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Negato rinvio udienza ad avvocata incinta al nono mese: interpellanza a Nordio-Roccella

I deputati Varchi e Iaia chiedono ai ministri di valutare un’ispezione: non si è tenuto conto del legittimo impedimento del difensore.

Roma – “Ad una avvocatessa al nono mese di gravidanza, il Tribunale di Venezia ha negato il rinvio di una
udienza per legittimo impedimento e, considerata la sua assenza, i suoi assistiti sono stati condannati. Questa assurda vicenda merita un approfondimento ed è per questo abbiamo presentato un’interpellanza al ministro della Giustizia ed al Ministro per le pari opportunità”. Così i deputati di FdI, Dario Iaia e Carolina Varchi sul caso di Federica Tartara. “La legge di Bilancio 2018 ha introdotto esplicitamente nell’ ordinamento giuridico il diritto dei difensori in gravidanza di invocare il legittimo impedimento dal comparire in udienza, vincolando i calendari delle udienze giudiziarie e condizionando i rinvii”, sottolineano.

La partecipazione del legale al “processo celebrato a Venezia, che vive e lavora a Genova, – proseguono – avrebbe comportato una gravosa trasferta non certo raccomandata nelle condizioni attuali della professionista. Eppure, il Tribunale le ha negato il diritto e celebrato il processo nonostante la sua assenza giustificata. Conseguentemente, ha condannato gli imputati, che non hanno potuto godere dell’assistenza dell’avvocato, a due anni di reclusione. A quel punto, i due cittadini, consapevole dei propri diritti garantiti dalla Costituzione quindi della violazione di un principio fondante l’ordinamento giuridico e lo Stato di
diritto costituzionale, hanno presentato un esposto al CSM chiedendo anche l’annullamento della sentenza”.

L’avvocata del Foro di Genova, Federica Tartara, ha presentato un esposto al Consiglio superiore della magistratura, chiedendo anche l’annullamento della sentenza sfavorevole: “L’ho fatto per dare un segnale: certe cose non possono passare sotto silenzio. Avevo anche tutti i documenti in regola e avevo presentato tempestivamente il certificato medico per chiedere il rinvio. In 11 anni di professione non avevo mai visto nulla di simile. Già nell’udienza precedente avevo mandato un collega per poter chiedere un rinvio che non era già stato concesso. Mi è molto dispiaciuto per i miei clienti, per fortuna sono stati comprensivi vista la situazione. Sono dispiaciuta anche perché questo magistrato ha solo 3 anni meno di me, mi sarei aspettata una maggiore comprensione”.

Tra l’altro, fanno notare, “si precisa che il rinvio per legittimo impedimento del difensore, sospende la prescrizione quindi non avrebbe comportato alcun vulnus processuale. E’ assurdo pertanto, che un giudice pensi di potersi sottrarre alla legge. A questo punto, abbiamo interrogato il Ministro della Giustizia ed il ministro per le Pari Opportunità chiedendo se, nel pieno rispetto dell’azione della magistratura, ritengano necessario promuovere le verifiche di competenza circa la presunta violazione delle normative vigenti in materia di legittimo impedimento e di pari opportunità, nonché accertare le eventuali conseguenti responsabilità valutando l’opportunità di esercitare il potere ispettivo”, concludono.

Un’altra vicenda lo scorso anno aveva mobilitato l’Avvocatura a seguito del diniego ricevuto da una giovane mamma che chiedeva un rinvio d’udienza per poter presenziare all’intervento in day hospital del figlio di due anni presso l’ospedale Bambin Gesù di Palidoro, vicino Roma. Alla domanda se esista un collegamento tra la crescita vertiginosa delle cancellazioni delle donne avvocato e la difficoltà a vedersi riconosciuto il legittimo impedimento per le esigenze di accudimento dei figli è stato l’ultimo Rapporto Censis Cassa Forense. Se è vero che ad accedere alla professione sono soprattutto le donne, che costituiscono la maggioranza dei nuovi iscritti, sono anche loro quelle che si cancellano di più. Il superamento nelle iscrizioni da parte del gentil sesso va avanti da tre anni. Il sorpasso è avvenuto nel 2020 con 3.850 nuovi avvocati donna a fronte di 2.914 uomini; è proseguito nel 2021: 4071 contro 3032; per raggiungere nel 2022 le 4.540 unità a fronte di 3.717 colleghi maschi.

L’incremento femminile, tuttavia, viene vanificato dal trend delle cancellazioni. Nel 2020: 3.398 donne e ‘solo’ 1.658 uomini; nel 2021 5.998 donne e 2.709 uomini; nel 2022 il dato resta sostanzialmente invariato con 5.873 donne e 2.825 uomini. A sottolinearlo anche la dott.ssa Giovanna Biancofiore, attuaria di Cassa forense: “Si iscrivono in maggioranza donne ma se ne cancellano ancora di più, ora siamo al punto che le cancellazioni per il 70% riguardano il mondo femminile e soprattutto le donne che vivono nel sud”.

Del resto, le giovani donne avvocato sono le più penalizzate dal punto di vista economico. Basta guardare al reddito medio dei giovani avvocati iscritti alla Cassa, fra gli under 30 anni: le donne guadagnano 12.929 euro, gli uomini 14.957. Ma il gap sale velocemente, nella fascia 30-34 anni: il reddito è di 16.257 euro (donne) contro 22.100 (uomini); in quella 35-39 anni: 19.798 euro (donne), 34.013 (uomini). Se infine guardiamo al “totale avvocati” il dato medio è di: 26.686 euro per le donne e 56.768 per gli uomini.

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