguito con un utensile di cui non sarebbe ancora stata accertata la compatibilità: probabilmente però si tratta di un seghetto e non di un coltello, perché querst’ultimo non sarebbe stato in grado di incidere le ossa del femore. Un seghetto è stato rinvenuto dagli inquirenti nell’autorimessa della villetta degli orrori di Gemona e sequestrato: verosimilmente sarà analizzato per capire se sia stato utilizzato per il macabro gesto.
Cinque giorni nel bidone ricoperto di calce viva
Del truce omicidio è accusata la madre Lorena, rea confessa: avrebbe agito con la collaborazione della nuora Mailyn per impedire al figlio di partire per la Colombia con la moglie e la figlioletta. Entrambe restano in carcere per omicidio e distruzione di cadavere
Il corpo di Venier era stato nascosto per cinque giorni in un bidone, coperto da calce viva. Questa sostanza, spiegano gli esperti, non ha ostacolato l’autopsia odierna, mentre aveva creato difficoltà agli esami TAC svolti il giorno precedente.
L’esame, affidato alla dottoressa Francesca Sinopoli su incarico della Procura di Udine, si è svolto alla presenza di numerosi periti di parte. L’inizio è stato ritardato a causa di un disguido: la salma non era stata scongelata per tempo e il pool di medici ha dovuto attendere che fosse pronta per procedere alle analisi.
I periti della difesa: mancano i segni sul collo
Secondo quanto riportato dalle agenzie, però, ci sarebbe uno scontro in corso tra i vari periti rispetto alle cause del decesso. Se l’esperto nominato dalla Procura avrebbe confermato che la morte è avvenuta per strangolamento, i consulenti della difesa sostengono che manchino segni evidenti sul collo della vittima e le macchie polmonari segnalate nell’esame e messe a verbale non sarebbero sufficienti a spiegare nemmeno una morte per soffocamento da pressione con un cuscino, come Lorena aveva detto di aver provato a fare prima di chiedere a Mailyn di usare i lacci delle scarpe. Gli esami tossicologici chiariranno quando hanno pesato, eventualmente, sedativi e insulina usate per stordire Venier e renderlo inoffensivo.
Le indagini proseguono per chiarire le circostanze dell’omicidio e l’esatta dinamica dei fatti.