Una ricerca curata da ItaliaOggi, Ital Comunications e Università “La Sapienza” di Roma colloca il capoluogo lombardo sul podio per la qualità della vita.
Negli anni’80 del secolo scorso divenne un tormentone lo slogan “Milano da bere”, che pubblicizzava l’amaro Ramazzotti, il celebre liquore meneghino in cui si esaltava il modello di vita milanese. Il termina veniva usato per indicava la produttività cittadina, la sua dinamicità culturale, con la moda che ne era la regina incontrastata. Col tempo, la locuzione assunse significati diversi, quali disonestà, individualismo sfrenato e superficialità. Il suo successo fu dovuto ad una serie di fattori. Innanzitutto a come venivano definiti i milanesi, ovvero appartenenti ad una città all’avanguardia, dai manager votati al successo, agli affari e alla scalata sociale.
Ora questa città cosmopolita e dal respiro europeo, nonché polo finanziario strategico a livello internazionale, è risultata la migliore del Paese, secondo alcuni indicatori che comprendono, tra gli altri, salute, sicurezza, ambiente. Ma come, la città più inquinata d’Italia è risultata prima per qualità della vita? Se si respira male, che qualità è? Eppure, pare proprio che sia così, almeno secondo la consueta ricerca annuale, curata da ItaliaOggi (quotidiano economico, giuridico e politico), Ital Comunications (società di comunicazione strategica) e Università “La Sapienza” di Roma.
Se Milano primeggia, la qualità media della vita delle altre città è in calo. Risulta soddisfacente in 62 province, mentre l’anno scorso erano 63 e quello prima ancora 64. Dopo Milano, seguono Bolzano, poi Monza e Brianza. Analizzando alcuni indicatori, quali affari e lavoro, ambiente, reddito e ricchezza, salute, reati e sicurezza, welfare state, istruzione e formazione, turismo, salute e popolazione, il capoluogo lombardo è primo in tutte le graduatorie ad eccezione di reati e sicurezza. Per quest’ultimo ad esser prima è Enna, ma non pare che ci siano stati o previsti festeggiamenti per questa posizione. Di questo negativo primato, i cittadini ennesi ne avrebbero fatto volentieri a meno!
Stride, tuttavia, che un comune di circa 25 mila abitanti come Enna, abbia superato città popolose, come Palermo, Napoli, Roma, la stessa Milano, dove la micro e macro criminalità imperversano da tempo. Nella classifica, a seguire figurano Frosinone, Benevento, Campobasso. A conferma di ciò che è noto, purtroppo da tempo immemore, cioè che la sicurezza sociale è un nervo scoperto per il Mezzogiorno. Come dire “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, tanto per citare il titolo del celebre romanzo di Erich Maria Remarque. In ultima posizione, felice di esserci, Rimini.
Per qualità della vita, dopo il terzetto da podio Milano, Monza e Brianza, si sono piazzate Bologna e Trento. Le ultime due hanno raggiunto questo livello perché in grado di combinare sicurezza e benessere, sviluppo economico e sostenibilità ambientale. Per la città felsinea si dovrebbe chiedere a chi vive e lavora in città cosa ne pensano, vista che è stata sventrata, con tutti i disagi del caso, per la costruzione del tram, che dovrebbe collegare ed integrare la città. Sai che conquista, chissà se il gioco vale la candela! Maglia nera a Caltanissetta, Reggio Calabria, Agrigento. Ancora una volta città del Sud, è come sentire un disco rotto (vatti a sbagliare)!
Ancora una volta, l’ennesima, l’area geografica del Centro-Nord si dimostra in grado di affrontare le sfide presenti e future, mentre il divario col Mezzogiorno e le isole si fa sempre più netto, con un inasprimento del disagio individuale e collettivo. Non sarebbe ora che si smettesse di fare ricerche socioeconomiche di questo tipo, visto che i risultati sono gli stessi da decenni ormai e che la classe dirigente si desse da fare per dare soluzioni e non chiacchiere? Lo si spera con ardore, ma si rischia di morire disperati!