Il progetto per arruolare altri 40mila militari ed aumentare la capacità di difesa italiana

Una pianificazione a lungo raggio che porterebbe “tra circa dieci anni ad aver colmato il gap che si è creato a causa del disimpegno degli ultimi governi”.

Roma – L’Italia starebbe pensando all’ingresso nelle forze armate di circa 40 mila riserve da impiegare durante le emergenze. Secondo quanto si apprende, la Difesa starebbe lavorando a tale soluzione con la collaborazione dei capi di Stato maggiori che più volte hanno lamentato carenze d’organico. Al momento l’Italia dispone di circa 160 mila militari tra Esercito, Marina ed Aeronautica oltre a poco più di 100 mila carabinieri. Proprio due giorni fa il capo di Stato Maggiore della Marina, Enrico Credendino, aveva lamentato in un’intervista la mancanza di 9.000 unità nella sua forza armata.

Si tratterebbe di una pianificazione a lungo raggio che, secondo quanto anticipato, porterebbe “tra circa dieci anni ad aver colmato il gap che si è creato a causa del disimpegno degli ultimi governi”. Tempi lunghi dovuti non solo all’addestramento degli uomini, ma anche alle catene di approvvigionamento da rimettere a regime. Ma il ministro della Difesa Guido Crosetto interviene dopo che i quotidiani “La Repubblica” e “La Stampa” avevano riportato la notizia di un piano per aumentare di 40.000 unità il numero dei militari italiani, portandolo a 135.000 nei prossimi 5-8 anni. La notizia era stata ripresa anche da “Bloomberg” e da autorevoli testate arabe come il giornale saudita “Asharq al Awsat”. Crosetto ha però chiarito che non esiste alcun piano ufficiale in tal senso e che qualsiasi discussione su un’eventuale riforma delle Forze armate dovrà seguire un iter istituzionale ben definito.

Guido Crosetto

“La consistenza delle forze armate è fissata da una legge. Non ho problemi a dire, come ho già detto più volte, che quel modello ormai è inadeguato e va cambiato. Lo si farà in Parlamento. Ma, a mio avviso, all’Interno di un provvedimento molto più ampio che un semplice aumento di organici, che affronti tutti i temi connessi alla difesa e sicurezza di una nazione”. Questo il passaggio con cui il ministro della Difesa Crosetto, conclude un post su X sull’ipotesi di 40 mila unità nelle forze armate italiane. Nel post il ministro ha definito “fantomatico” lo studio dello Stato Maggiore della Difesa “su diversi possibili scenari futuri e sulle capacità necessarie per affrontarli”.

“Facciamo finta che esista un presunto studio di diversi scenari possibili, fatto dall’organo tecnico della Difesa – sottolinea -. Normale che nel giro di poche ore diventi il ‘piano del Ministro’? Da noi sì. Immagino che domani sarà già dato per acquisito e confermato e che qualcuno inizierà a polemizzare dicendo: dove andranno i 40mila nuovi soldati che ha già reclutato il ministro Crosetto? Poi passerà qualche altra ora e martedì sarà la volta di un sit in di protesta o della convocazione di una marcia per dire no ai 40.000 che Crosetto, ha deciso, voluto, reclutato e sta inviando al fronte a combattere i russi. E così via, in un crescendo di ipertrofia comunicativa. Non penso sia il modo giusto per affrontare temi così seri”.

Come tutti gli altri paesi europei, anche l’Italia è alle prese con il nuovo scenario strategico che si è delineato con l’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca e i propositi di disimpegno statunitense dalla difesa europea. Germania, Gran Bretagna e Francia pianificano incrementi di spesa militare da finanziare attraverso diversi canali, aumento del debito, tassazione sui ceti più abbienti, tagli alla spesa pubblica. L’Ue intende varare un piano da 800 miliardi di dollari per finanziare il riarmo dei paesi membri. Tuttavia per l’Italia, paese con alto debito ed alta pressione fiscale, la strada è stretta. Portare la spesa per la difesa al 2% del Pil significherebbe dover trovare circa 10 miliardi di euro all’anno in più. 

Ma il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti frena. Sul riarmo europeo, a parte gli aiuti all’Ucraina che non sono in discussione, il ministro afferma che “altra cosa è la difesa e sicurezza europea che implica un programma ragionato meditato di investimenti in infrastrutture militari che abbiano un senso, e non fatto in fretta e furia senza una logica. Ricordo che per comprare un drone o un missile supersonico, non si va al supermercato, ci vogliono investimenti pluriennali”. Non sfugge che, alla base della prudenza del ministro, ci sia anche la difficile posizione debitoria dell’Italia che offre pochissimi margini di manovra per trovare altre risorse per le armi senza sacrificare altre spese.

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