Ad Atreju dibattito tra il Guardasigilli e il presidente Santalucia su separazione delle carriere: riforma che l’Italia attende da 30 anni.
Roma – “Suona non dico offensivo, ma bizzarro pensare che la riforma costituzionale sulla separazione delle cariere sia punitiva della magistratura”. Lo afferma il ministro della Giustizia Carlo Nordio al dibattito sulla riforma che l’Italia attende da trent’anni – La via italiana per una giustizia giusta, più efficiente e più efficace’, moderato dal direttore dell’Adnkronos Davide Desario ad Atreju. “Figuriamoci se una persona come me, che ha fatto il magistrato, vuole una riforma punitiva”, ha continuato assicurando che l’indipendenza della magistratura non è messa in discussione.
Secondo Nordio non c’è la possibilità che non si vada al referendum sulla riforma: “Non credo che, a quanto si legge, ci sia una maggioranza parlamentare dei due terzi, ma tutto sommato su una materia così delicata e complessa mi auguro sia il popolo a esprimersi perché non vorrei che un’eventuale maggioranza qualificata fosse, un domani, considerata con una sorta di sospetto come se, sotto sotto, vi fosse stata una baratteria politica, un ‘do ut des’. Diamo la parola al popolo e, tutto sommato, auspico il referendum”.
“In questo momento io credo sia molto difficile parlare di modificare le regole che presumono un iter parlamentare molto complesso” afferma Nordio a proposito dell’ipotesi, lanciata dal presidente del Senato Ignazio La Russa di cambiare le regole del quorum del referendum. “In ogni caso un referendum costituzionale sulla riforma della giustizia, a differenza del referendum abrogativo, non richiede nemmeno il quorum, quindi, è un problema che non ci riguarda”, ha replicato ai cronisti.
Nel caso in un cui si arrivasse a referendum sulla riforma costituzionale e non dovesse ottenere un risultato a favore del governo “conseguenze ci sarebbero”. Se venisse bocciato “un referendum così importante sulla giustizia, che io auspico perché su un argomento così delicato l’ultima parola dovrebbe essere attribuita al popolo” e che auspico si svolga “in termini razionali e non emotivi…certo conseguenze ci sarebbero. Ma non vorrei che un domani un referendum di questo tipo fosse personalizzato ‘governo sì o governo no’. Non sarà né contro la magistratura né contro il governo”.
“Il vero scopo è l’indebolimento del giudiziario“, ribatte il presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati (Anm) Giuseppe Santalucia. “Il ministro dice che la riforma è necessitata dal processo accusatorio, ma come detto non solo dall’Anm ma da illustri studiosi, un processo di questo tipo vuole una distinzione delle funzioni e questo c’è già”, dice. “A noi fa paura un pubblico ministero che, da 5 componenti di oggi in un Csm molto più variegato, si ritroverà ad averne 20 su 30; un pubblico ministero ingigantito eccessivamente, patologicamente” precisa Santalucia. “Il ministro dice c’è scritto nel testo che il pubblico ministero avrà autonomia e indipendenza, ma nessuno, neppure il ministro, può ipotecare il futuro e quando alteriamo un equilibrio che c’è già andiamo incontro a un pericolo”, ha concluso.
“La separazione della carriera dei pm dai giudici, con la creazione di un Csm separato, rafforzerà il ruolo Pubblico Ministero, rendendolo talmente potente da rendere indispensabile un controllo sullo stesso parte
dell’esecutivo, con conseguenti rischi di condizionamento delle attività investigative”, sottolinea Mariarosaria Savaglio, segretaria nazionale di Unicost, nell’esporre la mozione del medesimo gruppo associativo, all’assemblea dell’Anm. Continua la magistrata: “L’individuazione dei consiglieri togati con il sorteggio comporterà un indebolimento della componente togata a rispetto a quella laica. L’istituzione di un’Alta Corte di Giustizia – aggiunge – solo per la magistratura ordinaria accentuerà il carattere verticistico”.
“Proponiamo che l’Anm – aggiunge – rafforzi ulteriormente la rete internazionale con le magistrature degli altri paesi; assicuri una comunicazione comprensibile alla cittadinanza sulla portata della riforma costituzionale ed i rischi connessi; richieda alla Commissione di Venezia un parere sull’impatto della riforma costituzionale; costituisca un albo di colleghi che si impegnino a portare la voce della magistratura sulla
riforma e che garantisca la presenza capillare di rappresentanti dell’Anm nazionale agli eventi legati alle riforme in materia di giustizia e quella legata all’odierna riforma; promuova con gli ordini professionali e l’accademia il cantiere delle riforme sulla giustizia legati ai reali problemi della giurisdizione; percorra la strada dello sciopero con organizzazione di una manifestazione nazionale”, conclude Savaglio.