Maxi blitz della polizia con 300 uomini, sessanta dei quali in assetto antisommossa. Quattro guardie penitenziarie indiziate di corruzione.
Prato – Un’ampia operazione coordinata dalla Procura di Prato ha terremotato il carcere “La Dogaia” di Prato, portando alla luce un sistema di corruzione e traffici illeciti all’interno dei reparti di Alta Sicurezza e Media Sicurezza. L’inchiesta, avviata a luglio 2024, ha rivelato l’introduzione illegale di telefoni cellulari, smartwatch, schede SIM e sostanze stupefacenti come cocaina e hashish, con il coinvolgimento di detenuti legati alla criminalità organizzata, tra cui esponenti mafiosi, e di alcuni agenti penitenziari. L’operazione ha visto il dispiegamento di oltre 300 membri delle forze dell’ordine, tra cui 60 poliziotti in assetto antisommossa, e ha portato a perquisizioni su 127 detenuti, di cui 27 indagati, oltre a quattro agenti penitenziari accusati di corruzione e altri quattro sotto indagine per contatti anomali con personale addetto alle pulizie.
L’inchiesta, guidata dal procuratore Luca Tescaroli, ha messo in evidenza una realtà allarmante: nonostante il regime di Alta Sicurezza sia progettato per limitare i contatti e i privilegi dei detenuti condannati per reati mafiosi, alcuni capi e affiliati a clan godevano di una libertà di movimento non consentita all’interno del reparto. Questo ha permesso loro di organizzare e mantenere reti criminali anche dall’interno del carcere, grazie alla disponibilità di dispositivi di comunicazione e stupefacenti.
Le indagini hanno accertato che i dispositivi, tra cui smartphone di ultima generazione, microtelefoni e smartwatch, venivano utilizzati per comunicare con l’esterno, potenzialmente per coordinare attività criminali come traffico di droga o addirittura per impartire ordini. Le sostanze stupefacenti, principalmente cocaina e hashish, venivano introdotte attraverso canali clandestini, alimentando un lucroso mercato interno al carcere, dove i prezzi di cellulari e droga risultavano decuplicati rispetto al mercato esterno.
L’operazione ha coinvolto 127 detenuti, con un focus particolare sul reparto di Alta Sicurezza, dove sono stati perquisiti tutti i 111 detenuti presenti, di cui 14 indagati, tutti italiani, molti dei quali condannati per reati di associazione mafiosa o traffico di stupefacenti. Nel reparto di Media Sicurezza, sono stati controllati 16 detenuti, di cui 13 indagati (8 italiani e 5 stranieri). In totale, 27 detenuti sono stati iscritti nel registro degli indagati per reati legati all’introduzione e all’uso di dispositivi e sostanze illecite. Tra i sequestri effettuati dall’inizio delle indagini a luglio 2024 risultano 34 apparecchi telefonici, tra cui 10 smartphone rinvenuti l’11 gennaio 2025; 2 SIM card attivate con intestatari fittizi, spesso presso negozi di telefonia a Roma e Napoli. Inoltre sono state sequestrate quantità significative di cocaina e hashish.
Quattro agenti penitenziari, di età compresa tra i 29 e i 32 anni, sono indagati per corruzione, mentre altri quattro sono sotto indagine per contatti anomali con il personale addetto alle pulizie, che potrebbe aver avuto un ruolo nel facilitare i traffici.