Salvatore Dettori, reo confesso dell’omicidio della madre Silvana, ha raccontato ai magistrati che la donna voleva fargli mangiare il corpo del padre deceduto 22 anni fa.
LEPORANO (Taranto) – Rimane dietro le sbarre Salvatore Dettori, 46 anni, reo confesso della morte della madre, Silvana La Rocca, ex insegnante di 73 anni, ammazzata a coltellate il 14 novembre scorso nel cortile della sua villetta casa a Marina di Leporano dove viveva da sola. Il Gip del tribunale di Taranto, Francesco Maccagnano, su richiesta del Pm Salvatore Colella e del procuratore Eugenia Pontassuglia, ha convalidato il fermo in carcere dell’ex sottufficiale della Marina Militare con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dall’aver agito contro la madre, considerando la possibile reiterazione del reato con altri familiari e il pericolo di fuga.
In buona sostanza l’uomo si sarebbe macchiato di matricidio perché la donna l’avrebbe costretto, influenzata da soggetti terzi, a cibarsi di carne umana, nella fattispecie i resti del corpo di suo padre, Cataldo Dettori, operaio dell’Ilva in pensione ma richiamato in servizio per addestrare nuovi operai e poi deceduto per un incidente sul lavoro nel 2002. L’ex sottufficiale pare fosse ossessionato da presenze demoniache come vampiri che avrebbero infestato la villetta e i dintorni. Nella sua mente contorta pare avesse individuato nella vittima, originaria di Saraceno, nel Cosentino, una sorta di Belzebù di cui si doveva liberare ad ogni costo strappandole il cuore. Cosi è stato.
Il Gip Maccagnano, nella sua ordinanza di 23 pagine, ha spiegato con chiarezza gli aspetti tecnici dell’omicidio evidenziando l’efferatezza e la brutalità del fatto di sangue, ancorché perpetrato in danno di un genitore, oltre alle enormi incongruenze emerse dalle dichiarazioni irragionevoli messe a verbale dall’indagato durante la sua ricostruzione dei fatti, durata circa tre ore, alla presenza dei difensori avvocati Francesco D’Errico ed Emanuele Catapano. Dettori si sarebbe recato dalla madre, che ha altri due figli che vivono altrove, già la sera del 13 novembre con l’intenzione di eliminare la donna “dal suo mondo fatto di cannibali usi nel cibarsi di carne umana”. Una specie di setta sanguinaria, dedita alla magia nera, e di cui facevano parte anche altri parenti, guidata da un fantomatico quanto inesistente Cagliostro.
Silvana La Rocca, dunque, avrebbe servito al figlio nientemeno che la carne del marito, morto 22 anni prima. E Salvatore Dettori non poteva che reagire in maniera efferata per “lavare” quell’onta demoniaca di cui era diventato il bersaglio, descrivendo la madre come un mostro. L’anziana donna, a detta di tutti, vicini di casa e non, era invece considerata una brava persona, generosa e disponibile, oltre che appassionata “gattara”. La vittima, infatti, non perdeva occasione per ospitare gatti randagi nel suo giardino di via Trasimeno, in località Saturo di Leporano Marina, dove li curava e sfamava con cibo e croccantini in abbondanza.
L’uomo, il giorno dopo il suo arrivo, intorno alle 20, vista la madre affaccendata in cortile, l’avrebbe aggredita alle spalle e dapprima massacrata di botte colpendola alla nuca. La donna però non era morta dunque il figlio decideva di finirla con diversi fendenti micidiali inferti con i due coltelli che l’uomo teneva riposti nel cofano della sua auto. La vittima, prima di scivolare a terra in un lago di sangue, avrebbe sussurrato al figlio solo una parola: ”Perché?”.
Ma Dettori, senza pietà, continuava a colpire la madre provocandole un’ampia lacerazione all’addome e allo sterno da dove le avrebbe estirpato il cuore, per poi gettarlo in strada avvolto in diversi fazzolettini di carta. Al momento non risultano documenti sanitari a riprova di una eventuale infermità mentale nonostante l’indagato girasse per il paese con uno scudo di cuoio sulla schiena con dentro due sciabole, che teneva nascosti sotto i vestiti. Armi queste che sarebbero dovute servire per difendersi da demoni e mostri tentacolari, cosi come messo a verbale dal presunto assassino. Pare che l’uomo abbia vegliato la madre per tutta la notte prima di aprire il gas nel tentativo maldestro di depistaggio e fuggire via forse ritenendo di farla franca. Subito dopo veniva catturato dai carabinieri avvisati da una parente. E meno male perché l’ex sottufficiale, nella sua mente bacata, aveva già individuato altri “diavoli” da eliminare…