Busta con 3 proiettili al difensore di Turetta, Gino Cecchettin: “Atto da condannare”

Recapitata nello studio legale di Giovanni Caruso a Padova. I penalisti nei giorni scorsi avevano denunciato gli attacchi subiti dal legale.

Padova – Tre proiettili all’intero di una busta sono stati recapitati oggi allo studio dell’avvocato Giovanni Caruso, difensore di Filippo Turetta, il giovane appena condannato per l’omicidio di Giulia Cecchettin. Lo ha rivelato lo stesso legale che ha immediatamente allertato le forze dell’ordine dopo la scoperta. Le tre cartucce, avvolte in un foglio di carta, sono state sequestrate dalla polizia che è intervenuta presso lo studio legale di Padova per gli accertamenti del caso. Gino Cecchettin, padre di Giulia, sottolinea come la notizia della busta contenente proiettili inviata all’avvocato Caruso sia “profondamente inquietante e inaccettabile da concepire in una società civile. Ogni forma di intimidazione o violenza, anche simbolica, è da condannare senza esitazione”.

“La giustizia deve fare il suo corso in un clima di rispetto e serenità. Atti come questi non rappresentano alcuna forma di solidarietà verso le vittime, anzi rischiano di offuscare – continua – la serietà del lavoro che stiamo portando avanti nella Fondazione Giulia Cecchettin”. Il 29 novembre in una nota la Giunta dell’Unione Camere Penali Italiane e l’Osservatorio Avvocati Minacciati avevano denunciato “l’ennesima aggressione alla funzione difensiva e all’avvocato che la esercita. Il difensore di Filippo Turetta che già era stato destinatario di una petizione affinché rinunciasse al mandato e l’Università dove insegna, se ne dissociasse”, di recente era stato “nuovamente oggetto di pesanti attacchi a causa dell’arringa difensiva pronunciata in favore del proprio assistito. Occorre ancora una volta ricordare che il diritto di difesa, costituzionalmente garantito, è principio supremo dell’ordinamento. E non può essere mai messo in discussione a prescindere dall’atrocità del crimine commesso”.

Gino Cecchettin e Giulia

Si tratta di una “pericolosa deriva che deve essere stigmatizzata e deprecata. Una deriva – avevano affermato i penalisti – che affonda le sue radici in un dilagante populismo giudiziario che dobbiamo con forza continuare a respingere attraverso la ferma affermazione di una cultura del processo come valore condiviso ed una capillare divulgazione dei principi e delle garanzie del processo e del ruolo, fondamentale, del difensore”.

In seguito all’episodio dei proiettili recapitati nello studio legale dell’avvocato, è stato convocato d’urgenza in Prefettura un comitato tecnico per l’ordine e la sicurezza pubblica, nel quale il prefetto Giuseppe Forlenza ha accolto le indicazioni del questore Marco Odorisio per la predisposizione di un servizio di vigilanza organizzato in tre aree: l‘abitazione, il suo studio e l’istituto dell’Università di Padova dove è professore ordinario di diritto penale. Gli investigatori stanno cercando di capire quale sia la provenienza della missiva e l’eventuale collegamento col caso Turetta.

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