L’ipotesi avanzata dai legali dei figli della vittima è supportata dalla presenza di sangue su alcuni oggetti contenuti nella borsetta della pensionata. Che sarebbero caduti a terra e poi rimessi al loro posto.
RIMINI – La morte di Pierina Paganelli, l’infermiera pensionata di 79 anni ammazzata a coltellate nel seminterrato di casa la sera del 3 ottobre 2023, continua a far discutere. Dalla tv alla carta stampata o sulla rete internet, non passa giorno che non vengano annunciati scoop o novità dell’ultim’ora su una tragedia davvero intricata e di non facile soluzione per gli investigatori. Gli stessi legali dei figli della vittima, avvocati Monica e Marco Lunedei, hanno denunciato lo sciacallaggio, specie su internet, sulla “figura di Pierina” che sarebbe stata lesa pesantemente da “gravi e lesivi contenuti che ledono l’immagine di chi non c’è più e, allo stesso tempo, acuiscono il dolore dei famigliari in un periodo particolare come questo dove, una sedia vuota a tavola, fa ancora più male”. Ma c’è di più:
“Nelle ultime settimane – spiegano i penalisti – è stata portata alla nostra attenzione una pluralità di contenuti di dubbio gusto, laddove non autenticamente diffamatori, inerenti alla povera signora Paganelli e alla sua famiglia, raggiunta recentemente da deprecabili tentativi di estorsione di informazioni sull’indagine da commentare su questa o quella piattaforma. Comprendiamo che il caso relativo a questo omicidio sia in grado di catalizzare, anche soltanto per semplice curiosità, l’attenzione dei più. Il nostro ruolo ci impone tuttavia di ricordare a tutti che la triste vicenda ha al centro la morte di una persona ed il dolore incommensurabile della famiglia che la amava. Questo dolore, già di per sé straziante, è acuito in queste settimane dalla cornice delle festività natalizie durante le quali, come troppe famiglie sanno, le sedie vuote attorno alla tavola imbandita hanno un peso quasi insopportabile”.
Lasciando stare i talk-show e certe trasmissioni che fanno rabbrividire quando espongono ipotesi fantasiose solo per accaparrarsi qualche telespettatore in più, la situazione delle indagini, nonostante il grande impegno degli inquirenti, segna il passo. Fra le tante piste seguite dagli investigatori, e che comunque hanno portato all’arresto con detenzione in carcere di Louis Dassilva, senegalese, operaio metalmeccanico di 34 anni, indagato per l’omicidio di Pierina, c’è anche quella che ad uccidere la pensionata non sia stata soltanto una persona. Ne sono convinti gli avvocati dei figli di Pierina che dopo l’udienza di rinvio dei test genetici sull’indagato (ricordiamo che i test provvisori non avevano affatto “incastrato” l’unico sospettato del delitto) avevano azzardato la citata supposizione degna di attenzione:
”Considerando lo spazio buio e angusto in cui si è consumato il delitto – avevano supposto i legali Monica e Marco Lunedei – pare improbabile che la ricomposizione della scena sia stata operata in pochissimo tempo dalla medesima persona che avrebbe colpito e ucciso a coltellate Pierina”. Dunque il delitto si sarebbe compiuto in due distinti periodi ravvicinati:
” I tempi del delitto – asseriscono gli avvocati Lunedei – si prestano all’ipotesi che il tutto si sia svolto in due fasi: la prima con l’aggressione e la seconda con la ricomposizione della scena…Dalle indagini è emerso che la vittima aveva con sé, chiusi in borsa, diversi effetti personali. Tra cui un tablet, il portafoglio, smartphone, fazzoletti, un’agenda e qualche caramella. Oggetti che durante l’aggressione mortale sarebbero finiti sul selciato del garage dunque perché l’intero il contenuto della borsa di Pierina è stato ritrovato di nuovo al suo posto?”.
A sostegno di questa congettura le tracce di sangue che sarebbero state rinvenute sugli effetti personali della vittima a riprova che detti oggetti si sarebbero macchiati del liquido ematico sparso sul pavimento e in un secondo tempo sarebbero stati riposti di nuovo dentro la borsa: “Riteniamo pertanto improbabile – a detta degli avvocati Lunedei – che una sola persona al buio sia riuscita a rimettere tutto all’interno fino all’ultima caramella”. Anche in questo senso gli inquirenti continueranno con le verifiche, stessa cosa con la pista che portava ai Testimoni di Geova e ad altre che, seppur meno percorribili, non sarebbero state mai abbandonate del tutto. Il movente però rappresenta il vero busillis del caso. Dassilva avrebbe ucciso per proteggere la propria relazione con Manuela Bianchi? Ma l’adulterio non era già sulla bocca di tutti?