Marco Montanari getta la spugna dopo l’evasione del figliastro condannato per la strage di Corinaldo: “Persone così ci nascono”.
Ancona – Sembra aver perso la speranza anche lui, Marco Montanari, il patrigno di Andrea Cavallari. L’uomo che ha sempre assicurato di aver cresciuto quel ragazzo, a suo dire “problematico”, nella miglior maniera possibile, provando pure a farlo seguire da uno psicologo, ora getta definitivamente la spugna. Troppo grande la delusione dopo quella fuga arrivata in un giorno che doveva essere di festa.
“Nemmeno la laurea può cambiarlo”
“Nemmeno la laurea può cambiare elementi così”, sospira laconico ai giornalisti del Corriere della Sera che lo hanno raggiunto nel suo negozio di elettrodomestici a Bomporto, nella bassa modenese. Le parole tradiscono una rassegnazione amara, maturata dopo anni di tentativi falliti.
Montanari ci aveva provato in tutti i modi a raddrizzarlo, facendolo anche lavorare nel punto vendita che è da sempre la sua vita. Ma non ha funzionato, come racconta ai cronisti: “Era ingestibile. Ebbi subito dei problemi, litigò e insultò un cliente, si comportò da maleducato. Dopo mezzora gli dissi: ‘non puoi stare qui’. E finì lì”.
Una festa rovinata
Ora, dopo l’ennesima occasione di ravvedimento andata in fumo, dopo quell’evasione forse pianificata da mesi, nemmeno più lui sembra credere a un recupero di Andrea: “Ora non voglio rivederlo”, dice l’uomo.
Montanari stavolta vorrebbe davvero evitare di parlare. Sente di aver detto già molto, forse troppo, e ammette che le sue dichiarazioni sono state oggetto di discussione: “Anche l’avvocato del ragazzo – Francesco Muzzioli – mi ha consigliato di smetterla con le dichiarazioni ai giornalisti…”.

Eppure acconsente a ripercorrere quella maledetta giornata. La laurea, la festa, un’occasione bella nella sua apparente normalità: “A tavola si scherzava e si rideva. Eravamo felici e contenti”. Tutto rovinato ancora una volta da Andrea.
La fuga programmata
Dopo il pranzo il giovane lascia tutti, dice che deve andare a vedere una fidanzata che in realtà non lo sente più da tempo e scappa. Montanari e la madre di Cavallari vengono prelevati da un amico più grande del ragazzo, un trentacinquenne che l’uomo non aveva mai visto: li porta all’autostazione dove avevano lasciato la macchina.
Poi, dopo il ritorno a casa, la scoperta: Andrea non è rientrato in carcere come da accordi, è scappato, probabilmente all’estero. “Siamo rimasti così tutti… Inimmaginabile”, ricorda ancora incredulo.
L’uomo ammette di non sapere molte cose, né perché avesse scelto di studiare proprio scienze giuridiche né dove si fosse procurato i soldi per la fuga. Loro, i genitori, gli avevano lasciato solo i 300 euro regalati per il traguardo raggiunto.
“Persone così ci nascono”
Montanari ora ammette che non garantire una scorta al ragazzo sia stato un grande errore, anche perché Cavallari non è più capace di ispirare fiducia nemmeno in chi lo ha cresciuto: “Perché non sono persone affidabili. Non ci si può fidare di personaggi di quel tipo lì: anche se hanno fatto il loro percorso, laureati o meno, rimangono sempre gli stessi”.
Il cinquantenne, che lo ha visto impegnato a rubare e imbrogliare “da quando aveva 10-12 anni”, è arrivato a un’amara conclusione: “Persone del genere così ci nascono”.