Meloni e gli altri indagati nel caso Almasri: scontro toghe-politica è alle stelle

Tajani ipotizza “Dai magistrati un proditorio attacco al governo” per la separazione delle carriere. Li Gotti “Nordio non ha risposto”.

Roma – Il giorno dopo la notizia dell’avviso di garanzia inviato alla premier Giorgia Meloni, al ministro Carlo Nordio, a Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano a seguito di una denuncia che è stata presentata dall’avvocato Luigi Ligotti, il governo è in fibrillazione. Un vertice di governo, a quanto si apprende, è previsto a Palazzo Chigi. Partecipano la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il vicepremier Antonio Tajani e altri ministri. Fonti dell’esecutivo escludono che il tema della riunione sia il caso Almasri ma la tensione è altissima. “Il nostro impegno per difendere l’Italia proseguirà, come sempre, con determinazione e senza esitazioni – ha scritto stamattina la presidente del Consiglio Giorgia Meloni su X – Quando sono in gioco la sicurezza della Nazione e l’interesse degli italiani, non esiste spazio per passi indietro.  Dritti per la nostra strada”.

Nella maggioranza la discussione si agita sull’attacco della magistratura all’esecutivo. A dirlo chiaramente è il ministro e vicepremier Antonio Tajani: “È un proditorio attacco al governo attuato da quella magistratura che non tollera che ci sia una riforma della giustizia”, dice in un’intervista al Corriere della Sera dopo l’invio dell’avviso di garanzia alla premier Meloni, ai ministri Nordio e Piantedosi e al sottosegretario Mantovano per il caso Almasri, che secondo il leader di Forza Italia “ricorda tanto quando Berlusconi nel ’94 ricevette l’avviso di garanzia a Napoli mentre presiedeva il vertice Onu sulla criminalità”.

Antonio Tajani

“Proprio alla vigilia del dibattito parlamentare sulla vicenda Almasri, quando i ministri dell’Interno e della Giustizia stanno andando per presentarsi in Parlamento per illustrare la vicenda, arriva un avviso senza alcun senso – prosegue Tajani – Un avviso su un fatto politico con questa tempistica. Inchiesta su esposto di un avvocato della sinistra accolto dal pm che aveva già indagato Salvini con i risultati che vediamo, e di quella fazione di magistrati che all’apertura dell’anno giudiziario hanno sfilato con la Costituzione in mano per protesta, un atto inaudito. Questo avviso è un pericoloso soffiare sul fuoco, non da uomini delle istituzioni”. Il vicepremier Tajani lega tutto alla protesta dei magistrati per la riforma della giustizia. “E non si capisce questa protesta. I magistrati hanno le loro sedi per esprimere le proprie posizioni su una riforma – spiega ancora – ma non possono emanare atti come un avviso di garanzia per opporsi a un governo. Perché la democrazia si fonda sulla separazione dei poteri, che qui sta saltando per attacchi e toni sempre più alti”.

“Ogni volta che si tocca qualcosa sulla giustizia, parte l’attacco. Fu così contro Berlusconi, poi per Salvini, ora tocca a Meloni“, conclude Tajani. L’avvocato Luigi Li Gotti, che in relazione al caso Almasri ha presentato l’esposto alla procura di Roma che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati della premier e degli altri membri del governo aveva detto ieri che “l’iscrizione è un atto dovuto per legge, la procura non ha potuto iscrivere contro ignoti perché la denuncia è nominativa, ma è un atto consequenziale, scontato“. E oggi respinge al mittente le accuse. “Una scelta politica, la denuncia della presidente del Consiglio Meloni per il caso Almasri? Ho fatto una scelta giudiziaria. Da comune cittadino, non posso chiedere dimissioni. Ho visto aspetti di possibile reità e ho fatto una denuncia, doverosa”, ha detto l’ex sottosegretario a Radio 24.

