Omicidio Ravasio: arrestata Ariane Pereira, la figlia della “Mantide di Parabiago”

Decisive le rivelazioni del complice Massimo Ferretti. Intercettazioni e testimonianze svelano una rete familiare criminale pianificata nei minimi dettagli.

Parabiago – Il caso che ha sconvolto Parabiago si arricchisce di un nuovo capitolo inquietante. Ariane Pereira Bezerra da Silva, 31 anni, secondogenita di Adilma Pereira Carneiro – ormai nota alle cronache come la “Mantide di Parabiago” – è stata fermata dai Carabinieri di Legnano con l’accusa di omicidio. La donna sarebbe coinvolta nell’assassinio di Fabio Ravasio, il commerciante 51enne, compagno della madre di Ariane, ucciso il 9 agosto dello scorso anno.

Il tradimento del complice: le rivelazioni di Massimo Ferretti

A far crollare il muro di silenzio attorno ad Ariane sono state le dichiarazioni rese in aula da Massimo Ferretti, barista e amante di Adilma, nonché complice nell’omicidio. Durante l’esame condotto dal pubblico ministero Ciro Caramore, Ferretti ha direttamente coinvolto la 31enne, rivelando un particolare agghiacciante: nelle fasi preparatorie del delitto, Ariane avrebbe suggerito di cercare il killer di Ravasio “tra gli zingari di Magenta”.

La Mantide di Parabiago

Queste parole, pronunciate davanti al tribunale, hanno scatenato l’ira della donna presente tra il pubblico in aula, evidenziando la brutalità con cui la famiglia pianificava l’eliminazione di Ravasio.

Le intercettazioni che incastrano la famiglia

Le ricostruzioni della Procura di Busto Arsizio hanno portato alla luce un quadro ancora più inquietante attraverso l’analisi di diverse conversazioni telefoniche intercettate prima e dopo il delitto. In questi dialoghi emerge chiaramente il ruolo di coordinamento svolto dalla madre Adilma, che si assicurava che ogni dettaglio fosse gestito con precisione maniacale.

Le intercettazioni mostrano come Adilma avesse verificato che l’auto utilizzata per l’investimento mortale fosse stata correttamente occultata nel garage della casa di famiglia e che ogni traccia fosse stata rimossa dall’abitacolo.

Il coinvolgimento del compagno e la rete familiare

Ariane non si limitava a coordinare gli aspetti logistici: le indagini hanno rivelato che forniva indicazioni precise anche al suo compagno Fabio Lavezzo, anch’egli finito a processo per aver svolto il ruolo di “palo” durante l’esecuzione dell’omicidio. In particolare, la 31enne aveva paventato la possibilità che la madre potesse chiedere direttamente a Lavezzo di uccidere Ravasio, coinvolgendo così anche il partner nelle dinamiche omicide della famiglia.

Ariane Pereira Bezerra da Silva

Il fermo di Ariane si inserisce in un contesto già drammatico. La madre Adilma è attualmente a processo non solo per l’omicidio di Fabio Ravasio (insieme ad altre 8 persone, tra cui il terzogenito Igor Benedito) ma è anche accusata di aver ucciso il precedente marito Michele Della Malva nel 2011.

Le false dichiarazioni e la strategia difensiva

Durante le indagini condotte dal sostituto procuratore Caramore, Ariane era stata sentita più volte, rimediando anche un’accusa di false dichiarazioni. Gli inquirenti ritengono che la donna abbia deliberatamente mentito con l’intento di coprire il ruolo dei familiari nella vicenda.

Il rischio fuga e la detenzione

Dopo le dichiarazioni di Ferretti, il rischio che Ariane potesse fuggire in Brasile si era fatto concreto. La donna gode infatti di appoggi anche economici nel Paese sudamericano, elemento che ha spinto gli inquirenti ad accelerare i tempi del fermo. I Carabinieri di Legnano l’hanno prelevata dalla sua abitazione e accompagnata nel carcere di Como, dove rimane in attesa dell’interrogatorio di convalida del fermo.

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