Alex Marangon, l’autopsia: segni di pestaggio prima del tragico epilogo sul Piave

Il corpo fu ritrovato alcuni giorni dopo, incagliato tra i detriti del fiume. Il 25enne era scomparso dall’antica abbazia di Santa Bona di Vidor durante un rito sciamanico.

Treviso – Nuovi dettagli emergono sul caso di Alex Marangon, il 25enne di Marcon (Venezia) trovato senza vita lo scorso luglio sul greto del fiume Piave, a Vidor, in provincia di Treviso. La relazione dell’autopsia, disposta dalla Procura di Treviso e riportata dalla Tribuna di Treviso, apre scenari inquietanti: il giovane potrebbe essere stato coinvolto in una colluttazione prima della sua misteriosa morte, un’ipotesi che aggiunge un ulteriore velo di mistero a una vicenda già densa di interrogativi.

Alex scomparve nella notte tra il 28 e il 29 luglio 2024, dopo essersi allontanato da un gruppo riunito nell’antica abbazia di Santa Bona di Vidor per un rito sciamanico. Il suo corpo fu ritrovato alcuni giorni dopo, incagliato tra i detriti del Piave, a pochi chilometri dal luogo in cui era stato visto l’ultima volta. Inizialmente, le indagini si erano concentrate su due possibilità: un incidente, forse una caduta da un terrapieno alto diversi metri sull’alveo del fiume, o un gesto volontario. Ora i risultati dell’autopsia, aggiungono nuovi particolari sul mistero di quella notte.

Secondo la relazione dell’anatomopatologo Alberto Furlanetto, dunque, il giovane sarebbe precipitato dal terrazzamento dell’abbazia di Vidor. Un volo di circa 15 metri che ha causato un forte trauma cranico con un’emorragia, oltre ad una lesione al torace che avrebbe provocato la rottura dell’aorta. Il ragazzo sarebbe rimasto agonizzante per una 20 minuti, in cui è possibile che abbia respirato acqua.

Alex Marangon

Secondo i medici legali, però, sul volto e sul torace di Alex sono stati riscontrati anche segni compatibili con contusioni inflitte da terzi, precedenti al decesso. Lividi e abrasioni che non si spiegherebbero con una semplice caduta, ma che suggeriscono un confronto fisico, forse violento, avvenuto prima che il giovane finisse nel fiume. La Procura, che ha aperto un fascicolo inizialmente per morte come conseguenza di altro reato, sta ora valutando la pista dell’omicidio volontario, senza tuttavia aver ancora individuato indagati.

La notte della scomparsa, Alex partecipava a un evento descritto come un rito sciamanico, un incontro informale che vedeva la presenza di una ventina di persone, attirate da pratiche spirituali di origine amazzonica. Testimoni hanno riferito che il giovane, un barista di professione noto per la sua indole curiosa e il suo interesse per la natura, si era allontanato dal gruppo intorno alle 2:30, lasciando nell’abbazia il telefono e i documenti personali. Alcuni partecipanti lo avrebbero visto dirigersi verso il fiume, ma nessuno ha fornito dettagli chiari su cosa sia accaduto dopo.

Alex Marangon
Alex Marangon

Le indagini si erano concentrate sui presenti al rito, interrogati più volte dai carabinieri. Tra le ipotesi al vaglio, c’è quella di un alterco degenerato durante la notte, forse legato all’atmosfera alterata dall’assunzione di sostanze psicotrope come l’ayahuasca, una tisana allucinogena utilizzata in alcune tradizioni sciamaniche e illegale in Italia.

Secondo quanto riporta la Tribuna di Treviso, 27 ore dopo l’incidente il 25enne era ancora nel posto in cui sarebbe precipitato, come hanno mostrato le riprese effettuate dai droni dei Vigili del Fuoco che avevano scandagliato l’area. Ma di lui ci si sarebbe accorti solo successivamente, quando le immagini sono state analizzate: impossibile vederlo a occhio nudo in mezzo alla vegetazione. La tesi dell’omicidio, secondo il pm Martani, avrebbe dunque perso definitivamente consistenza, così come quella del possibile suicidio. Ma il mistero sulle ultime ore del giovane romane.

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