Luigi Li Gotti

E alla domanda se dietro l’iniziativa ci sia Romano Prodi, nel cui governo è stato sottosegretario, l’avvocato ha risposto: “Non ci ho mai parlato in vita mia con Prodi. Io rispondo alla mia coscienza”. Quanto all’accusa di aver difeso mafiosi, “ho fatto diverse cose tra cui anche la difesa di collaboratori di giustizia. Fu Falcone a chiedermi se ero disposto a assumere la difesa di Francesco Marino Mannoia perche era rimasto senza difesa e io per dovere deontologico ho accettato”, ha replicato Li Gotti, ricordando tra le sue difese quella dei familiari dei carabinieri uccisi in via Fani, e delle vittime di Piazza Fontana e della famiglia Calabresi. Poi sulle pagine del La Stampa Li Gotti lancia altri attacchi. “Liberare il generale Almasri è una scelta peggiore di quella di Trump. Il presidente americano ha incatenato i migranti, noi abbiamo scarcerato un boia”.

“Come cittadino mi sono sentito ingannato – prosegue l’avvocato – L’Italia ha liberato un boia. E sono state dette innumerevoli bugie”. Come ad esempio “che non eravamo stati informati”. Meloni l’ha attaccato pubblicamente definendolo un ex politico di sinistra vicino a Prodi. “Sono stato sottosegretario alla Giustizia dal 2006 al 2008 con il governo Prodi”, chiarisce. Li Gotti è stato però anche militante dell’Msi. “Noi eravamo della corrente di sinistra, ci rifacevamo a un parlamentare dell’Msi che era Luigi Filosa”, dice. La premier ha detto che la decisione di scarcerare il generale è stata dei giudici romani, ma, secondo Li Gotti, “sa benissimo che non è così. Perché prima che la magistratura intervenisse, avevano già preparato un aereo?”. E ancora su Repubblica Li Gotti difende la sua azione. “Io mi sono limitato a raccontare cosa è accaduto in quei giorni, allegando anche articoli di stampa – dice – Credo che ci siano gli estremi per valutare possibili condotte sia di favoreggiamento sia di peculato”.

Sul Corriere della Sera Li Gotti ribadisce poi che “dicono che Almasri è stato espulso per motivi di sicurezza, perché scarcerato dalla Corte d’appello. Ma la Corte ha sollecitato il ministro. Ha cercato l’interlocuzione. Lui non ha risposto. È stato inerte. Ma era già tutto organizzato. E la prova è che nel frattempo un Falcon è stato mandato a Torino. Allora perché il ministro dice che stava consultando il fascicolo?”.

Najeem Osema Almasri Habish 

L’opposizione fa da sponda alle parole di Li Gotti. “Non compete a noi entrare nella vicenda giudiziaria, quello spetta ai magistrati. Abbiamo però fior di elementi per affermare che ci sono evidenti responsabilità politiche del governo e della presidente del Consiglio”, dice infatti in un’intervista a Repubblica Debora Serracchiani, deputata del Pd con delega alla Giustizia. “Non ci sono giustificazioni plausibili per sottrarsi al confronto nella sede preposta su un tema così grave e rilevante per il Paese; tentare di eludere le proprie responsabilità è un comportamento intollerabile e irrispettoso nei confronti delle istituzioni democratiche”, scrivono i capigruppo di opposizione alla Camera in una lettera indirizzata al presidente di Montecitorio Lorenzo Fontana, a seguito “dell’annullamento dell’informativa dei ministri della Giustizia e dell’Interno in merito alla nota vicenda del cittadino libico Almasri”.

