Il corpo della 53enne ritrovato in una radura isolata a 200 metri dalla sua auto finita in un fosso. In attesa dell’autopsia, gli inquirenti propendono per l’omicidio.
Milano – La vicenda di Erika Ferini Strambi, la 53enne milanese trovata morta mercoledì 16 luglio nelle campagne tra Pantigliate e Peschiera Borromeo, continua a tenere banco, avvolta in un alone di mistero. I carabinieri della Compagnia Porta Monforte e il pubblico ministero propendono per l’ipotesi di omicidio, pur senza escludere altre piste. Il caso presenta numerosi elementi inquietanti e incongruenze che rendono il quadro ancora più enigmatico.
Erika, impiegata da 17 anni nel settore risorse umane di Essilor-Luxottica, era scomparsa nella notte tra il 5 e il 6 luglio. La denuncia era stata presentata il 7 luglio dal padre ai carabinieri, dopo che la donna non si era presentata al lavoro e non rispondeva più al telefono. Le ricerche si erano concentrate nella zona di Pantigliate, dove l’ultima traccia telefonica del cellulare di Erika era stata registrata. La svolta è arrivata nel primo pomeriggio di mercoledì 16 luglio, quando un agricoltore, impegnato nei campi con la sua mietitrebbia, ha notato una Mini Cooper nera del 2011, l’auto di Erika, incastrata per metà in un fosso lungo una strada sterrata tra Pantigliate e Peschiera Borromeo.
A circa 200 metri di distanza, in una radura isolata tra alberi e sterpaglie, è stato rinvenuto il corpo senza vita della donna, in avanzato stato di decomposizione. Accanto al cadavere, le stampelle che Erika utilizzava per muoversi a causa di una rara patologia genetica, l’osteogenesi imperfetta, nota come “sindrome delle ossa di cristallo”. Un dettaglio particolarmente inquietante: vicino al corpo sono stati trovati un paio di slip, sfilati, che hanno subito attirato l’attenzione degli inquirenti.
Diversi aspetti della scena del ritrovamento alimentano i sospetti di un omicidio. Innanzitutto, la distanza di 200 metri tra l’auto e il corpo, in un’area difficilmente accessibile, soprattutto per una persona con difficoltà motorie come Erika. La Mini Cooper, con le portiere chiuse e le chiavi ancora nel quadro, non presentava segni di un incidente: gli airbag non erano esplosi, e l’abitacolo risultava in ordine, senza tracce evidenti di una manovra brusca. Questo ha portato gli investigatori a ipotizzare che l’auto possa essere stata posizionata nel fosso intenzionalmente, per simulare un incidente.
Altro elemento cruciale è la sparizione della borsa di Erika, contenente documenti e cellulare, che non sono stati ritrovati. Il telefono, spento dall’alba del 6 luglio, aveva agganciato per ore la stessa cella telefonica nella zona di Pantigliate, vicino a una pensione per cani. Gli inquirenti non escludono che possa essere stato gettato o nascosto, e le ricerche nei campi circostanti continuano nella speranza di recuperarlo. I tabulati telefonici analizzati finora non hanno fornito indizi significativi, ma il traffico dati generato quella notte suggerisce che Erika potrebbe aver usato app di messaggistica o navigato sul web prima che il dispositivo si spegnesse.
Le indagini si concentrano sulle ultime ore di vita della donna, ricostruite grazie a testimonianze e immagini delle telecamere di videosorveglianza. La sera del 5 luglio, Erika aveva trascorso una serata al locale “InGordo” di Segrate, un pub dove si teneva una serata karaoke, attività che la 53enne, appassionata di musica, amava frequentare. Secondo i presenti, Erika era apparsa serena, sorridente, e aveva consumato alcuni drink. Un conoscente si era offerto di riaccompagnarla a casa, temendo che avesse bevuto troppo, ma lei aveva rifiutato, scegliendo di guidare da sola. Le telecamere di sorveglianza hanno ripreso la sua Mini Cooper intorno all’una del 6 luglio in via 2 Giugno a Peschiera Borromeo, diretta verso Pantigliate, in una traiettoria opposta a quella che l’avrebbe riportata a casa sua, in zona piazzale Cuoco a Milano. Questo “girovagare senza meta” ha insospettito gli inquirenti: Erika aveva forse un appuntamento? O si era persa? L’ipotesi più accreditata è che la donna abbia incontrato qualcuno, volontariamente o meno, in quella zona isolata.
La presenza degli slip accanto al corpo e l’assenza di segni evidenti di violenza, complice lo stato di decomposizione del cadavere, rendono l’ipotesi di un’aggressione a sfondo sessuale una delle piste al vaglio. La Procura di Milano ha aperto un fascicolo per omicidio a carico di ignoti, coordinato inizialmente dal pm Letizia Mocciaro e successivamente passato al pm Francesco De Tommasi. L’autopsia, prevista nei prossimi giorni, sarà cruciale per stabilire le cause della morte e verificare eventuali segni di violenza non rilevati a causa dello stato del corpo. I carabinieri stanno analizzando le impronte repertate sulle portiere dell’auto e conducendo esami approfonditi all’interno del veicolo. Parallelamente, si scava nella rete di relazioni di Erika, descritta da amici e colleghi come una persona riservata ma socievole, con una vita apparentemente stabile. Chi ha incontrato Erika quella notte? Perché la sua auto è finita in un fosso, a 200 metri dal corpo? E dove sono finiti la borsa e il cellulare?