I togati del Csm contro Nordio: vigilia dell’anno giudiziario ad alta tensione

Chiesta una pratica a tutela dopo le parole del ministro in Parlamento. Lo scontro tra magistrati e politica è senza precedenti.

Roma – Tutti i componenti togati del Csm, con il componente laico Roberto Romboli, hanno depositato al comitato di presidenza richiesta di apertura di una pratica a tutela a seguito delle esternazioni rese ieri dal ministro della Giustizia in Parlamento. “Intervenendo in Parlamento per la relazione sullo stato della giustizia il ministro Nordio, nel descrivere l’attività del pubblico ministero, ha riferito di ‘clonazioni’ di fascicoli, di indagini ‘occulte ed eterne’, di ‘disastri finanziari’ descrivendo tali condotte come prassi diffuse e condivise dalle procure della Repubblica – si legge nel testo -. Ha poi spiegato come i pubblici ministeri siano già ‘superpoliziotti’ che godono, però, delle garanzie dei giudici proponendo così un’erronea ricostruzione dell’attività del pm e del suo ruolo nell’attuale assetto ordinamentale”.

Tali esternazioni, appaiono inoltre, “ancora più gravi – si legge ancora – perché provenienti da uno dei titolari dell’azione disciplinare che ha l’obbligo di segnalare e perseguire le condotte che egli, con impropria e gratuita generalizzazione, pretende di attribuire alla generalità dei pubblici ministeri italiani. I sottoscritti consiglieri ritengono le parole del Ministro – pronunciate, peraltro, in una sede istituzionale – integrino un ‘comportamento lesivo del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione tali da determinare un turbamento alla credibilità della funzione giudiziaria’ e richiedono, pertanto, l’apertura di una pratica a tutela dell’ordine giudiziario ai sensi dell’art. 36 del regolamento interno”.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio

“Siamo tutti molto stupiti. Le accuse e gli insulti lanciati dal ministro Nordio sono espressione di una grave insofferenza verso le istituzioni”, aveva detto in un’intervista a Repubblica Roberto Rossi, già togato del Csm, della corrente progressista di Area e oggi procuratore di Bari. “Se il ministro ritiene che i pm vanno contro la legge, allora eserciti l’azione disciplinare, ma non getti discredito su tutte le toghe”, aggiunge. Verso la magistratura, secondo Rossi, c’è “continua delegittimazione, costante conflittualità, questi sono i fatti. Mentre da un ministro credo sia lecito aspettarsi rigore istituzionale per la soluzione dei problemi dei cittadini. L’articolo 110 della nostra Carta affida al ministro il compito di curare ‘l’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia’ e mi sembra che sul punto non ci siano vere risposte”.

In una nota Enrico Aimi, vice presidente della Settima commissione e membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura, non le manda a dire:  “Apprendo con stupore e sconcerto che alcuni colleghi consiglieri hanno sottoscritto una surreale richiesta di apertura pratica a tutela del prestigio dell’ordine giudiziario in relazione alle dichiarazioni rese dal Ministro della Giustizia in Parlamento. A poche ore dalle Cerimonie per
l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025, – afferma Aimi – queste suggestioni allarmistiche non fanno altro che esacerbare i già tesi rapporti tra Magistratura e Esecutivo. Ricordo ai colleghi che il Consiglio Superiore della Magistratura non è la terza Camera”.

Magistrati sul piede di guerra

Interviene anche il deputato di Forza Italia Enrico Costa. “Il Csm anziché aprire inutili pratiche a tutela contro le sacrosante parole del Ministro Nordio nelle aule del Parlamento, farebbe bene ad approfondire le modalità della protesta deliberata dall’Anm in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Infatti l’Anm ha stabilito che “che tutti i magistrati partecipanti a qualsiasi titolo alla cerimonia, con toga indosso e copia della Costituzione alla mano, abbandonino l’aula, in forma composta, nel momento in cui il Ministro o un suo rappresentante prenderà la parola, salvo che motivi istituzionali lo impediscano”. Tale delibera indirizza i magistrati a “porre in essere un comportamento che andrà valutato sotto il profilo disciplinare, per verificare se rappresenta un utilizzo improprio e strumentale della qualità, al fine di condizionare l’attività del Governo e del Parlamento”, aggiunge.

La cerimonia più importante è quella prevista domani, venerdì 24 gennaio, in Corte di Cassazione alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e delle più alte carico dello Stato e delle istituzioni. Ma il giorno più “caldo” sarà sabato, giorno delle cerimonie nelle 26 Corti d’Appello. Il clima
si preannuncia “bollente” soprattutto a Napoli, dove sarà presente il ministro Nordio. Non appena il Guardasigilli prenderà la parola sul palco, i magistrati napoletani “con toga indosso e copia della Costituzione alla mano” abbandoneranno l’aula “in forma composta”. La stessa forma protesta sarà replicata in tutti
i distretti italiani:
toghe fuori dall’aula durante l’intervento del rappresentante del governo.

Non è tutto. I magistrati si presenteranno all’inaugurazione dell’anno giudiziario indossando la toga e una coccarda tricolore. Prima dell’inizio della cerimonia le toghe si riuniranno all’esterno “mostrando cartelli” con “frasi tratte da un testo significativo sul valore della Costituzione”. Sul palco saliranno anche i rappresentanti territoriali dell’Anm che prenderanno la parola “illustrando le ragioni della protesta e della presenza in toga”. Una forma di protesta che “non può far rimanere silenti”, attacca il Consiglio Nazionale Forense. Che se da un lato “prende atto della decisione dell’Associazione Nazionale Magistrati di voler abbandonare l’aula prima dell’intervento del Ministro della Giustizia e dei suoi rappresentanti in occasione
delle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario”, dall’altro “intende richiamare al rispetto di quegli stessi valori costituzionali che formano condivisione – e non contrapposizione – con la magistratura, e specificamente il principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, che è caposaldo anche dei principi di autonomia e indipendenza della magistratura”.

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