Nel procedimento per resistenza a pubblico ufficiale contro Fares Bouzidi, amico della vittima, il gup di Milano ha accolto la richiesta dei 6 militari coinvolti nell’inseguimento. Diposti anche 2mila euro di risarcimento per ognuno degli uomini dell’arma.
Milano – Condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione – la stessa condanna chiesta dai pm – per resistenza a pubblico ufficiale per Fares Bouzidi, l’amico di Ramy Elgaml, morto il 24 novembre scorso a Milano al termine di un inseguimento da parte dei carabinieri. Lo ha deciso il gup di Milano Fabrizio Filice nel processo con rito abbreviato, che ha disposto per il 22enne alla guida dello scooter un risarcimento di 2 mila euro per i sei carabinieri, che il gup di Milano aveva ammesso al processo come parti civili. La somma rappresenta un risarcimento per danni morali, chiesta dai legali dei militari pur senza quantificare una cifra a carico dell’imputato.
Accolte le richieste dei pm
Il giudice, accogliendo tutte le richieste dei pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano della Procura diretta da Marcello Viola, ha anche disposto la confisca dei soldi in contanti, 850 euro, e di una catenina che erano stati trovati nel borsello di Fares e sequestrati nelle indagini condotte dai carabinieri. Le motivazioni della sentenza saranno rese note tra 90 giorni
I sei carabinieri “parti civili”
Nel processo per resistenza a pubblico ufficiale che vedeva imputato Fares Bouzidi, il giovane che il 24 novembre 2023 era alla guida dello scooter su cui viaggiava anche Ramy Elgaml, il giudice per l’udienza preliminare di Milano, Fabrizio Filice, aveva ammesso come parti civili i sei carabinieri che presero parte all’inseguimento. I militari erano distribuiti su tre auto di servizio, impegnate nella manovra che si concluse con la morte del 19enne egiziano, schiantatosi al termine della fuga.
Accolta la richiesta dei legali dei militari, esclusa l’associazione sindacale
I carabinieri, già indicati dalla Procura come persone offese, saranno dunque formalmente parte del procedimento. A rappresentarli in aula gli avvocati Paolo Sevesi, Arianna Dutto e Armando Simbari. Respinta, invece, la richiesta di costituzione di parte civile presentata da un’associazione sindacale dell’Arma.
Bouzidi a processo con rito abbreviato: resta l’obbligo di firma
Fares Bouzidi, presente in aula, era difeso dagli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli. È stato accusato di resistenza a pubblico ufficiale e aveva inizialmente ricevuto una misura cautelare agli arresti domiciliari, poi attenuata con l’obbligo di firma. Il processo si è celebrato con rito abbreviato, scelta che consentirà in caso di condanna uno sconto di pena.
Nel corso dell’udienza, la difesa di Bouzidi ha chiesto di inserire nel fascicolo una consulenza tecnica di parte sulla dinamica dei fatti, già depositata in un altro procedimento parallelo, quello per omicidio stradale. La Procura ha espresso opposizione.
Inchiesta sull’omicidio stradale: per il consulente della Procura, responsabilità di Bouzidi
Intanto, prosegue l’altra indagine legata alla tragedia: quella appunto per omicidio stradale. I pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano sono in procinto di concludere le indagini. Secondo la consulenza tecnica del loro esperto, l’ingegnere Domenico Romaniello, il comportamento del carabiniere alla guida dell’ultima pattuglia fu corretto, e la responsabilità dell’incidente è da attribuire esclusivamente a Bouzidi.
Resta aperto il fronte sulle accuse ai carabinieri per depistaggio
Parallelamente, rimane aperto un terzo filone investigativo che riguarda alcuni dei carabinieri coinvolti nell’inseguimento. Due di loro sarebbero indagati per depistaggio, frode processuale e favoreggiamento, per aver tentato di far cancellare un video girato da un testimone con il proprio cellulare.