Costantino Bonaiuti l’aveva ammazzata con un colpo di pistola il 13 gennaio scorso al termine di una cena nella quale la professionista aveva espresso all’uomo la volontà di troncare la relazione.
ROMA – Ergastolo per il presunto assassino di Martina Scialdone, 35 anni, avvocato civilista, ammazzata con un colpo di pistola davanti al ristorante “Brado” il 13 gennaio scorso. Il fine pena mai è stato comminato ieri al suo ex compagno, l’ingegnere Costantino Bonaiuti, 61 anni, esponente di AssiVolo, sindacato dei quadri Enav, appassionato di armi sportive, dal tribunale di Roma dopo un paio d’ore di Camera di consiglio. Nella sua requisitoria dello scorso 17 dicembre la Pm Barbara Trotta aveva ricordato quanto accadde quella maledetta serata quando Bonaiuti uccise la professionista al culmine di una lite durante la quale Martina aveva manifestato all’uomo la volontà di interrompere la relazione iniziando a frequentare un giovane. Il delitto avvenne davanti al fratello della vittima, arrivato sul posto perché preoccupato per la sorella e per quel rapporto turbolento con l’imputato:
“Ciò che ha fatto deragliare Bonaiuti – ha detto la Pm Trotta in aula – è stata la volontà della donna di essere libera e di avere un’altra relazione…E premeditando l’omicidio tanto da portare con sé l’arma del delitto sul luogo dell’appuntamento essendo consapevole della volontà della compagna di interrompere definitivamente la relazione. L’imputato aveva controllato gli spostamenti della vittima grazie all’installazione clandestina di un dispositivo Gps collegato al suo cellulare…”.
I due, su invito di Bonaiuti, si erano incontrati il 13 gennaio, dopo le 21, presso il ristorante Brado in via Amelia, nel quartiere Tuscolano. Motivo dell’incontro, riferito agli inquirenti dal presunto assassino, sarebbe stato quello di tentare di ricucire un rapporto “malato” che ormai era diventato insopportabile per Martina che, pur resistendo in passato a violenze e soprusi, oltre alle minacce di morte, aveva deciso di troncare definitivamente. La coppia si frequentava da 2 anni, ma negli ultimi tempi le liti si erano fatte sempre più frequenti per via del carattere irascibile e possessivo dell’ingegnere che, come pare, mal sopportava qualsiasi rifiuto da parte della donna. I due, intorno alle 23, avrebbero iniziato a litigare, prima piano, poi alzando i toni davanti ai diversi clienti del locale.
La donna, piuttosto spaventata, si sarebbe alzata dal tavolo per andare in bagno mentre Bonaiuti, subito dopo, l’avrebbe seguita sino ad oltrepassare la porta della toilette. Da qui i due conviventi, continuando ad accapigliarsi, si dirigevano urlando verso l’uscita dell’elegante trattoria, seguiti dai proprietari e da alcuni avventori. Una volta fuori dal ristorante Bonaiuti strattonava la donna per farla entrare a forza nella sua auto ma Martina riusciva a divincolarsi e a fuggire gridando aiuto. A questo punto il titolare del locale telefonava alla Polizia, indicando anche il numero di targa della vettura. Martina, dopo alcuni istanti, sarebbe rientrata nel ristorante dove aveva dimenticato la sua sigaretta elettronica. Una cameriera, vedendola in evidente stato di alterazione, le avrebbe chiesto se avesse o meno bisogno d’aiuto.
La donna rispondeva di no e ringraziava la dipendente uscendo di nuovo dalla trattoria per fare pochi passi lungo il vialetto divisorio prima di essere raggiunta da Bonaiuti. L’uomo, a bruciapelo, premeva il grilletto della sua Glock semiautomatica centrando in pieno petto la vittima. Sul luogo era accorso anche il fratello della donna, Lorenzo Scialdone, preoccupato per quanto stava accadendo alla congiunta. Nel tentativo di soccorrerla l’uomo abbracciava la sorella giusto in tempo per vederla spirare fra le sue braccia in un lago di sangue. Bonaiuti, ancora armato, tentava di rientrare nel locale seminando il panico fra i clienti che fuggivano alla sua vista. I proprietari del ristorante, però, avevano bloccato la porta d’ingresso avvisando di nuovo il 112 che aveva inviato in zona due volanti sopraggiunte poco dopo la telefonata.
A sirene spiegate arrivavano anche gli operatori sanitari del 118 che non potevano fare altro che constatare la morte della professionista. Poco dopo la mezzanotte i poliziotti ammanettavano Bonaiuti in casa propria dove si era rifugiato: ”Non volevo uccidere Martina – aveva detto il presunto killer agli agenti – il colpo è partito per errore…”. L’uomo veniva trasferito in carcere e poi rinviato a giudizio per omicidio aggravato dai futili motivi e dal rapporto affettivo con la vittima oltre che per porto abusivo d’arma sportiva, quest’ultima utilizzabile soltanto in poligono di tiro.