Blitz a Napoli contro gli “Amato-Pagano”, il sodalizio nato dalla frattura con i “Di Lauro”. Indagati per associazione mafiosa, estorsione, detenzione di armi.
Napoli – Colpo della Direzione Investigativa Antimafia al clan Amato-Pagano, i cosiddetti “scissionisti”, i cui vertici e affiliati sono stati raggiunti da 53 ordini di custodia cautelare. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di reati quali associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione di armi e altri crimini. Il clan falcidiato dagli arresti di questa mattina opera prevalentemente nei comuni di Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, e in parte dei quartieri Secondigliano e Scampia di Napoli.
L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli e condotta dal Centro Operativo DIA, si è concentrata su esponenti di rilievo del clan Amato-Pagano. Questo gruppo, noto anche come “clan degli scissionisti,” è nato dalla violenta rottura con lo storico clan Di Lauro, rappresentando una delle più significative faide interne alla criminalità organizzata napoletana.
Le indagini, avviate nel 2021, permettevano di ricostruire l’organigramma dell’intera conventicola a partire dai vertici della stessa, individuati nei discendenti in linea diretta dei fondatori del gruppo, ovvero Raffaele Amato, detto “Lello” e Cesare Pagano, entrambi attualmente detenuti in regime di 41 bis. Infatti, tra i soggetti colpiti dalla misura cautelare, vi è uno dei generi di Amato, uno dei generi di Pagano e la nipote dei predetti.
È stata, inoltre, individuata una “cassa comune” del clan nella quale confluivano i proventi di tutte le attività illecite svolte dagli affiliati e dalla quale venivano attinte le risorse necessarie a garantire le “mesate” a decine di affiliati sia liberi che detenuti nonché ai principali appartenenti alle famiglie, somma che, per questi ultimi, veniva quantificata in almeno 8mila euro mensili per ogni nucleo familiare, grazie ai quali era assicurato ai rispettivi membri un altissimo tenore di vita, sfrontatamente e costantemente esibito, pubblicando anche in rete (mediante i social network, principalmente TikTok ed Instagram) l’utilizzo di supercar, il possesso di orologi di lusso, l’uso di imbarcazioni per vacanze ed altre dimostrazioni di forza e ricchezza ritenute fondamentali per accrescere il potere sul territorio.
Le indagini hanno altresì evidenziato il totale assoggettamento di imprenditori e commercianti dei territori controllati dal clan i quali erano costretti a consegnare tangenti in base alla tipologia di attività. Nel settore edile, soprattutto nel periodo di intenso avvio di cantieri legati ai “bonus” fiscali, venivano avanzate numerosissime richieste estorsive. Il taglieggiamento veniva incrementato soprattutto nel periodo a ridosso delle festività natalizie: la quasi totalità dei commercianti del comune di Melito di Napoli, in prossimità del Natale, veniva difatti costretta a comprare i cosiddetti “gadget natalizi”, con un cospicuo incremento della cassa del sodalizio.
Ed ancora, è emerso il controllo, da parte del clan del business delle aste giudiziarie per gli immobili ubicati nei territori di competenza, nonché la gestione dei rioni popolari i cui abitanti, talora, venivano “autorizzati” ad abitare alloggi occupati abusivamente.
L’inchiesta hanno anche portato alla luce la facilità con cui gli affiliati detenuti riuscivano a comunicare con quelli liberi attraverso l’utilizzo di apparati cellulari, comunicazioni finalizzate anche ad agevolare l’introduzione nelle carceri di sostanze stupefacenti.
Con l’odierno provvedimento restrittivo è stato disposto anche il sequestro preventivo di una società attiva nella vendita e noleggio di veicoli il cui gestore, colpito dalla misura in parola, era in affari ed a disposizione del clan, tanto che gli affiliati utilizzavano le sue autovetture per gli spostamenti e gli uffici della di lui azienda per un lungo lasso temporale quale principale base operativa.