Nella lettera le opposizioni chiedono “l’immediata convocazione della Conferenza dei capigruppo. Riteniamo, infatti, che tale questione, indipendentemente dal suo risvolto giudiziario, richieda chiarimenti adeguati ed esaustivi da rendere tempestivamente in sede parlamentare”, scrivono a Fontana i capigruppo di opposizione Chiara Braga (Pd), Riccardo Ricciardi (M5s), Luana Zanella (Avs) Matteo Richetti (Azione) Davide Faraone (Iv) e Riccardo Magi (Più Europa) a proposito dell’informativa sul caso Almasri. “Confidiamo, pertanto, in una immediata convocazione della riunione dei capigruppo, prima di procedere all’inizio dei lavori dell’Assemblea, al fine di confermare la già prevista informativa del Governo”. Dopo le proteste delle opposizioni, che hanno chiesto di anticipare la riunione dei capigruppo per avere chiarimenti sull’informativa in Aula sul caso Almasri o di “interrompere tutto” fino ad allora, la seduta dell’assemblea della Camera è stata sospesa. “C’è una ritirata, non viene la Meloni e non vengono neanche gli altri due” ministri a chiarire su Almasri, “si va avanti come se nulla fosse. Noi non siamo a vostra disposizione!”, ha detto Davide Faraone (Iv) che ha proposto di “interrompere tutto, senza parlare d’altro fino alle 14” quando è prevista la riunione dei capigruppo.

La Corte penale internazionale

“La premier fugge dal Parlamento ma va sui social per fare propaganda. È gravissimo che il governo non si presenti in Parlamento – ha attaccato Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde, ospite ad Agorà – a spiegare perché ha liberato con aerei di Stato un criminale, assassino e stupratore. Ed è ancora più grave che la presidente Meloni faccia del vittimismo e affermi di non essere ricattabile, quando in realtà lo è dai libici, così come lo è l’Italia, perché altrimenti chiuderebbero le forniture di gas o farebbero arrivare qualche barcone in più in Italia. Ha trasformato una comunicazione dovuta in propaganda politica, attaccando i giudici per coprire la vergogna di aver liberato un criminale. Se il governo avesse detto la verità sin dall’inizio, non saremmo in questa situazione”.

“Le questioni giudiziarie non attengono al nostro lavoro – ha detto la segretaria Pd Elly Schlein – ma è sul piano politico che insistiamo dall’inizio chiedendo a Giorgia Meloni di non nascondersi dietro ai suoi ministri e venire lei in Aula per chiarire al Paese per quale motivo il governo ha scelto di riaccompagnare a casa un torturatore libico”. Stessa richiesta da parte del M5s, con Giuseppe Conte che ha accusato la presidente del consiglio di rifugiarsi sempre nel “complottismo e nel vittimismo”. Conte: “Il governo ha combinato un grave disastro politico – ha detto il leader Cinque stelle – mettendo in fila menzogne e versioni diverse, senza spiegarci davvero perché hanno imbarcato a nostre spese e con tutti gli onori su un volo di Stato un criminale libico anziché consegnarlo alla Corte penale internazionale”.

Secondo il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, anche se “la scelta di rimpatriare il criminale libico è una scelta politicamente sbagliata, compiuta da Giorgia Meloni e da questo governo”, dal punto di vista giudiziario “non mi esprimo. Non tocca a me giudicare e sono sinceramente garantista”. Renzi dice però di avere “l’impressione che Giorgia Meloni voglia cavalcare questo avviso di garanzia – che è un atto dovuto – per alimentare il suo naturale vittimismo”.

La maggioranza fa quadrato attorno alla premier

Il clima è acceso, e nella maggioranza si fa quadrato attorno alla premier e ai membri del governo destinatari dell’avviso di garanzia. Su Instagram arriva anche il sostegno a Giorgia Meloni dalla sorella Arianna: “Anni di vergogna, derisione rassegnazione. Poi l’Italia rialza improvvisamente la testa. Fiera, rispettata, ascoltata, guardata come un modello. Tante cose ancora da risolvere, certo, ma una speranza che improvvisamente divampa. Un orgoglio che torna, impetuoso, e tante, tante persone che si rimettono a remare, tutte nella stessa direzione. Si può fare! Si può ancora stupire e crescere! Si può tornare grandi! Solo che alcuni non lo possono accettare. Perché in un’Italia così non c’è più spazio per la meschinità. – prosegue – E perché, per alcuni, dovessero anche rimanere solo macerie, l’importante è continuare a perpetuare la loro fetta di potere”. “Ma la storia è fatta di uomini e donne, di piccoli passi e scelte quotidiane – conclude – È tempo che le persone perbene di questa martoriata Nazione scelgano da che parte stare. Avanti sorella mia, sei il nostro orgoglio!”.

