M5S, la Costituente vota: via i 2 mandati e Grillo “cancellato”, è guerra legale

Il 72,08% della base si è detta favorevole alla modifica. Stop dal 63,24% alla figura del garante. Giuseppe Conte: “Nuova rotta”.

Roma – La Costituente del M5S vota e dice sì alla rimozione del limite dei due mandati per gli eletti. Approvata anche la cancellazione della figura del garante, attualmente ruolo di Beppe Grillo. “Con questa Costituente è stata tracciata una nuova rotta partendo dai bisogni della base”, ha detto Giuseppe Conte. Un voto che è arrivato dopo mesi di polemiche e fuochi incrociati tra Conte e Grillo. Quest’ultimo ha chiesto formalmente la ripetizione della votazione della Costituente M5s che si è chiusa domenica alla kermesse Nova. Grillo ha comunicato la sua volontà di far ripetere le votazioni, a partire da quelle che mettono in discussione il suo ruolo di garante.

I quesiti che possono essere oggetto del ricorso sono quelli per cui era necessario il quorum, cioè le modifiche statutarie, che si riferiscono al ruolo del garante, al comitato di garanzia, alle prerogative del presidente e del collegio dei probiviri.  Tra i voti che hanno coinvolto oltre 50mila iscritti, al termine della Costituente avviata dal leader stellato Giuseppe Conte, è passata con una maggioranza che ha superato la soglia del 60% anche la proposta di abolire la figura del garante, ricoperta finora proprio da Grillo. Era stato Danilo Toninelli ad anticipare che Grillo avrebbe chiesto la ripetizione del voto. “Cari movimentisti che state soffrendo nel profondo vostro animo per l’eliminazione del garante, per l’eliminazione del limite dei due mandati, non disiscrivetevi dal M5s per rabbia”, aveva detto Toninelli, ex ministro del Movimento 5 stelle, esponente vicino al fondatore.

Beppe Grillo, fondatore del M5S

Il 72,08% dei votanti tra gli iscritti ha dato il via libera alla modifica della regola del doppio mandato. Per il 79,29% si può consentire in deroga per la candidatura di sindaco o presidente di regione; per il 67,20% il limite è elevato a tre, per il 54,93% il limite è applicato limitatamente a ciascun livello istituzionale, e ancora per il 70,61% è possibile ricandidarsi dopo una pausa di cinque anni. Per il 66,50% il calcolo deve tener conto solo di quelli portati a termine, per il 74,96% ci può essere la possibilità di deroghe da sottoporre a voto dell’assemblea e per ultimo per il 64,82% si possono eliminare i limiti per il livello comunale. Il 63,24% dei votanti tra gli iscritti del Movimento 5 stelle si è detto favorevole all’eliminazione della figura del garante. Il 29,09% si è detto contrario, mentre il 7,67% si è astenuto.

Il 61,23% degli iscritti, in pratica 54.452 persone, ha votato per le proposte di modifica dello Statuto. La percentuale si è abbassata per quanto riguarda le proposte di modifica del Codice etico, a cui hanno preso parte 48.112 persone, pari al 54,10% degli aventi diritto di voto. Quanto alle proposte sui temi strategici, ha votato il 52,18% della base, pari a 46.402 persone. Per ultimo, le proposte varie sull’organizzazione sono state votate dal 51,53% dei votanti, ovvero 45.825 persone.

Conte e Grillo ai tempi d’oro

“Non è mai stato uno scontro Garante e sottoscritto. Ho ricevuto battute velenose ma ho sempre guardato avanti al bene del Movimento, non mi sono mai fatto distrarre da questioni personali”, ha scandito Conte. “Non mi sarei mai aspettato, lo dico col cuore, di avere il nostro Garante di traverso e a gamba tesa. Che ci ha detto da subito, anche formalmente, che c’erano cose di cui non potete discutere. Questo ha creato un corto circuito. Mi è stata offerta la solita logica verticistica, caminetti. Mi sono sottratto. L’Assemblea è sovrana”. E ha dimostrato che “il fuoco è vivo, non si è spento ed e ancora dentro di noi. Il M5s non sarà mai una timida brezza, un soffio di vento, ma un vento fortissimo. Il nostro obiettivo è quello di cambiare il Paese, rimuovere gli ostacoli al cambiamento”.

Saremo un muro, una diga, insuperabile e indistruttibile. Si faranno male loro, noi no”, ha scandito Conte elencando dal palco i temi al centro delle battaglie del Movimento 5 stelle. “Non siamo fatti per stare in una torre d’avorio, ma la coerenza per noi è irrinunciabile. Non saremo mai appollaiati sul ramo a dire siamo gli unici, belli e bravi. Siamo disponibili a sporcarci le mani ma sarà sempre questione della massima intransigenza la legalità e l’etica pubblica“. Quindi parlando dell’esito del voto, “sul limite dei mandati – ha sottolineato – l’indicazione è chiara, la terremo presente, per una proposta ‘cum grano salis’. Volete valorizzare esperienza e competenza, vi siete stancati di combattere ad armi impari con altre forze politiche”.

Conte e il futuro del M5S

Il progetto è quello di una causa legale per rivendicare nome e simbolo. E poi un nuovo Movimento 5 Stelle. Con Virginia Raggi, Alessandro Di Battista e Danilo Toninelli. Beppe Grillo, sfiduciato dall’Assemblea Costituente M5S, non ha intenzione di mollare la sua creatura a Conte senza combattere. Sarebbe in preparazione un video per annunciare la guerra legale, che potrebbe iniziare dalla richiesta all’Assemblea di un nuovo voto sulle regole statutarie. Per la quale il Garante ha cinque giorni di tempo. L’ormai ex fondatore del partito, attraverso il cambio del suo stato di WhatsApp, mentre i voti tracciavano il nuovo corso, postava una frase con foto a corredo, esemplificativa non solo del suo stato d’animo, ma anche di una secca critica per la piega presa dalla sua creatura politica: “Da francescani a gesuiti”.

La frase si accompagnava a una foto che ritraeva la reliquia del santo nella chiesa di San Francesco a Ripa a Roma, con la targa che recita: “Sasso dove posava il capo il serafico padre San Francesco”, per ricordare il legame fra il poverello di Assisi e le scelte di rigore adottate dal M5S alle sue origini, la cui data di nascita convenzionale fu fatta proprio coincidere con la ricorrenza del patrono d’Italia il 4 ottobre del 2009. Secondo Grillo il Movimento si è allontanato dai valori e dalla spinta originale, di umiltà e attenzione agli ultimi, trasformandosi in un partito politico come gli altri e, dunque, più propenso alla manipolazione rispetto a prima, in una parola – maliziosamente parlando – “ipocrita“.

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