Giorgia Meloni indagata per il rimpatrio del libico Almasri, avvisi di garanzia per il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio. Vergogna, vergogna, vergogna. Lo stesso procuratore che mi accusò a Palermo ora ci riprova a Roma con il governo di centrodestra. Riforma della Giustizia, subito!”, scrive su X il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini. “È sorprendente questo avviso, o non avviso, di garanzia perché non è vero che è automatico e che doveva esserci l’iscrizione nel registro degli indagati. È chiaramente qualcosa che è stato voluto”, ha detto la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella durante la trasmissione Ping Pong’ su Rai Radio 1. “La magistratura – ha aggiunto –rivendica la propria autonomia e poi dice che questo è un fatto automatico, un fatto dovuto. Non lo è, si poteva tranquillamente archiviare. La premier ha fatto veramente bene a ribadire immediatamente la gravità della cosa e a dire non sono ricattabile”.

Anche dall’estero arriva il sostegno alla premier. “In tutte le nazioni ci sono strutture dello Stato profondo disposte a perseguitare i governi democratici solo per aver difeso la sicurezza, l’interesse nazionale e il loro popolo. Tutto il nostro sostegno a Giorgia Meloni di fronte a questo nuovo attacco”, scrive in un post pubblicato su X  Santiago Abascal, leader del partito spagnolo Vox, in commento alla notizia dell’iscrizione sul registro degli indagati della premier.

Meloni alla convention di Vox

Ieri la presidente del Consiglio aveva dato la notizia dell’avviso di garanzia ricevuto da lei e da altri membri del governo sottolineando di non essere disposta a lasciarsi intimidire. E aveva sottolineato: “Ora i fatti sono abbastanza noti: la Corte penale internazionale dopo mesi di riflessione emette un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo della polizia di Tripoli, curiosamente la Corte lo fa proprio quando questa persona stava per entrare sul territorio italiano dopo che per 12 giorni aveva serenamente soggiornato in altri tre Stati europei”.

“La richiesta di arresto della Cpi – dice ancora Meloni – non è stata trasmessa al Ministero italiano della Giustizia, come invece è previsto dalla legge, e per questo la Corte d’Appello di Roma decide di non procedere alla sua convalida. A questo punto, con questo soggetto libero sul territorio italiano, piuttosto che lasciarlo libero noi decidiamo di espellerlo e rimpatriarlo immediatamente per ragioni di sicurezza con un volo apposito come accade in altri casi analoghi. Questa è la ragione per la quale la procura di Roma oggi indaga me, il sottosegretario Mantovano e due ministri”.

Da parte dei magistrati si è espresso Salvatore Casciaro, segretario dell’Anm. “Mettere in relazione le critiche della magistratura associata alla riforma con quanto accaduto è semplicemente assurdo. I magistrati fanno il loro dovere quotidianamente con rigore, professionalità e imparzialità. Il fatto che ci possa essere una valutazione critica sulle iniziative di riforma costituzionale non ha alcuna attinenza con altro. Mi sembra disinformazione anche solo adombrare simili scenari e mi rincresce che dichiarazioni di questo tipo, non improntate a rispetto fra istituzioni, provengano da chi ricopre cariche istituzionali”, ha scritto Salvatore Casciaro in merito al caso Almasri. “Si tratta di una comunicazione di avvenuta trasmissione degli atti al tribunale dei ministri, così dice la legge”, aggiunge. 

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa